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Messaggio Da sturmunddrang Mar 11 Set 2012 - 12:21

GIRARROSTO A VAPORE

Cod. Atlantico f. 21 r.

Dimensioni: CM. 60 X 60 X 120

Descrizione: L'aria che sale muove un'elica che ingrana un'asta alla fine della quale c'è una puleggia che fa girare lo spiedo. Il movimento è completamente automatico e la velocità dello spiedo è data dalla quantità di fuoco.


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Messaggio Da sturmunddrang Mar 11 Set 2012 - 22:08

al tg regionale della Lombardia di Rai3 un servizio sul restauro di una chiusa dei navigli

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-6af50993-9199-41ab-bf78-6eefaf17cfb8-tgr.html#p=0
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Messaggio Da miss marple Dom 4 Nov 2012 - 16:49

Io non sapevo che fossero 10 i codici di leonardo Surprised mah

I CODICI DI LEONARDO

Di tutta la produzione di Leonardo ci restano ancora, fortunatamente, oltre cinquemila pagine di appunti, redatti con la sua inconfondibile scrittura speculare, orientata da destra a sinistra.

Questa enorme massa di scritti, sicuramente la più consistente del periodo rinascimentale, ha subito, dopo la morte di Leonardo, molte vicissitudini. Infatti l'aspetto e la suddivisione attuale dei manoscritti non sono sicuramente quelli originali, quando il maestro era in vita o ancora quando passarono al suo fedele discepolo Francesco Melzi. Furono proprio gli eredi del Melzi, dopo la sua morte nel 1570, a dare inizio alla dispersione di quell'immenso materiale; addirittura, non avendone compreso l'importanza, inizialmente lasciarono gli scritti in un sottotetto per poi regalarli o cederli a poco prezzo ad amici o collezionisti.


Napoleone li fa trafugare al suo arrivo a Milano. Nel 1851 solo una parte di essi tornano a Milano; altri restano a Parigi, e altri ancora in Spagna.
Grandi responsabilità del rimescolamento delle carte ha lo scultore seicentesco Pompeo Leoni, che con l'intenzione di separare i disegni artistici da quelli tecnologici e di unificare le pagine scientifiche, smembra parte dei manoscritti originali, tagliando e spostando le pagine così da formare due grandi raccolte: il Codice Atlantico e la Raccolta di Windsor, che conta circa seicento disegni. Proseguendo con lo stesso sistema Leoni compone almeno altri quattro fascicoli.

Dal 1637 al 1796 parte dei manoscritti è ospitata nella Biblioteca Ambrosiana, da cui però Napoleone li fa trafugare al suo arrivo a Milano. Nel 1851 solo una parte di essi tornano a Milano; altri restano a Parigi, e altri ancora in Spagna, dove alcuni verranno ritrovati solo nel 1966. Ecco il perchè della grande dispersione degli scritti di Leonardo, oggi divisi in ben dieci codici diversi:

Codice Arundel
Si trova a Londra presso la British Library.
Il Codice Arundel è una raccolta rilegata in marocchino di 283 carte di diverso formato, fogli provenienti da manoscritti smembrati e incollati su fogli di supporto (28x18 cm). Vi appaiono trattati argomenti vari: studi di fisica e meccanica, studi di ottica e di geometria euclidea, studi di pesi, studi di architettura; questi ultimi comprendono i lavori per la residenza reale di Francesco I a Ramorantin (Francia).
La maggior parte delle pagine può essere databile tra il 1478 e il 1518.

Codice Atlantico
Conservato a Milano presso la Biblioteca Ambrosiana, il Codice Atlantico raccoglie disegni, per buona parte databili tra il 1478 e il 1518.
Vi sono trattati argomenti assai vari: studi di matematica, geometria, astronomia, botanica, zoologia, arti militari. Oggi si presenta riordinato in dodici volumi rilegati in pelle, formati da 1119 fogli di supporto formato 65x44 cm, che raccolgono carte di diversa dimensione.
Il nome Codice Atlantico deriva dal fatto che in origine tutte le carte erano raccolte in un unico volume di grande formato (quello degli atlanti appunto).

Codice Trivulziano
Il Codice Trivulziano è conservato presso la Biblioteca Trivulziana del castello Sforzesco di Milano ed è costituito da un fascicolo composto da 55 carte (20.5x14 cm) rispetto alle 62 originarie.
Oltre a studi di architettura militare e religiosa, sono presenti numerose pagine sugli studi da autodidatta di Leonardo finalizzati a migliorare la sua formazione letteraria.
La maggior parte delle pagine può essere databile tra il 1487e il 1490.

Codice sul volo degli uccelli
Questo codice al volo degli uccelli si trova presso la Biblioteca Reale di Torino ed è composto da 17 pagine (21x15 cm) rispetto alle 18, databili intorno al 1505.
Tratta principalmente del volo degli uccelli che Leonardo analizza con un rigoroso approccio meccanico, così come studia la funzione dell'ala, la resistenza dell'aria, i venti e le correnti.

Codice Ashburnham
Convenzionalmente identificati con due numeri: 2037 l'ex codice B e 2038 l'ex codice A, sono conservati a Parigi, presso l'Istituto di Francia; si tratta di due manoscritti cartacei (dimensione 24x19 cm), rilegati in cartone.
In origine facevano parte del manoscritto A da cui sono stati strappati alla metà dell'Ottocento da Guglielmo Libri.
Raccolgono principalmente studi pittorici (Ash. 2038) e studi diversi (Ash. 2037), che Leonardo, con ogni probabilità, eseguì tra il 1489 e il 1492.

Codici dell'Istituto di Francia
Sono conservati a Parigi, presso l'Istituto di Francia, e costituiti da dodici manoscritti cartacei, alcuni rilegati in pergamena, altri in pelle, altri ancora in cartone. Hanno diverse misure, il più piccolo è il codice M (10x7 cm), il più grande è il codice C (31.5x22 cm).
Per convenzione sono denominati ciascuno con una lettera dell'alfabeto, dalla A alla M, per un totale di 964 fogli.
Vari gli argomenti trattati: arte militare, ottica, geometria, volo degli uccelli, idraulica.
La maggior parte delle pagine sono databili presumibilmente tra il 1492 e il 1516.

Codici Forster
Conservati a Londra, presso il Victoria and Albert Museum. Sono tre manoscritti cartacei, rilegati in pergamena, e denominati Forster I (14.5x10 cm), Forster II (19.5x7 cm), Forster III (9x6 cm).
Raccolgono studi di geometria, pesi e macchine idrauliche elaborati da Leonardo in diversi periodi tra il 1493 e il 1505.

Codice Leicester
ex Codice Hammer

Acquistato nel 1994 da Bill Gates, è un manoscritto cartaceo, rilegato in pelle e composto da 36 fogli dalle dimensioni di 29x22 cm, dedicati in prevalenza a studi di idraulica e moti dell'acqua (1504-1506).
Sono presenti anche studi di astronomia.

Fogli di Windsor
Sono conservati presso il castello Reale di Windsor (Royal Collection) e comprendono circa 600 disegni, non rilegati e di differente formato.
Contengono studi di anatomia e di geografia, studi di cavalli, disegni, caricature nonchè un gruppo di carte geografiche.
Appartengono a diversi periodi della vita di Leonardo, compresi tra il 1478 e il 1518 circa.

Codici di Madrid
Conservati presso la Biblioteca Nazionale di Madrid, dove furono riscoperti solo nel 1966, sono due manoscritti cartacei rilegati in marocchino rosso. Al fine di una rapida identificazione sono stati denominati "Madrid I" e "Madrid II"
La maggior parte delle pagine del Codice Madrid I che comprende 192 fogli (formato 21x15 cm) e raccoglie principalmente studi di meccanica, è databile tra il 1490 e il 1496, mentre quello del Madrid II, comprendente 157 fogli (formato 21x15 cm) sono dedicate a studi geometrici, e risultano databili tra il 1503 e il 1505.
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Messaggio Da miss marple Ven 30 Nov 2012 - 14:57

http://mysterium.blogosfere.it/2012/11/leonardo-da-vinci-ecco-il-segreto-del-paesaggio-sullo-sfondo.html

Leonardo da Vinci: ecco il segreto del paesaggio sullo sfondo, era il Montefeltro

Il paesaggio che s'intravvede alle spalle della Gioconda non e' il Valdarno, come si e' ipotizzato, o un paesaggio alpino, o una veduta idealizzata, ma il Montefeltro, l'antico Ducato di Urbino visto dalle alture della Valmarecchia, un territorio che oggi abbraccia Marche, Emilia Romagna e in parte la Toscana.


Ne sono convinte due ricercatrici, una geomorfologa dell'Universita' di Urbino, Olivia Nesci, e la pittrice-fotografa Rosetta Borchia.

Le due "cacciatrici di paesaggi", come amano definirsi, hanno raccolto le loro indagini in un libro, 'Codice P' (Electa Mondadori), che sara' presentato ufficialmente a dicembre, ma le conclusioni sono state anticipate oggi dal 'Corriere Adriatico'.

Dalla ricerca emerge anche che per raffigurare quel paesaggio cosi' misterioso e affascinante, Leonardo uso' la compressione, ovvero una tecnica di rappresentazione prospettica che 'sintetizza' lo scorcio, necessaria per racchiudere un territorio cosi' vasto in una tavola di appena 77 cm. per 53.

La stessa tecnica, peraltro, era stata usata da Piero della Francesca nel dittico dei Duchi di Urbino, ma la compressione applicata da Leonardo appare molto piu' complessa, secondo le due studiose, perche' articolata per intervalli di distanza. Nesci e Borchia, per la loro ricerca, si sono basate anche su dati storici.

Leonardo conosceva bene il Montefeltro: nel 1502 era al seguito di Cesare Borgia come soprintendente generale alle fortificazioni del paesaggio, e puo' essere passato da qui, come pure nel 1516, durante un viaggio da Roma a Bologna fatto insieme a Giuliano de' Medici e Papa Leone X.


Ma sicuramente fondamentale per la ricostruzione dei paesaggi e' stata l'analisi geologica e geomorfologica, come decisive sono state le perizie sulle strutture viarie del Centro di ricerca di Archeologia medievale dell'Universita' di Urbino. Il libro-atlante 'Codice P' raccoglie ben 164 tra foto aeree, immagini satellitari panoramiche, schemi geomorfologici, Dem (digital elevation model) elaborati dal geologo Andrea Dignani di Jesi.

icniV aD odranoeL 16573356

Qui le foto del confronto fra il paesaggio naturale e quello dipinto da Leonardo
http://www.repubblica.it/speciali/arte/gallerie/2012/11/30/foto/finestra_monna_lisa-47774492/1/?ref=HRESS-6
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Messaggio Da miss marple Ven 18 Gen 2013 - 13:03

icniV aD odranoeL 092135679-b54fcaa1-44ad-4c5e-bedc-643da1df268eicniV aD odranoeL Foto_2_Luca_Pacioli

http://www.repubblica.it/speciali/arte/recensioni/2013/01/17/news/quando_michelangelo_copio_leonardo-50719192/?ref=HRESS-15

Quando Michelangelo "copiò" Leonardo
Firenze, Chiesa di San Lorenzo. Da oggi è visibile nella cripta delle Cappelle Medicee l'originale coronamento della cupola della Sagrestia Nuova alla fine del restauro. Il "poliedro" progettato dal Buonarroti prende ispirazione da una forma inventata dal genio di Vinci

Firenze. Michelangelo a San Lorenzo
FIRENZE - E' una delle "invenzioni" meno note di Michelangelo, uno degli "oggetti" d'arte del Buonarroti più sofisticati e complessi, ma svela ora un insospettabile legame con Leonardo da Vinci, suo ispiratore. Si tratta dell'originale "coronamento" della lanterna posto sulla cupola della Sagrestia Nuova della Basilica di San Lorenzo, progettato da Michelangelo su commissione di Papa Leone X. Non una semplice sfera a simboleggiare il mondo, sormontata da una croce, ma un solido, un poliedro, che da vicino rivela tutta la sua unicità: due semisfere sfaccettate a 60 triangoli, impostate sugli spigoli di un dodecaedro formando così un solido con 12 piramidi a base pentagonale, chiamato "Duodecedron elevatus solidus".

Ebbene, questa "creatura" geometrica ideata da Michelangelo appare del tutto simile al poliedro disegnato da Leonardo da Vinci. "Un poliedro simile si trova rappresentato nel manoscritto di Luca Pacioli, un contemporaneo dei due geni, De Divina Proportione - racconta Vincenzo Vaccaro, funzionario della Soprintendenza per i Beni Architettonici di Firenze che per anni ha studiato il significato di questa forma così singolare e unica - che contiene anche 60 disegni derivati dagli originali di Leonardo. Quello del duodecedron elevatus solidus, eseguito dal genio di Vinci, essendo costruito con triangoli equilateri sembra somigliare ad una mazza ferrata. In realtà sono 12 piramidi pentagonali che nascono dalle facce pentagonali del dodecaedro".

La nuova interpretazione del "coronamento" della lanterna progettato da Michelangelo potrà essere godibile direttamente dal pubblico perché l'opera viene esposta da oggi nella cripta delle Cappelle Medicee. Era stata smontata nei mesi scorsi in occasione dei lavori per il restauro architettonico della cupola, e sottoposta anch'essa ad un delicato restauro curato da Ludovica Nicolai, a fronte della collocazione di una copia perfetta sulla cupola. E all'indomani della scoperta, il poliedro di Michelangelo sarà protagonista, tra marzo e ottobre prossimi, della mostra "Nello splendore Mediceo. Papa Leone X e Firenze", evento che rientra nel programma di "Un anno ad arte 2013" curata da Nicoletta Baldini e dalla direttrice del museo, Monica Bietti.

"Finalmente possiamo ammirare da vicino quella che Giorgio Vasari definì una 'palla a 72 facce' e che invece si rivela un corpo regolare di complessa e sofisticata costruzione corredato di simboli civici trionfali quali la corona d'alloro e i leoni marzocchi - annuncia il Soprintendente al polo museale di Firenze Cristina Acidini - E' splendida l'invenzione di Michelangelo, ma sarà anche stimolante per ristudiare il Piloto, valente artefice nonché personalità eccentrica e scomoda, se è vero che fu ucciso per la sua maldicenza". La composizione in rame dorato fu realizzata da Giovanni di Baldassarre, detto "il Piloto", orafo fiorentino di cui è poco conosciuta l'attività, ma che certamente fu collaboratore di Michelangelo (e con lui attivo a Venezia e Roma), di Perino del Vaga, nonché amico di Benvenuto Cellini.

A compimento della tomba dei giovani principi di casa Medici, Michelangelo escogitò dunque un "coronamento" composto da vari elementi il più vistoso dei quali è un solido pressoché sferico. In realtà si tratta di due semisfere sfaccettate a triangoli, sovrastate da una pesante croce a scatola che poggia su un nodo decorato - una sorta di anello - sotto il quale vi è una lamina a tronco di cono da cui partono otto fasce che terminano con teste di leone. "Il coronamento - dice Monica Bietti, direttrice del museo - trova nella storia della famiglia Medici e nel legame fra essa, la chiesa e la città, molti elementi di continuità. Alla sua base ci sono infatti otto teste leonine, simboleggianti da un lato la città (il Marzocco), ma anche il nome di Leone X, primo Papa mediceo. Ogni leone è un po' diverso dagli altri e la raffinata tecnica di esecuzione ci fa capire la grande abilità del 'Pilotò da oggi non più così sconosciuto".

Storicamente, l'incarico a Michelangelo fu affidato dal primo papa Medici, Leone X, nel 1520, ma la realizzazione avvenne durante il pontificato del secondo papa mediceo, Clemente VII, eletto nel 1523. E alla luce delle recenti interpretazioni, appare quanto mai sofisticata la lettura critica del poliedro di Michelangelo ispirato da Leonardo, caratterizzato da 12 piramidi pentagonali che nascono dalle facce pentagonali del dodecaedro. "La forza insita nell'etere, nello spazio di cui il dodecaedro è il simbolo, che tenta di espandersi, di emergere in tutte le direzioni - avverte Vincenzo Vaccaro - Ma questa immagine è troppo lontana da quella nota e rassicurante della sfera che tutto comprende ed include. Tuttavia Michelangelo condivide l'immagine di forza e di espansione dell'originale disegno di Leonardo, ma la nasconde usando triangoli isosceli che danno alle piramidi pentagonali un'altezza minore e fanno somigliare il poliedro ad un cristallo che amplifica e scompone la luce".
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Messaggio Da sunflower Dom 28 Apr 2013 - 14:07

La mostra con 40 modelli storici di macchine del genio italiano

Leonardo Da Vinci a Parigi


Due anni di preparazione, un grande museo come palcoscenico e un nome che non ha bisogno di tanti giri di parole per essere descritto. Questi i principali ingredienti della mostra “Leonard de Vinci, projets, dessins, machines” presente, fino al 18 agosto, alla Cité des sciences et de l’industrie di Parigi e realizzata grazie ai consolidati rapporti fra il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano e Universcience. Quaranta modelli storici di macchine di Leonardo, esposti per la prima volta in Francia, uniti a postazioni interattive e multimediali che permettono allo spettatore di comprendere meglio le doti di ingegnere e interprete della natura propri dell’artista e la loro attualità. L’esposizione, infatti, proponendo il metodo di lavoro utilizzato dall’artista – curiosità, desiderio di apprendimento, osservazione della natura e pensiero flessibile - e i legami che quest’ultimo intrecciava con il contesto storico e tecnologico dell’epoca, pone implicitamente agli spettatori la seguente domanda: quanto oggi la ricerca contemporanea può trarre ispirazione dal suo metodo di lavoro, e quanto la natura può ispirare l’innovazione? Sono passati quasi 5 secoli dalla morte di Leonardo di ser Piero da Vinci ma il suo genio stupisce ancora e, certamente, non sarà il tempo a renderlo meno grande. Le sue doti intellettuali e artistiche sono infatti eterne. Eterne perché vere e talmente attuali da risultare incorruttibili davanti al passare del tempo e delle mode. Leonardo da Vinci è così. Passano i secoli, siamo nell’era della tecnologia eppure, ancora adesso, studiamo e proponiamo il suo genio come spunto di crescita.


UNA MOSTRA, SEI AREE TEMATICHE – Il percorso espositivo, di oltre 1000 metri quadrati, si sviluppa in 6 aree tematiche:

“Trasformare il Movimento”, ideata per documentare come l’apprendistato fiorentino presso il Verrocchio sia stato per Leonardo anche un momento di confronto con la tradizione ingegneristica.

-“Prepararsi alla Guerra”, dove si approfondisce il periodo trascorso dall’artista presso la corte milanese di Ludovico Sforza come ingegnere militare.

-“Ispirarsi alla Natura”, in cui si mette in luce come la natura siano ancora oggi fonte d’ispirazione e d’osservazione per i nostri scienziati e ingegneri.

-“Immaginare il Volo”, per capire quanto l’osservazione attenta della morfologia e del movimento della natura e degli esseri viventi sia alla base degli studi di Leonardo sul volo.

-“Migliorare la Produzione”, dove viene reso noto un aspetto ancora poco conosciuto dell’attività di Leonardo che lo vede impegnato in studi di sistemi meccanici atti ad automatizzare alcune attività della produzione tessile

- “Unificare il Sapere”, dove lasciarsi sorprendere dalla capacità di sintesi che l’artista applicava nelle diverse discipline e dalla sua grandissima curiosità, dote che lo aiutò a guardare il mondo con occhi privi di condizionamenti.

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Messaggio Da sturmunddrang Dom 28 Apr 2013 - 21:07

in queste rassegne non c'è mai la categoria "i pasticci di Leonardo" sorrisodiscuse
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Messaggio Da miss marple Dom 28 Apr 2013 - 22:51

perchè tu sei informagiata a riguardo?? chissà
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Messaggio Da sturmunddrang Lun 29 Apr 2013 - 22:24

bè, quando dava fuoco alle pareti facendo colare la sua specialissimissima pittura sperimentale ad esempio.... musico
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Messaggio Da miss marple Mar 30 Apr 2013 - 12:53

ah sì nel Cenacolo sudo freddo
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Messaggio Da sturmunddrang Mar 30 Apr 2013 - 16:02

no, intendevo la battaglia di anghiari
al cenacolo ammuffiva perchè aveva aggiunto non so cosa di organico nella pittura cucu
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Messaggio Da miss marple Gio 2 Mag 2013 - 12:47

''

Il Cenacolo è molto rovinato. Molte sono le cause di questa rovina, ma il primo responsabile di questa situazione è proprio Leonardo. Il pittore, infatti, non usa la tradizionale tecnica a fresco, adatta alla pittura murale, ma dipinge a secco, con tempera e olio sull'intonaco asciutto. Non è un capriccio: Leonardo ama dipingere lentamente, vedere subito gli effetti del colore e modificare quello che non va bene. Usare la tecnica a fresco, cioè lavorare su intonaco umido, significa invece dipingere rapidamente, non poter correggere gli errori e vedere i colori reali solo il giorno dopo, quando l'intonaco è asciutto.
Così Leonardo sperimenta sul muro una tecnica adatta alla pittura su tavola''
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Messaggio Da La Sкaßalqaatsaя Gio 2 Mag 2013 - 17:21

scusate nonè che incendiav a le pareti per far colare il dipinto, quello è l'encausto o incausto una tecnica di affresco con la cera
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Messaggio Da sturmunddrang Gio 2 Mag 2013 - 19:44

si il fuoco era previsto, però so che colava tutto perchè non andava bene la tecnica o la pittura che usava

ecco, ho trovato questo

"Leonardo iniziò infine a progettare il grande dipinto murale che, come per altre sue opere, non sarebbe stato un affresco, ma una tecnica che permettesse una gestazione più lenta e riflessiva, compatibilmente col suo modus operandi. Dalla Historia naturalis di Plinio il Vecchio recuperò l'encausto, che adattò alle sue esigenze.
Per ragioni diverse nessuna delle due pitture murali venne portata a termine, né si sono conservati i cartoni originali, anche se ne restano alcuni studi autografi e copie antiche di altri autori.
Leonardo in particolare, dopo molti studi e tentativi, mise in opera il suo dipinto, ma come nel caso dell'Ultima Cena anche questa scelta tecnica si rivelò drammaticamente inadatta quando era ormai troppo tardi[1]. Predispose due enormi pentoloni carichi di legna che ardeva, generando una temperatura altissima che avrebbe dovuto essiccare la superficie dipinta, puntandoveli direttamente (vi sono diversi studi descritti nei suoi manoscritti). La vastità dell'opera non permise però di raggiungere una temperatura sufficiente a far essiccare i colori, che colarono sull'intonaco, tendendo inoltre ad affievolirsi, se non a scomparire del tutto. Nel dicembre 1503 l'artista interruppe così il trasferimento del dipinto dal cartone alla parete, frustrato dall'insuccesso[1]."




quindi il cenacolo era semplicemente sbiadito, allora era un altro quello dove usava roba che ammuffiva
cerco controllando
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Messaggio Da sturmunddrang Gio 2 Mag 2013 - 20:12

nel frattempo ho trovato quest'altra cosa, non sapevo si interessasse anche di musica

icniV aD odranoeL Leonardo3-EdoardoZanon-LeonardoDaVinci-Claviviola-Clavi-Viola-Organista-strumentiMusicali-prototipo


Leonardo e la musica

Il primo modello funzionante della Clavi-Viola (Harpsichord-viola) venne suonata per la prima volta in occasione della mostra Leonardo da Vinci's Workshop a New York nel 2010
Leonardo teneva in grande stima la disciplina musicale. Tra le migliaia di pagine pervenuteci i progetti di carattere musicale sono moltissimi. Non si trovano solo considerazioni di carattere matematico o i semplici rebus noti ai più, ma articolati progetti di strumenti musicali del tutto inediti. I più semplici riguardano strumenti per lo più con impiego militare: tamburi meccanici di vario tipo, trainati da animali o azionati da leve mosse da sunatori. In questi progetti semplici Leonardo cerca di automatizzare, come spesso accade, il funzionamento dello strumento rendendone elementare l'utilizzo. Il più celebre tra questi è sicuramente il tamburo meccanico disegnato sul foglio 837 del Codice Atlantico. La Lira a forma di teschio (codice Ashburnham I, f. Cr) è un altro celebre strumento disegnato da Leonardo. Si racconta che l'avesse realizzata utilizzando un teschio e, dotatale di corde, l'abbia utilizzata presenbtandosi al Duca di Milano. Ma si tratta di testimonianze molto deboli, che non trovano un reale riscontro. I progetti musicali di Leonardo interessanti sono altri, ed in particolar modo due: la viola organista (Codice Atlantico f. 586) realizzata dal liutaio Akio Obuchi's[103], e la Clavi-Viola (Codice Atlantico f. 93r), realizzata grazie al progetto promosso dal centro studi Leonardo3[104].
Entrambi gli strumenti sono estremamente complessi e dimostrano come Leonardo non solo fosse un abile ingegnere-inventore, ma anche un profondo conoscitore dell'arte musicale. Il tentativo di progettare, inventare e realizzare strumenti completamente inediti testimoniano come Leonardo intendesse contribuire in maniera fondamentale, con il suo genio, a questa arte.
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Messaggio Da sunflower Ven 3 Mag 2013 - 11:23

grazie sturm!
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Messaggio Da miss marple Ven 31 Gen 2014 - 13:03



CRACOVIA
Ecco la viola organista, strumento di Leonardo
Sembra un pianoforte ma suona come un violoncello
Un pianista polacco realizza il progetto originale


CRACOVIA – C’è chi nel salotto di casa mette l’acquario. E c’è Sławomir Zubrzycki, 50 anni e un lampo costante negli occhi da ragazzino sognatore, che in tre anni – ogni mattina per quattro ore, prima di dedicarsi al lavoro «ufficiale» di pianista e insegnante di musica – ha costruito uno strumento musicale che Leonardo da Vinci aveva progettato nel Codice Atlantico. E così in questa casetta a due piani a Cracovia («per carità, non scriva l’indirizzo completo», ci implora) niente vasca con i pesci rossi, ma a far bella mostra di sé – dipinta in blu e cremisi, con fregi dorati e iscrizione in latino – c’è la viola organista. Il nome, in italiano, è quello leonardesco, e ben riassume l’essenza di uno strumento che ha l’aspetto di un pianoforte e il suono di un violoncello. È pressoché certo che Leonardo non abbia mai costruito la viola organista, ma ne abbia semplicemente schizzato, tra il 1488 e il 1494, i tratti essenziali (i disegni sono nel Codice Atlantico e nel Manoscritto H). Quello di Zubrzycki è l’ultimo di vari tentativi di assemblarla e sembra il più riuscito: l’escursione tonale è notevole (61 tasti, cinque ottave) e il suono è affascinante, arpeggiato, pieno di riverberi.


IL CRESCENDO - I pianisti che lo hanno ascoltato insieme a noi a Cracovia si sono detti deliziati: lo strumento di Sławomir Zubrzycki può produrre il crescendo, impossibile in un piano (dove invece il singolo suono «muore» subito). La viola organista peraltro sfida la classificazione moderna degli strumenti: c’è una tastiera, certo, ma le sonorità sono più vicine a quelle di un violoncello (e perfino a quelle di una fisarmonica). L’intuizione leonardesca, che Zubrzycki ha messo in pratica, è stata infatti quella di produrre il suono non pizzicando né martellando ma sfregando le corde, che sono disposte a raggiera intorno a quattro dischi. Quando si preme un tasto, la corda corrispondente viene spinta contro uno dei dischi, che sono rivestiti con crine di cavallo (proprio come l’archetto di un violino) e in costante rotazione (il movimento è dato dai pedali). Corda contro disco rotante uguale sfregamento, sfregamento uguale vibrazione (che dura per tutto il tempo in cui il tasto è premuto), et voilà ecco il suono vellutato. «Quando l’ho sentito per la prima volta mi è venuta la pelle d’oca e mi sono emozionato», ammette Zubrzycki. E così, dopo la Dama con l’ermellino, che è esposta al castello del Wawel, Cracovia si arricchisce di un’altra traccia leonardesca, grazie alla notevole vena per il bricolage e alla smisurata passione per la musica di un pianista che ha fatto tutto da sé, nella cantina di casa.

SPERIMENTAZIONE - Come per tutti gli strumenti sperimentali, anche per la viola organista si pone la questione del repertorio: che cosa si può suonare con uno strumento per il quale non esiste musica composta ad hoc? Zubrzycki sta adattando classici di musica barocca del XVII secolo di Forqueray e Marin Marais (sua la Suite in re minore che ha suonato nel video per il Corriere), mentre musicisti di tutto il mondo si offrono di comporre brani per viola organista. Non sono le uniche offerte che gli arrivano: alcune major di Hollywood lo hanno già contattato per sintetizzare il suono, «ma è troppo presto, devo ancora studiare bene le potenzialità dello strumento». Trattative sono in corso anche per concerti in Europa, Italia compresa, dopo quelli tenuti a ottobre nella sua Cracovia, ma Zubrzycki per il momento prende tempo, ci sta pensando, sospeso com’è tra i progetti di condividere la viola organista con il mondo e l’istinto di godersela ancora un po’ tutta per sé, nel salotto di casa.





nel primo video suona poco ma mostra il meccanismo e il disegno originale di Leonardo, nel secondo invece c'è una parte di un concerto tenuto a Cracovia
veramente interessante

Sono sicura che a monza ci sia qualcuno di moooooooooolto interessato  Very Happy 
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Messaggio Da sturmunddrang Ven 31 Gen 2014 - 15:20

che ganzo  Very Happy 

però l'ha reinterpretato un po', invece dei dischi, Leonardo aveva messo il crine come una cinghia di trasmissione


EDIT:
cercavo un po' di informazioni e ho trovato quest'altro tizio https://www.sonusantiqva.org/web/i/P/EPaniagua/2011ViolaOrganista.html
è pieno di viole organiste  chissà 
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Messaggio Da miss marple Sab 1 Feb 2014 - 12:35

ma allora come mai il primo dice di essere il solo ad averla ricostruita?  ... 
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Messaggio Da sturmunddrang Sab 1 Feb 2014 - 18:21

dove sta scritto che è stato il solo?  Surprised 
nell'articolo che hai messo leggo "Quello di Zubrzycki è l’ultimo di vari tentativi di assemblarla e sembra il più riuscito"


poi volevo render noto che non riesco a smettere di sentire il secondo video  rimba 
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Messaggio Da miss marple Sab 1 Feb 2014 - 20:27

anch'io  rimba 
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Messaggio Da miss marple Mer 16 Apr 2014 - 19:30

intanto la notizia la metto qui poi quando inizierà la mostra nel 2015 metterò notizia nell'altro topo  rimba
 
Leonardo per l'Expo - presentata la mostra più importante del 2015

“Leonardo da Vinci a Milano ha immaginato e progettato idee nuove che spostavano più in là i confini delle possibilità dell’uomo. E’ qui a Milano che Leonardo ha dato forma alle intuizioni più efficaci per il progresso della civiltà a tutti i livelli. Lo ha fatto perché nei suoi soggiorni milanesi ha trovato una città aperta, una città che dava fiducia a chi portava idee nuove. La stessa Milano di oggi. E’ per questo motivo che abbiamo deciso di inaugurare i grandi eventi culturali di Expo, nell’aprile del 2015, con una mostra, un unicum mondiale, dedicata interamente a lui inedita per vastità, completezza e trasversalità”. Così il sindaco del capoluogo lomabrdo, Giuliano Pisapia, alla presentazione della mostra che aprirà esattamentte tra un anno, il 15 aprile 2015, a Palazzo Reale, a ridosso dell’apertura di Expo 2015, e che si configura come la più grande esposizione dedicata a Leonardo mai ideata in Italia. “Molto diversa e più originale di quella realizzata nel 1939 alla Triennale”, assicura l’organizzazione.


Una mostra “popolare”, nel senso che intende rivolgersi ad un pubblico vasto nel tentativo d’illustrare con ampiezza i temi della carriera di Leonardo, e i vagabondaggi, il periodo fiorentino, i due soggiorni milanesi e l’ultimo periodo, in Francia, alla corte di Francesco I. “L’esposizione darà una visione di Leonardo non mitografica, né retorica né celebrativa, ma trasversale su tutta l’opera del poliedrico personaggio”, recita la presentazione, dove i curatori nel guardare al contempo allo scienziato e all’artista, hanno individuato e diviso in 12 sezioni, quelle tematiche che si pongono in maniera trasversale alla sua produzione: non si può allora che partire dalla costruzione del pensiero di Leonardo, o meglio, dalla sua rappresentazione sulla carta, quell’arte del disegno che ci racconta l’artista e lo scienziato. E poi il continuo paragone tra le arti (disegno, pittura, scultura); il confronto con l’antico; la novità assoluta dei moti dell’animo, che, sintatizzando, fa di Leonardo un precursore della psicologia; e ancora, il suo tendere verso progetti utopistici, come poter volare o camminare sull’acqua e ancora, l’automazione meccanica e così via, nel nome di un’unità del sapere di cui Leonardo è ancora simbolo.
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LE OPERE IN MOSTRA

L’elenco fornito ieri, è incompleto, il puzzle deve evidentemnte ancora comporsi mentre si annuncia la presenza di “un nucleo significativo di capolavori pittorici di Leonardo”, dei quali, però, non è stato fornito indizio (qualche riflessione a propostio potrete trovarla qui) , con una eccezione, il San Girolamo delle collezioni vaticane “in quanto l’opera rappresenta perfettamente uno degli snodi centrali attorno a cui si articola la mostra, e cioè il rapporto tra pittura e scultura, tra arte antica e arte moderna, dove si rivelano le eccellenti conoscenze prospettico-spaziali di Leonardo, tanto che il dipinto anticipa l’uomo di Vitruvio e può essere assunto come icona della mostra”.

A Palazzo Reale si vedranno alcuni dei codici originali di Leonardo e oltre cento disegni autografi, oltre a un cospicuo numero di opere d’arte – disegni, manoscritti, sculture, codici, incunaboli e cinquecentine – provenienti dai maggiori Musei e Biblioteche del mondo e da collezioni private, tra cui opere di Antonello da Messina, Botticelli, Filippino Lippi, Paolo Uccello, Ghirlandaio, Verrocchio, Lorenzo di Credi, Antonio e Piero del Pollaiolo, Jean van Eyck, Della Robbia, Jacopo di Mariano detto il Taccola, Guido da Vigevano, Francesco di Giorgio Martini, Bonaccorso Ghiberti, Giuliano da Sangallo, Bramante.


A raccontare invece della diffusione e della fortuna dell’arte e dei modelli di Leonardo saranno, tra le altre, opere di Boltraffio, Marco d’Oggiono, Francesco Napoletano, Solario, Francesco Melzi, Giampietrino, Cesare da Sesto, Girolamo e Giovanni Ambrogio Figino.

Dei cento disegni autografi: oltre trenta provengono dal Codice Atlantico, grazie alla Biblioteca Ambrosiana, maggior prestatore dell’esposizione; trenta dalla Royal Library di Windsor, cinque dal British Museum, quattro dal Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi, cinque dal Metropolitan Museum di New York e cinque dalla Biblioteca Reale di Torino e ancora altri disegni dalla Morgan Library di New York e dalla Fondazione Custodia di Parigi. Alcuni di questi musei presteranno inoltre altri importanti disegni di pittori contemporanei di Leonardo. Ma molti altri prestiti sono in via di definizione dai maggiori musei del mondo. Il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia presterà tre modelli storici di macchine – il carro automotore, il maglio battiloro e il telaio meccanico - e sarà esposta una video riproduzione del Cenacolo a grandezza naturale con tutte le informazioni sull’opera capitale di Leonardo e sul suo restauro.

Ci saranno, infine, una serie di approfondimenti fuori sede, con mostre alla Biblioteca Trivulziana al Castello Sforzesco di Milano (Il Codice Trivulziano e la ricostruzione della Biblioteca di Leonardo), alla Sala delle Asse sempre al Castello (sulla decorazione e il restauro del monocromo di Leonardo), nella Pinacoteca Ambrosiana (Il Mondo di Leonardo).

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