Prima pagina
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miss marple
sturmunddrang
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il monolite nell'occhio :: Virtute e canoscenza :: Prima pagina (Attualità, politica, cronaca, ecc.)
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Re: Prima pagina
concordo con miss sul discorso dell' "isolamento".
alla fine sono proprio i facebook-dipendenti ad "isolarsi" dal mondo vero e a rinchiudersi in quello finto.
questo lo dicono studi psicologici e sociologici,che dimostrano come siano cambiate negativamente le relazioni sociali.
va benissimo,poi,chi lo usa per motivi personali,senza farsi condizionare troppo.
comunque la "colpa" è di chi lo usa male,perchè per fortuna recemente ha avuto un grande sviluppo l'utilizzo dei social media da parte di aziende etc, e questo è molto buono,perchè se utilizzati correttamente hanno davvero tante potenzialità e sono utlissimi e potentissimi mezzi di comunicazione.
alla fine sono proprio i facebook-dipendenti ad "isolarsi" dal mondo vero e a rinchiudersi in quello finto.
questo lo dicono studi psicologici e sociologici,che dimostrano come siano cambiate negativamente le relazioni sociali.
va benissimo,poi,chi lo usa per motivi personali,senza farsi condizionare troppo.
comunque la "colpa" è di chi lo usa male,perchè per fortuna recemente ha avuto un grande sviluppo l'utilizzo dei social media da parte di aziende etc, e questo è molto buono,perchè se utilizzati correttamente hanno davvero tante potenzialità e sono utlissimi e potentissimi mezzi di comunicazione.
sunflower- Messaggi : 2282
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Re: Prima pagina
Tv a un euro, assalto al centro Expert di Palermo
Lavatrici ed altri elettrodomestici in numero limitato a un euro. Ed è subito ressa al centro commerciale Conca D'Oro di Palermo preso d'assalto dagli acquirenti. Una donna è rimasta ferita e due giovani sono stati fermati per furto. Sono intervenuti i carabinieri e i sanitari del 118 che hanno trasportato la donna con il polso rotto in ospedale. Dopo un'ora di apertura, la situazione è tornata alla normalità.
viva l'Italia
Lavatrici ed altri elettrodomestici in numero limitato a un euro. Ed è subito ressa al centro commerciale Conca D'Oro di Palermo preso d'assalto dagli acquirenti. Una donna è rimasta ferita e due giovani sono stati fermati per furto. Sono intervenuti i carabinieri e i sanitari del 118 che hanno trasportato la donna con il polso rotto in ospedale. Dopo un'ora di apertura, la situazione è tornata alla normalità.
viva l'Italia
miss marple- Messaggi : 5556
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Re: Prima pagina
si sono lanciati anche le lavatrici?
sturmunddrang- Admin
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Re: Prima pagina
se infesto forum e bacheca di fb di hallo kitty, cucciolini e coccolerie varie, non potetete lamentarvi, visto che il nuovo must è la tenerezza
La Sкaßalqaatsaя- Admin
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Re: Prima pagina
si, ma tenerezza francescana, con parsimonia
sturmunddrang- Admin
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Re: Prima pagina
http://www.corriere.it/tecnologia/economia-digitale/13_marzo_22/pirateria-musicale-download-illegale-ricerca_59dfb8b6-92d1-11e2-b43d-9018d8e76499.shtml
RICERCA SVOLTA DALL'UNIONE EUROPEA
«La pirateria non danneggia la musica»
Chi scarica illegalmente comunque non comprerebbe i file ufficiali. Secca smentita dall'industria musicale
MILANO – Contrordine, discografici. Per anni si è detto che i download illegali di canzoni avrebbero dissanguato l’industria musicale, ma ora viene fuori che la pirateria online non fa poi così male alle vendite. L’affermazione choc è tanto più sorprendente perché arriva indirettamente dall’Unione Europea, ovvero da uno studio svolto per conto della Commissione da un suo organo tecnico, il Joint Research Centre. Che cerca di capovolgere la prospettiva con cui di solito si affronta la questione del rapporto tra la pirateria e le vendite di musica, gettando benzina sul fuoco su un dibattito già molto acceso e riassumibile in due domande: quanto influisce il download illegale di canzoni sui ricavi dell’industria discografica? E soprattutto cosa ci dice del comportamento e delle propensioni dei consumatori? Sebbene siano stati compiuti molti studi sul tema, la pubblicazione di questo ultimo rapporto conferma una volta di più come non ci sia una risposta chiara e univoca al riguardo. E induce una certa cautela nell’adozione di politiche eccessivamente repressive. Ma veniamo allo studio.
LO STUDIO – L’indagine, condotta dai ricercatori Luis Aguiar e Bertin Martens, ha analizzato i click su un certo numero di siti musicali di un campione di circa 16mila utenti divisi tra cinque Paesi: Italia, Germania, Francia, Spagna e Gran Bretagna. La conclusione degli autori è che «la pirateria musicale digitale non dovrebbe essere considerata una crescente preoccupazione per i detentori di copyright (…). Sembra che gran parte della musica consumata illegalmente dagli individui del nostro campione non sarebbe comunque stata acquistata, anche nel caso in cui non fossero stati disponibili i siti di download illegale».
I RISULTATI - Insomma, per citare ancora le loro parole: «La pirateria musicale digitale non rimpiazza gli acquisti di musica legale in formato digitale». Quest’ultima precisazione è importante. Gli autori spiegano che qui non si prendono in considerazione le vendite di cd ma solo quelle che avvengono attraverso gli store online, quelle in cui la musica è veicolata attraverso dei file e non dei supporti fisici. In tal caso, la pirateria non fa affatto diminuire le vendite, sostiene il rapporto: “Un 10 per cento di incremento di click sui siti di download illegale corrisponde a un aumento dello 0,2 per cento di click sui siti di acquisti legali». Ma un altro dato interessante dello studio è l’effetto dei servizi di streaming (legittimi, come Spotify) sulle vendite: una crescita nel loro utilizzo corrisponde a un (modesto) aumento degli acquisti di brani.
LE CRITICHE DELL’IFPI - Contro l’indagine europea si sono subito levate le bordate dell’industria discografica internazionale, rappresentata dall’IFPI (International Federation of the Phonographic Industry). «Lo studio contiene errori significativi e perciò è fuorviante nelle sue conclusioni sull’impatto della pirateria», ha dichiarato Frances Moore, direttore generale dell’organizzazione. Per i discografici ci sarebbero alcune falle nell’analisi: la principale è che i dati dello studio sono ricavati solo dai click e dalle visite ai siti musicali da parte degli utenti, e non da transazioni economiche effettivamente compiute. Inoltre, sostengono, lo studio prende in considerazione soltanto i download come fonte di ricavi per l’industria e non le varie forme di abbonamento o di streaming sostenuto dalla pubblicità che costituiscono in Europa il 30 per cento del fatturato digitale.
RICERCA SVOLTA DALL'UNIONE EUROPEA
«La pirateria non danneggia la musica»
Chi scarica illegalmente comunque non comprerebbe i file ufficiali. Secca smentita dall'industria musicale
MILANO – Contrordine, discografici. Per anni si è detto che i download illegali di canzoni avrebbero dissanguato l’industria musicale, ma ora viene fuori che la pirateria online non fa poi così male alle vendite. L’affermazione choc è tanto più sorprendente perché arriva indirettamente dall’Unione Europea, ovvero da uno studio svolto per conto della Commissione da un suo organo tecnico, il Joint Research Centre. Che cerca di capovolgere la prospettiva con cui di solito si affronta la questione del rapporto tra la pirateria e le vendite di musica, gettando benzina sul fuoco su un dibattito già molto acceso e riassumibile in due domande: quanto influisce il download illegale di canzoni sui ricavi dell’industria discografica? E soprattutto cosa ci dice del comportamento e delle propensioni dei consumatori? Sebbene siano stati compiuti molti studi sul tema, la pubblicazione di questo ultimo rapporto conferma una volta di più come non ci sia una risposta chiara e univoca al riguardo. E induce una certa cautela nell’adozione di politiche eccessivamente repressive. Ma veniamo allo studio.
LO STUDIO – L’indagine, condotta dai ricercatori Luis Aguiar e Bertin Martens, ha analizzato i click su un certo numero di siti musicali di un campione di circa 16mila utenti divisi tra cinque Paesi: Italia, Germania, Francia, Spagna e Gran Bretagna. La conclusione degli autori è che «la pirateria musicale digitale non dovrebbe essere considerata una crescente preoccupazione per i detentori di copyright (…). Sembra che gran parte della musica consumata illegalmente dagli individui del nostro campione non sarebbe comunque stata acquistata, anche nel caso in cui non fossero stati disponibili i siti di download illegale».
I RISULTATI - Insomma, per citare ancora le loro parole: «La pirateria musicale digitale non rimpiazza gli acquisti di musica legale in formato digitale». Quest’ultima precisazione è importante. Gli autori spiegano che qui non si prendono in considerazione le vendite di cd ma solo quelle che avvengono attraverso gli store online, quelle in cui la musica è veicolata attraverso dei file e non dei supporti fisici. In tal caso, la pirateria non fa affatto diminuire le vendite, sostiene il rapporto: “Un 10 per cento di incremento di click sui siti di download illegale corrisponde a un aumento dello 0,2 per cento di click sui siti di acquisti legali». Ma un altro dato interessante dello studio è l’effetto dei servizi di streaming (legittimi, come Spotify) sulle vendite: una crescita nel loro utilizzo corrisponde a un (modesto) aumento degli acquisti di brani.
LE CRITICHE DELL’IFPI - Contro l’indagine europea si sono subito levate le bordate dell’industria discografica internazionale, rappresentata dall’IFPI (International Federation of the Phonographic Industry). «Lo studio contiene errori significativi e perciò è fuorviante nelle sue conclusioni sull’impatto della pirateria», ha dichiarato Frances Moore, direttore generale dell’organizzazione. Per i discografici ci sarebbero alcune falle nell’analisi: la principale è che i dati dello studio sono ricavati solo dai click e dalle visite ai siti musicali da parte degli utenti, e non da transazioni economiche effettivamente compiute. Inoltre, sostengono, lo studio prende in considerazione soltanto i download come fonte di ricavi per l’industria e non le varie forme di abbonamento o di streaming sostenuto dalla pubblicità che costituiscono in Europa il 30 per cento del fatturato digitale.
miss marple- Messaggi : 5556
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Re: Prima pagina
si stanno svegliando: è come dire che chi compra le borse tarocche danneggia il fatturato di quelle originali. certo, come no, una borsa di hermes comprata dall'africano costa 30 euro, originale costa 7000 con la PRE-lista di attesa. anche volendolacomprare insaldo superstracciato nn costerà MAI sotto i 2000 euro.
il discorso è che c'è musica trita e ritrita in giro, se ne facciano una ragione. e non c'è più carisma o un movimento in cui identificarsi.
se nonho sentito male all'ultimo concerto di justin bieber erano "vietate le riprese ufficiali" hanno incoraggiato le riprese col cell eccetera. se è davvero così, è geniale.
il discorso è che c'è musica trita e ritrita in giro, se ne facciano una ragione. e non c'è più carisma o un movimento in cui identificarsi.
se nonho sentito male all'ultimo concerto di justin bieber erano "vietate le riprese ufficiali" hanno incoraggiato le riprese col cell eccetera. se è davvero così, è geniale.
La Sкaßalqaatsaя- Admin
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Re: Prima pagina
http://www.repubblica.it/economia/2013/03/24/news/gli_italiani_rubano_il_posto_agli_svizzeri_rischiamo_di_restare_tutti_in_mutande-55269587/?ref=HREC2-5
Gli italiani rubano il posto agli svizzeri:
"Rischiamo di restare in mutande"
Gli svizzeri temono i lavoratori italiani
- "Rischiamo di restare tutti in mutande". È questo lo slogan, utilizzato dall'Udc, il principale partito elvetico, in occasione delle elezioni per il rinnovo dei poteri comunali, a Lugano, in programma il prossimo 14 aprile. In mutande a causa dei lavoratori frontalieri italiani che, secondo l'Udc ed altri movimenti di destra, in particolare la Lega dei Ticinesi, stanno rubando il posto di lavoro agli svizzeri. Solo a Lugano, attualmente, negli uffici della piazza finanziaria, lavorano 8 mila frontalieri. Complessivamente, invece, nel resto del Canton Ticino, il loro numero è di oltre 56 mila. Si tratta di lavoratori provenienti, prevalentemente, dalle province di Como, Varese e Verbano Cusio Ossola.
Per Pierre Rusconi, deputato al Parlamento federale, a Berna, il vero deus ex-machina della campagna pubblicitaria è preoccupante proprio il fatto il fatto che "oggi, i frontalieri stiano, progressivamente, occupando posizioni nel terziario dove, finora, la prevalenza era data agli impiegati ticinesi". Questo perché, secondo, il politico Udc, i frontalieri "accettano retribuzioni che sono, sovente, del 40 per cento inferiori a quelle dei lavoratori indigeni". Anche se, con una verve diversa, la stessa questione è già stata sollevata dai sindacati, i quali accusano molte piccole e medie imprese italiane, insediatesi nel Canton Ticino, approfittando di agevolazioni fiscali, di praticare del dumping salariale.
Tornando ai luganesi in mutande di Rusconi e dell'Udc, è evidente che il partito, da sempre su posizioni anti Ue, quando non addirittura xenofobe, stia cercando di pescare nel torbido dello scontento di molti cittadini, contro gli stranieri che portano via il lavoro ai residenti. Eppure, di fronte all'obiezione circa il fatto che, senza frontalieri, mezza Svizzera si fermerebbe, Rusconi non ha molti argomenti. "Certo che lo sappiamo, non siamo mica ciechi", dice al domenicale Il Caffè. Per poi aggiungere che "se una volta li trovavamo, principalmente, nei settori disertati dai ticinesi, oggi sono entrati, massicciamente, nel terziario".
Insomma, i frontalieri andavano bene quando facevano i muratori o i camerieri, mentre disturbano, in giacca e cravatta, dietro una scrivania. Anche perché c'è il sospetto che, ad esempio se impiegati in banca o in una fiduciaria, possano trafugare segreti e rivenderli al fisco del loro paese. Quello che ha fatto, ad esempio, il francese Hervè Falciani, quando era impiegato alla Hsbc di Ginevra. Fatto sta che, con la sua campagna, l'Udc, insieme alla Lega dei Ticinesi, si è già, sin d'ora, aggiudicata un buon risultato alle prossime elezioni di Lugano. Non a case, nel 2010, con Balairatt, una campagna analoga, anche se con toni più offensivi, in quanto i frontalieri venivano dipinti come dei topi che rosicchiavano il formaggio svizzero, Pierre Rusconi riuscì a conquistarsi il seggio di deputato federale.
Abitando in zona , posso dire che è vero che qui tutti cercano lavoro in Isvizzera anche a costo di alzarsi alla mattina alle 4 e tornare alle 7 la sera. la mattina minimo è un'ora di coda alla frontiera perchè fanno i controlli e idem la sera più la strada che non è delle più agevoli.
E' vero anche che adesso stiamo sulle scatole perchè non ci limitiamo più a farfe i lavori umili, una volta tutti a nostro appannaggio.
Cmq si cerca sempre di creare delle lotte fra poveri
Gli italiani rubano il posto agli svizzeri:
"Rischiamo di restare in mutande"
Gli svizzeri temono i lavoratori italiani
- "Rischiamo di restare tutti in mutande". È questo lo slogan, utilizzato dall'Udc, il principale partito elvetico, in occasione delle elezioni per il rinnovo dei poteri comunali, a Lugano, in programma il prossimo 14 aprile. In mutande a causa dei lavoratori frontalieri italiani che, secondo l'Udc ed altri movimenti di destra, in particolare la Lega dei Ticinesi, stanno rubando il posto di lavoro agli svizzeri. Solo a Lugano, attualmente, negli uffici della piazza finanziaria, lavorano 8 mila frontalieri. Complessivamente, invece, nel resto del Canton Ticino, il loro numero è di oltre 56 mila. Si tratta di lavoratori provenienti, prevalentemente, dalle province di Como, Varese e Verbano Cusio Ossola.
Per Pierre Rusconi, deputato al Parlamento federale, a Berna, il vero deus ex-machina della campagna pubblicitaria è preoccupante proprio il fatto il fatto che "oggi, i frontalieri stiano, progressivamente, occupando posizioni nel terziario dove, finora, la prevalenza era data agli impiegati ticinesi". Questo perché, secondo, il politico Udc, i frontalieri "accettano retribuzioni che sono, sovente, del 40 per cento inferiori a quelle dei lavoratori indigeni". Anche se, con una verve diversa, la stessa questione è già stata sollevata dai sindacati, i quali accusano molte piccole e medie imprese italiane, insediatesi nel Canton Ticino, approfittando di agevolazioni fiscali, di praticare del dumping salariale.
Tornando ai luganesi in mutande di Rusconi e dell'Udc, è evidente che il partito, da sempre su posizioni anti Ue, quando non addirittura xenofobe, stia cercando di pescare nel torbido dello scontento di molti cittadini, contro gli stranieri che portano via il lavoro ai residenti. Eppure, di fronte all'obiezione circa il fatto che, senza frontalieri, mezza Svizzera si fermerebbe, Rusconi non ha molti argomenti. "Certo che lo sappiamo, non siamo mica ciechi", dice al domenicale Il Caffè. Per poi aggiungere che "se una volta li trovavamo, principalmente, nei settori disertati dai ticinesi, oggi sono entrati, massicciamente, nel terziario".
Insomma, i frontalieri andavano bene quando facevano i muratori o i camerieri, mentre disturbano, in giacca e cravatta, dietro una scrivania. Anche perché c'è il sospetto che, ad esempio se impiegati in banca o in una fiduciaria, possano trafugare segreti e rivenderli al fisco del loro paese. Quello che ha fatto, ad esempio, il francese Hervè Falciani, quando era impiegato alla Hsbc di Ginevra. Fatto sta che, con la sua campagna, l'Udc, insieme alla Lega dei Ticinesi, si è già, sin d'ora, aggiudicata un buon risultato alle prossime elezioni di Lugano. Non a case, nel 2010, con Balairatt, una campagna analoga, anche se con toni più offensivi, in quanto i frontalieri venivano dipinti come dei topi che rosicchiavano il formaggio svizzero, Pierre Rusconi riuscì a conquistarsi il seggio di deputato federale.
Abitando in zona , posso dire che è vero che qui tutti cercano lavoro in Isvizzera anche a costo di alzarsi alla mattina alle 4 e tornare alle 7 la sera. la mattina minimo è un'ora di coda alla frontiera perchè fanno i controlli e idem la sera più la strada che non è delle più agevoli.
E' vero anche che adesso stiamo sulle scatole perchè non ci limitiamo più a farfe i lavori umili, una volta tutti a nostro appannaggio.
Cmq si cerca sempre di creare delle lotte fra poveri
miss marple- Messaggi : 5556
Data d'iscrizione : 04.09.12
Re: Prima pagina
http://ehibook.corriere.it/2013/03/27/scuola-2-0-dal-2014-solo-libri-digitali-o-misti/
Scuola 2.0 – Dal 2014 solo libri digitali o misti. Ma gli editori attaccano il ministro Profumo
Passi avanti verso la scuola 2.0. Il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo ha firmato il decreto sulle adozioni dei libri di testo che prevede, dall’anno scolastico 2014/2015, solo manuali in versione digitale o mista.
Il provvedimento riguarderà le classi prime e quarte della scuola elementare, le prime delle medie, le prime e le terze delle superiori.
Buone notizie sul fronte economico, inoltre, per le famiglie che devono comprare i libri di testo. Per l’anno scolastico 2014-15 restano confermati i prezzi di copertina per il 2013/2014 e si riducono del 20 per cento i tetti di spesa entro cui il collegio dei docenti deve mantenere il costo complessivo dei libri adottati. Un calo che arriva al 30 per cento se tutti i testi sono digitali.
Alcuni editori già si muovono. Nello stesso giorno in cui Profumo ha firmato il decreto ministeriale, ad esempio, Rcs Education, divisione di Rcs Libri, ha lanciato «Ebook+». Ovvero una versione digitale dei manuali scolastici, che non si limita a trasporre in bit i tradizionali capitoli di storia o scienze, ma aggiunge contenuti multimediali e software per l’interazione e la condivisione, creando una sorta di «classe virtuale».
Nel pomeriggio di mercoledì, tuttavia, il giorno dopo la firma, arriva anche «una netta presa di distanza» dal decreto da parte dell’Associazione italiana editori (Aie). Oltre alle «gravi conseguenze che si ripercuoteranno sull’intera filiera (editori, grafici, cartai, librai, agenti…)» si legge in una nota, «gli editori hanno fatto rilevare l’insufficienza infrastrutturale delle scuole (banda larga, WiFi, dotazioni tecnologiche…); hanno richiamato l’attenzione per le pesanti ripercussioni sui bilanci delle famiglie, sulle quali si vogliono far ricadere i costi di acquisto delle attrezzature tecnologiche (pc, portatili, tablet, …), quelli della loro manutenzione e quelli di connessione».
E ancora, recita il comunicato, «le intenzioni del Ministero non poggiano su alcuna seria e documentata validazione di carattere pedagogico e culturale, così come non risulta siano state valutate le possibili ricadute sulla salute di bambini e adolescenti esposti ad un uso massiccio di devices tecnologici».
Scuola 2.0 – Dal 2014 solo libri digitali o misti. Ma gli editori attaccano il ministro Profumo
Passi avanti verso la scuola 2.0. Il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo ha firmato il decreto sulle adozioni dei libri di testo che prevede, dall’anno scolastico 2014/2015, solo manuali in versione digitale o mista.
Il provvedimento riguarderà le classi prime e quarte della scuola elementare, le prime delle medie, le prime e le terze delle superiori.
Buone notizie sul fronte economico, inoltre, per le famiglie che devono comprare i libri di testo. Per l’anno scolastico 2014-15 restano confermati i prezzi di copertina per il 2013/2014 e si riducono del 20 per cento i tetti di spesa entro cui il collegio dei docenti deve mantenere il costo complessivo dei libri adottati. Un calo che arriva al 30 per cento se tutti i testi sono digitali.
Alcuni editori già si muovono. Nello stesso giorno in cui Profumo ha firmato il decreto ministeriale, ad esempio, Rcs Education, divisione di Rcs Libri, ha lanciato «Ebook+». Ovvero una versione digitale dei manuali scolastici, che non si limita a trasporre in bit i tradizionali capitoli di storia o scienze, ma aggiunge contenuti multimediali e software per l’interazione e la condivisione, creando una sorta di «classe virtuale».
Nel pomeriggio di mercoledì, tuttavia, il giorno dopo la firma, arriva anche «una netta presa di distanza» dal decreto da parte dell’Associazione italiana editori (Aie). Oltre alle «gravi conseguenze che si ripercuoteranno sull’intera filiera (editori, grafici, cartai, librai, agenti…)» si legge in una nota, «gli editori hanno fatto rilevare l’insufficienza infrastrutturale delle scuole (banda larga, WiFi, dotazioni tecnologiche…); hanno richiamato l’attenzione per le pesanti ripercussioni sui bilanci delle famiglie, sulle quali si vogliono far ricadere i costi di acquisto delle attrezzature tecnologiche (pc, portatili, tablet, …), quelli della loro manutenzione e quelli di connessione».
E ancora, recita il comunicato, «le intenzioni del Ministero non poggiano su alcuna seria e documentata validazione di carattere pedagogico e culturale, così come non risulta siano state valutate le possibili ricadute sulla salute di bambini e adolescenti esposti ad un uso massiccio di devices tecnologici».
miss marple- Messaggi : 5556
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Re: Prima pagina
chissà come si arrabbiarono anni fa i fabbricanti di calamai, penne d'oca e pennini assortiti......
sturmunddrang- Admin
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Re: Prima pagina
http://www.repubblica.it/persone/2013/03/29/news/ritratto_enzo_jannacci-55620132/?ref=HRER3-1
Enzo Jannacci, il poeta medico
che non volle vivere da artista
di ERNESTO ASSANTE
E' morto Enzo Jannacci, il cuore e la musica di Milano. Addio al poeta in scarpe da tennis
Provare a contenere in poche righe la carriera, la vita, la personalità di Enzo Jannacci è francamente impossibile, troppe canzoni, troppe emozioni, troppo teatro, cinema, televisione. Troppa vita, volendola dire tutta. Vita vissuta per davvero. Sì, perché a differenza di tanti altri Jannacci è stato un artista vero e non ha mai voluto vivere da "artista". Era rimasto medico, era rimasto in contatto con la vita vera, sempre e comunque, quella vita che era stata fonte di ispirazione per tante, per tutte le sue storie, le sue canzoni, la sua arte. Era un intellettuale straordinario, ma allo stesso tempo un meraviglioso saltimbanco, un artista di strada ma anche e soprattutto un poeta. Jannacci incarnava insomma, un modo di essere cantautore che si era creato e ritagliato su misura, differente da tutti i suoi colleghi, lontano da ogni tipo di ansia, di ricerca di successo, e metodicamente calibrato sul rapporto con il pubblico, con chi decideva di ascoltarlo una volta e poi, inevitabilmente, gli restava legato per sempre.
Jannacci ha saputo trasformare la canzone in tante cose differenti, in cabaret, in teatro, in allegoria, in attualità, in cronaca, in poesia, in arte, in divertimento, in equilibrismo e leggerezza, in ricerca e passione. Perché la musica, la canzone, era il centro del suo coloratissimo e mutevole mondo, un mondo fatto di melodie e di ricette mediche, di battute e di sofferenze. Un mondo fatto di musica suonata, cantata, vissuta fino in fondo.
Milanese, figlio di emigrati, Jannacci esordisce nella musica a vent'anni, amando il jazz e il rock'n'roll, entrando a far parte nel 1956 dei Rocky Mountains con Tony Dallara e facendo notte nei club della sua città, dal Santa Tecla all'Aretusa. Ed è proprio al Santa Tecla che va in scena con la sua nuova band, i Rock Boys di Adriano Celentano e con loro si esibisce al Palazzo del Ghiaccio al primo festival rock'n'roll italiano, nel 1957. Jannacci non si accontenta di suonare una cosa sola, non gli basta esprimersi in un solo territorio. Mentre è con i Rock Boys di Celentano mette su un duo con il suo amico Giorgio Gaber, i Due Corsari, e mentre suona con questi frequenta anche i locali del jazz, suonando con i migliori jazzisti milanesi e offrendo i suoi servigi come pianista alle stelle americane che arrivano a Milano. E come se tutto questo non bastasse, inizia anche a incidere i suoi primi 45 giri da solo, mettendo insieme tutto quello che ama, il rock'n'roll, il jazz e anche la sua naturale propensione comico-cabarettistica.
Accade tutto velocemente nella Milano che passa dagli anni Cinquanta ai Sessanta, una città vivace e attenta, dove la musica, le idee, circolano rapidamente, passano di bocca in bocca, e ogni giorno c'è un nuovo progetto, una nuova avventura, un un nuovo spettacolo da mettere in scena. Jannacci scrive canzoni per se stesso e per gli altri (Gaber e Tenco sono i primi a cantare per lui), le sue canzoni sono cariche di ironia e di passione, spesso sono storie piccole, di emarginati e dimenticati, che Jannacci ama far diventare eroi romantici e disperati. Il suo modo di stare in scena, surreale, distaccato, personalissimo, lo porta naturalmente verso il teatro, e nel 1962 esordisce ufficialmente sul palcoscenico nello spettacolo "Milanin Milanon", con Tino Carraro e Milly. Poi tutto prende forma in un unico, importantissimo luogo, dove Jannacci finalmente riesce a convogliare tutte le sue passioni, il jazz, il cabaret, il rock'n'roll, la canzone d'autore, il teatro. Quel locale è il Derby, a Milano, una straordinaria piattaforma di lancio per una intera generazione di artisti, cantanti, attori, autori, che si legano l'un altro, si confrontano, crescono, cambiano, inventano, ogni sera, in una febbre creativa che diventa di stimolo per molti altri, che nel locale milanese trovano un punto di riferimento importantissimo.
Anno dopo anno Jannacci va avanti, continuando a fare il medico, e il successo arriva e si allarga, collabora con Dario Fo ("Ho visto un re") e con Cochi e Renato, Lauzi, Toffolo, Andreasi, lo chiama Lizzani a recitare in un film, approda in televisione dove per molti anni sarà protagonista di gag e canzoni ancora oggi inimitabili. Tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta Jannacci mette a segno non solo canzoni memorabili come "Vengo anch'io, no tu no", "Faceva il palo", "Messico e nuvole" (scritta da Paolo Conte), "Ragazzo padre", ma scala persino le classifiche di vendita, recita ancora al cinema con Monicelli, collabora con Fiorenzo Fiorentini e Luciano Bianciardi, con Beppe Viola e Marco Ferreri, collabora addirittura alla realizzazione dello storico Carosello del "Pianeta Papalla", il tutto mentre prende la specializzazione in chirurgia, lavorando in Sudafrica con l'equipe di Christian Barnard, rinunciando a godere del successo ottenuto con "Vengo anch'io", scegliendo di restare con i piedi per terra e il cuore nella vita.
E così sarà per tutti gli anni Settanta, dove alternerà la sua atività di medico alle produzioni televisive ("Il poeta e il contadino" del 1973, "Saltimbanchi si muore" del 1979) alla realizzazione di colonne sonore (magnifica quella di "Romanzo Popolare" di Monicelli, ma anche quelle di film diretti da Bolognini, Wertmuller, Samperi, le canzoni sporadiche (da "La Gallina" e "La canzone intelligente" per Cochi e Renato alla bellissima "Silvano"), e gli album, come, nel 1975 un vero capolavoro intitolato "Quelli che...". E' un ritorno al successo, che non lo lascerà più, soprattutto negli anni Ottanta, dove metterà a segno non solo delle canzoni di grande impatto, sia quelle più ironiche sia quelle più drammatiche e appassionate, ma anche degli straordinari spettacoli dal vivo, e poi ancora cinema, teatro, televisione, fino alla sua prima partecipazione al Festival di Sanremo, nel 1989, con "Se me lo dicevi prima", seguita nel 1991 da una seconda partecipazione con "La fotografia", magnificamente interpretata anche da Ute Lemper.
Ma gli anni Novanta non fanno per lui, la sua Milano è cambiata, le storie che a lui piace raccontare non riescono a trovare una casa discografica disposta a pubblicarle e per ben sette anni non esce un solo disco a sua firma. Nel 2001 finalmente pubblica un nuovo album con la collaborazione del figlio Paolo, l'anno seguente vince la Targa Tenco con "Lettera da lontano", premio che vince di nuovo nel 2003. Ma i tempi sono ormai cambiati, Jannacci è uno dei "senatori" della canzone d'autore, amato, rispettato, lodato, premiato, ma ornai lontano da un mondo musicale che si muove al ritmo dell'elettronica e degli mp3.
Non c'è stato in Italia nessun'artista simile a lui, con la sua straordinaria comunicativa, con la sua eclettica intelligenza, con la sua capacità di essere comico, drammatico, appassionato, romantico, ironico, attore e autore, cantante e cabarettista, scrittore e inteprete. E' stato capace di rappresentare un'Italia in grado di essere creativa e solidale, impegnata e divertente, piccola e grande nelle sue miserie e nei suoi splendori. Ed è un autore che meriterebbe di essere scoperto dalle giovani generazioni, che non hanno avuto magari il piacere di vederlo in scena, di scoprirne le doti più profonde, di amarlo come ancora meriterebbe di essere amato.
Enzo Jannacci, il poeta medico
che non volle vivere da artista
di ERNESTO ASSANTE
E' morto Enzo Jannacci, il cuore e la musica di Milano. Addio al poeta in scarpe da tennis
Provare a contenere in poche righe la carriera, la vita, la personalità di Enzo Jannacci è francamente impossibile, troppe canzoni, troppe emozioni, troppo teatro, cinema, televisione. Troppa vita, volendola dire tutta. Vita vissuta per davvero. Sì, perché a differenza di tanti altri Jannacci è stato un artista vero e non ha mai voluto vivere da "artista". Era rimasto medico, era rimasto in contatto con la vita vera, sempre e comunque, quella vita che era stata fonte di ispirazione per tante, per tutte le sue storie, le sue canzoni, la sua arte. Era un intellettuale straordinario, ma allo stesso tempo un meraviglioso saltimbanco, un artista di strada ma anche e soprattutto un poeta. Jannacci incarnava insomma, un modo di essere cantautore che si era creato e ritagliato su misura, differente da tutti i suoi colleghi, lontano da ogni tipo di ansia, di ricerca di successo, e metodicamente calibrato sul rapporto con il pubblico, con chi decideva di ascoltarlo una volta e poi, inevitabilmente, gli restava legato per sempre.
Jannacci ha saputo trasformare la canzone in tante cose differenti, in cabaret, in teatro, in allegoria, in attualità, in cronaca, in poesia, in arte, in divertimento, in equilibrismo e leggerezza, in ricerca e passione. Perché la musica, la canzone, era il centro del suo coloratissimo e mutevole mondo, un mondo fatto di melodie e di ricette mediche, di battute e di sofferenze. Un mondo fatto di musica suonata, cantata, vissuta fino in fondo.
Milanese, figlio di emigrati, Jannacci esordisce nella musica a vent'anni, amando il jazz e il rock'n'roll, entrando a far parte nel 1956 dei Rocky Mountains con Tony Dallara e facendo notte nei club della sua città, dal Santa Tecla all'Aretusa. Ed è proprio al Santa Tecla che va in scena con la sua nuova band, i Rock Boys di Adriano Celentano e con loro si esibisce al Palazzo del Ghiaccio al primo festival rock'n'roll italiano, nel 1957. Jannacci non si accontenta di suonare una cosa sola, non gli basta esprimersi in un solo territorio. Mentre è con i Rock Boys di Celentano mette su un duo con il suo amico Giorgio Gaber, i Due Corsari, e mentre suona con questi frequenta anche i locali del jazz, suonando con i migliori jazzisti milanesi e offrendo i suoi servigi come pianista alle stelle americane che arrivano a Milano. E come se tutto questo non bastasse, inizia anche a incidere i suoi primi 45 giri da solo, mettendo insieme tutto quello che ama, il rock'n'roll, il jazz e anche la sua naturale propensione comico-cabarettistica.
Accade tutto velocemente nella Milano che passa dagli anni Cinquanta ai Sessanta, una città vivace e attenta, dove la musica, le idee, circolano rapidamente, passano di bocca in bocca, e ogni giorno c'è un nuovo progetto, una nuova avventura, un un nuovo spettacolo da mettere in scena. Jannacci scrive canzoni per se stesso e per gli altri (Gaber e Tenco sono i primi a cantare per lui), le sue canzoni sono cariche di ironia e di passione, spesso sono storie piccole, di emarginati e dimenticati, che Jannacci ama far diventare eroi romantici e disperati. Il suo modo di stare in scena, surreale, distaccato, personalissimo, lo porta naturalmente verso il teatro, e nel 1962 esordisce ufficialmente sul palcoscenico nello spettacolo "Milanin Milanon", con Tino Carraro e Milly. Poi tutto prende forma in un unico, importantissimo luogo, dove Jannacci finalmente riesce a convogliare tutte le sue passioni, il jazz, il cabaret, il rock'n'roll, la canzone d'autore, il teatro. Quel locale è il Derby, a Milano, una straordinaria piattaforma di lancio per una intera generazione di artisti, cantanti, attori, autori, che si legano l'un altro, si confrontano, crescono, cambiano, inventano, ogni sera, in una febbre creativa che diventa di stimolo per molti altri, che nel locale milanese trovano un punto di riferimento importantissimo.
Anno dopo anno Jannacci va avanti, continuando a fare il medico, e il successo arriva e si allarga, collabora con Dario Fo ("Ho visto un re") e con Cochi e Renato, Lauzi, Toffolo, Andreasi, lo chiama Lizzani a recitare in un film, approda in televisione dove per molti anni sarà protagonista di gag e canzoni ancora oggi inimitabili. Tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta Jannacci mette a segno non solo canzoni memorabili come "Vengo anch'io, no tu no", "Faceva il palo", "Messico e nuvole" (scritta da Paolo Conte), "Ragazzo padre", ma scala persino le classifiche di vendita, recita ancora al cinema con Monicelli, collabora con Fiorenzo Fiorentini e Luciano Bianciardi, con Beppe Viola e Marco Ferreri, collabora addirittura alla realizzazione dello storico Carosello del "Pianeta Papalla", il tutto mentre prende la specializzazione in chirurgia, lavorando in Sudafrica con l'equipe di Christian Barnard, rinunciando a godere del successo ottenuto con "Vengo anch'io", scegliendo di restare con i piedi per terra e il cuore nella vita.
E così sarà per tutti gli anni Settanta, dove alternerà la sua atività di medico alle produzioni televisive ("Il poeta e il contadino" del 1973, "Saltimbanchi si muore" del 1979) alla realizzazione di colonne sonore (magnifica quella di "Romanzo Popolare" di Monicelli, ma anche quelle di film diretti da Bolognini, Wertmuller, Samperi, le canzoni sporadiche (da "La Gallina" e "La canzone intelligente" per Cochi e Renato alla bellissima "Silvano"), e gli album, come, nel 1975 un vero capolavoro intitolato "Quelli che...". E' un ritorno al successo, che non lo lascerà più, soprattutto negli anni Ottanta, dove metterà a segno non solo delle canzoni di grande impatto, sia quelle più ironiche sia quelle più drammatiche e appassionate, ma anche degli straordinari spettacoli dal vivo, e poi ancora cinema, teatro, televisione, fino alla sua prima partecipazione al Festival di Sanremo, nel 1989, con "Se me lo dicevi prima", seguita nel 1991 da una seconda partecipazione con "La fotografia", magnificamente interpretata anche da Ute Lemper.
Ma gli anni Novanta non fanno per lui, la sua Milano è cambiata, le storie che a lui piace raccontare non riescono a trovare una casa discografica disposta a pubblicarle e per ben sette anni non esce un solo disco a sua firma. Nel 2001 finalmente pubblica un nuovo album con la collaborazione del figlio Paolo, l'anno seguente vince la Targa Tenco con "Lettera da lontano", premio che vince di nuovo nel 2003. Ma i tempi sono ormai cambiati, Jannacci è uno dei "senatori" della canzone d'autore, amato, rispettato, lodato, premiato, ma ornai lontano da un mondo musicale che si muove al ritmo dell'elettronica e degli mp3.
Non c'è stato in Italia nessun'artista simile a lui, con la sua straordinaria comunicativa, con la sua eclettica intelligenza, con la sua capacità di essere comico, drammatico, appassionato, romantico, ironico, attore e autore, cantante e cabarettista, scrittore e inteprete. E' stato capace di rappresentare un'Italia in grado di essere creativa e solidale, impegnata e divertente, piccola e grande nelle sue miserie e nei suoi splendori. Ed è un autore che meriterebbe di essere scoperto dalle giovani generazioni, che non hanno avuto magari il piacere di vederlo in scena, di scoprirne le doti più profonde, di amarlo come ancora meriterebbe di essere amato.
miss marple- Messaggi : 5556
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Re: Prima pagina
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/04/01/lombardia-smantella-dentisti-pubblici-lultimo-baluardo-e-sacco/226817/
A Milano e dintorni l’odontoiatria è in mano a una serie di service privati che gestiscono gli ambulatori degli ospedali pubblici. E’ l’ennesimo capitolo dell’opaca privatizzazione della Sanità all’ombra del Pirellone. L’eccellenza lombarda tanto sbandierata dall’ex Giunta Formigoni vale 50 milioni di euro l’anno ed è in mano a una “lobby dei denti” formata da personaggi legati a Comunione e Liberazione (leggi l’inchiesta). Tranne una struttura: l’ospedale Sacco, l’ultima frontiera totalmente pubblica sopravvissuta all’assalto dei privati in Regione. “Da noi si curano i ‘casi complessi’ rifiutati altrove – racconta Antonella Spartaco, responsabile del dipartimento cure dentali del nosocomio milanese – Abbiamo fatto una ricerca ed è risultato che la metà dei nostri pazienti ha subito un rifiuto da parte di un altro ambulatorio”. Chi sono i pazienti? “Sieropositivi, malati di tumore, cardiopatici e anziani”, risponde la professoressa. Insomma, gli ultimi. Ma ora questo baluardo rischia di chiudere: a giugno, infatti, molti dei contratti atipici con cui è inquadrato gran parte del personale scadranno e c’è il rischio che non vengano rinnovati, siglando praticamente la morte del servizio. A quel punto i privati faranno a gara per subentrarvi
che vergogna
A Milano e dintorni l’odontoiatria è in mano a una serie di service privati che gestiscono gli ambulatori degli ospedali pubblici. E’ l’ennesimo capitolo dell’opaca privatizzazione della Sanità all’ombra del Pirellone. L’eccellenza lombarda tanto sbandierata dall’ex Giunta Formigoni vale 50 milioni di euro l’anno ed è in mano a una “lobby dei denti” formata da personaggi legati a Comunione e Liberazione (leggi l’inchiesta). Tranne una struttura: l’ospedale Sacco, l’ultima frontiera totalmente pubblica sopravvissuta all’assalto dei privati in Regione. “Da noi si curano i ‘casi complessi’ rifiutati altrove – racconta Antonella Spartaco, responsabile del dipartimento cure dentali del nosocomio milanese – Abbiamo fatto una ricerca ed è risultato che la metà dei nostri pazienti ha subito un rifiuto da parte di un altro ambulatorio”. Chi sono i pazienti? “Sieropositivi, malati di tumore, cardiopatici e anziani”, risponde la professoressa. Insomma, gli ultimi. Ma ora questo baluardo rischia di chiudere: a giugno, infatti, molti dei contratti atipici con cui è inquadrato gran parte del personale scadranno e c’è il rischio che non vengano rinnovati, siglando praticamente la morte del servizio. A quel punto i privati faranno a gara per subentrarvi
che vergogna
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Re: Prima pagina
urge ricerchina sul nuovo assessore alla sanità in regione
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Re: Prima pagina
Burago Molgora (MB
Al cimitero innaffiatoi come i carrelli del supermercato come protezione dai furti continui
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Re: Prima pagina
miss marple ha scritto:
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Re: Prima pagina
si portano l'innaffiatoi conla moneta. nonè propriamente un carello della spesa voglio dire
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Re: Prima pagina
costano sempre meno che al negozio, un euro o al massimo due, io ne "comprerei" uno a questo punto
sturmunddrang- Admin
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Re: Prima pagina
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/10/della-valle-destinare-l1-degli-utili-delle-imprese-a-sol/558293/
Della Valle: “Destinare l’1% degli utili delle imprese alla solidarietà”
"Un modo - ha sostenuto Della Valle - per mettere in circolazione cifre enormi, pari a centinaia di milioni di euro che possono essere messi subito a disposizione". E si moltiplicano le voci di un finanziamento del patron della Tod's a un possibile progetto renziano
Destinare l’1 per cento dell’utile netto delle imprese a progetti di solidarietà sul territorio. Diego Della Valle, patron della Tod’s, annuncia di voler sostenere in questo modo le famiglie e i giovani colpiti dalla crisi sul proprio territorio, e ha invitato gli altri imprenditori e le banche italiane a fare altrettanto. “Un modo – ha sostenuto Della Valle – per mettere in circolazione cifre enormi, pari a centinaia di milioni di euro che possono essere messi subito a disposizione, per sostenere le famiglie e far ripartire l’economia reale del Paese ed evitare lungaggini dovute anche allo stallo politico che sta vivendo il Paese”.
E spiega come la sua azienda affronterà l’iniziativa, a cui “verrà destinato un componente del consiglio di amministrazione“. Della Valle segna obiettivi precisi, indicando come linee prioritarie d’intervento “il mondo dell’infanzia, dei vecchi e quello dei giovani che entrano nel mondo del lavoro“. Secondo l’imprenditore questo è un progetto “non utopico ma realizzabile che già dalla prossima settimana inizieremo ad attuare. Significherebbe fare una finanziaria a modo nostro”. L’impegno degli imprenditori è definito “doveroso” perché “la disperazione vera ha bisogno di avere un pò di conforto”.
Della Valle lancia quindi l’ennesima stoccata. Alla classe politica italiana, colpevole di “grande irresponsabilità. Dopo 40 giorni discutono solo di come salvare le loro sedie. E dall’estero ci guardano”. La condanna dei politici italiani, incapaci, secondo il patron della Fiorentina, di non riuscire a dare un esecutivo stabile all’Italia, fa aumentare i rumors su un suo sostegno economico a Matteo Renzi, che proprio nei giorni scorsi, quasi con le stesse parole, aveva lanciato un appello sulla necessità di fare presto con la composizione del governo.
Il sindaco di Firenze sembra sempre più vicino alla scissione con il Partito Democratico e, in caso di rottura il numero uno della Tod’s, molto vicino a Renzi, potrebbe essere ben felice di metter mano al portafogli per sostenere un progetto nato nelle ‘officine’ renziane.
Farebbe bene prima a riportare in Italia il lavoro che ha trasferito all'estero visto che riporta in Italia il prodotto finito solo per avere il marchio ''made in Italy''
Della Valle: “Destinare l’1% degli utili delle imprese alla solidarietà”
"Un modo - ha sostenuto Della Valle - per mettere in circolazione cifre enormi, pari a centinaia di milioni di euro che possono essere messi subito a disposizione". E si moltiplicano le voci di un finanziamento del patron della Tod's a un possibile progetto renziano
Destinare l’1 per cento dell’utile netto delle imprese a progetti di solidarietà sul territorio. Diego Della Valle, patron della Tod’s, annuncia di voler sostenere in questo modo le famiglie e i giovani colpiti dalla crisi sul proprio territorio, e ha invitato gli altri imprenditori e le banche italiane a fare altrettanto. “Un modo – ha sostenuto Della Valle – per mettere in circolazione cifre enormi, pari a centinaia di milioni di euro che possono essere messi subito a disposizione, per sostenere le famiglie e far ripartire l’economia reale del Paese ed evitare lungaggini dovute anche allo stallo politico che sta vivendo il Paese”.
E spiega come la sua azienda affronterà l’iniziativa, a cui “verrà destinato un componente del consiglio di amministrazione“. Della Valle segna obiettivi precisi, indicando come linee prioritarie d’intervento “il mondo dell’infanzia, dei vecchi e quello dei giovani che entrano nel mondo del lavoro“. Secondo l’imprenditore questo è un progetto “non utopico ma realizzabile che già dalla prossima settimana inizieremo ad attuare. Significherebbe fare una finanziaria a modo nostro”. L’impegno degli imprenditori è definito “doveroso” perché “la disperazione vera ha bisogno di avere un pò di conforto”.
Della Valle lancia quindi l’ennesima stoccata. Alla classe politica italiana, colpevole di “grande irresponsabilità. Dopo 40 giorni discutono solo di come salvare le loro sedie. E dall’estero ci guardano”. La condanna dei politici italiani, incapaci, secondo il patron della Fiorentina, di non riuscire a dare un esecutivo stabile all’Italia, fa aumentare i rumors su un suo sostegno economico a Matteo Renzi, che proprio nei giorni scorsi, quasi con le stesse parole, aveva lanciato un appello sulla necessità di fare presto con la composizione del governo.
Il sindaco di Firenze sembra sempre più vicino alla scissione con il Partito Democratico e, in caso di rottura il numero uno della Tod’s, molto vicino a Renzi, potrebbe essere ben felice di metter mano al portafogli per sostenere un progetto nato nelle ‘officine’ renziane.
Farebbe bene prima a riportare in Italia il lavoro che ha trasferito all'estero visto che riporta in Italia il prodotto finito solo per avere il marchio ''made in Italy''
miss marple- Messaggi : 5556
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Re: Prima pagina
dopo la prima riga ho avuto lo stesso pensiero
a me 'sta gente che crede di ripulirsi con la beneficenza ..... non parlo và ....e invece vedrai come saranno tutti pucci pucci
a me 'sta gente che crede di ripulirsi con la beneficenza ..... non parlo và ....e invece vedrai come saranno tutti pucci pucci
sturmunddrang- Admin
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