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Il matrimonio segreto

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Messaggio Da La Sкaßalqaatsaя Dom 7 Ott 2012 - 12:58

boh, io ho sempre saputo ch era indiretta
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Messaggio Da Sherazade Lun 8 Ott 2012 - 7:31

Buongiorno a tutte... Direi che le recensioni dei giornalisti sono... professionali. Ma com'è che non vedo una sola delle vostre recensioni? Io non c'ero, avrei piacere di leggere le vostre opinioni... ...
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Messaggio Da miss marple Lun 8 Ott 2012 - 9:37

dal Metamorgan, recensione di Angelo Foletto per Repubblica

Il matrimonio segreto - Pagina 4 552427_497774613574459_1674525367_n


dal Metamorgan, recensione di Enrico Girardi per il Corriere della Sera

Il matrimonio segreto - Pagina 4 540961_497779236907330_1374643630_n

Cinguettio:

Gino&Michele ‏@GinoeMichele
Bravi dir art Renata Rapetti,Marco Castoldi cioè Morgan, Mercedes Martini che si sono re-inventati l'opera Il Matrimonio segreto a Novara.
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Messaggio Da La Sкaßalqaatsaя Lun 8 Ott 2012 - 13:58

hanno scritto tutti? non manca più nessuno?
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Messaggio Da miss marple Lun 8 Ott 2012 - 14:55

a parte le solite riprese da altri giornali ..........che io sappia non so ......mo tocca a te rimba fon
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Messaggio Da miss marple Lun 8 Ott 2012 - 16:42

Da Inarte - articolo sulla Stampa











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Messaggio Da sturmunddrang Lun 8 Ott 2012 - 16:50

non si legge niente no
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Messaggio Da miss marple Lun 8 Ott 2012 - 17:06

qui invece si vede bene e si sente anche meglio, dal tg3 regionale di sabato 6 ottobre muscoli chupa Smile

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-eb446e0c-b39d-4b71-9e7c-13c8099f6b48-tgr.html#p=0
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Messaggio Da sturmunddrang Lun 8 Ott 2012 - 17:30

twitter di Bernardini di tvtalk che abbiamo visto in platea

Massimo Bernardini ‏@MaxBernardini
Teatro Coccia di NO, scena dal Matrimonio segreto di Cimarosa, regia, molto creativa, di Morgan
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Messaggio Da La Sкaßalqaatsaя Lun 8 Ott 2012 - 18:37

da teatro.org

http://www.teatro.org/spettacoli/recensioni/il_matrimonio_segreto_23438
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Messaggio Da miss marple Mar 9 Ott 2012 - 14:44

Un po' in ritardo, ma arrivo a scrivere le mie impressioni sulla serata di venerdì

Devo dire che Novara, per quel poco che ho visto durante la passeggiata pre-teatro, non è che mi ha entusiasmato molto. Classica città della provincia padana con grandi trascorsi imprenditoriali ma con un presente un po'appannato e sonnolento. Fuori dal teatro c'erano i crocchi degli invitati alla prima e degli habituées, c'è stato anche qualche sfoggio di stola di visone e di mises vintage in ricordo dei bei tempi, quando un evento non era creato via web.
L'emozione mia e quella che ho visto negli occhi delle mie compagne d'avventura quando abbiamo aperto la porta del palco era palpabile........mi è venuta in mente la canzone del Quartetto Cetra ''in un vecchio palco della Scala .....'' ( canzone che mi cantava mia mamma eh, non facciamo le furbe Cool ) , l'affaccio al balconcino e la vista dell'orchestra che accordava ci ha reso euforiche, libretto alla mano abbiamo cominciato a leggerci le note del regista e tutta la prefazione. Sul palco visibile perchè fuori dal sipario c'era la famosa poltrona Cimarosa, che a dir la verità aveva molte tonalità di rosa Very Happy , la cui forma era ripresa nelle piccole coperture delle luci bordo palco. Fra gli strumenti dell'orchestra era presente anche un clavicembalo suonata da una giovane musicista con tanto di parrucca settecentesca.
Nella platea sottostante c'erano molti scambi di convenevoli fra vip e autorità cittadine e quindi fra noi 'palchettiste' abbiamo cominciato il gioco di chi ne riconosceva di più, ma l'attenzione si è spostata all'entrata della sala all'arrivo del regista in frac nero con gilét rosso e papillon del medesimo colore con lattina di bibita in tinta. Dopo il canonico quarto d'ora di ritardo, le luci si sono abbassate ed è partita l'overture con scorrimento dei titoli, che sarebbero stati di coda, sul sipario. La scenografia era veramente minimalista, voluta sicuramente dal regista ma anche specchio dei tempi che viviamo. La prima scena rappresenta l'incontro d'amore dei due sposi segreti e devo dire che sono rimasta leggermente interdetta quando il tenore si è abbassato i pantaloni ed ha cantato l'aria che gli competeva in mutande, naturalmente anche la sposa era discinta e il loro ''comizio d'amore'' cantato e recitato mi è parso efficace. Il primo atto se ne è volato via fra prove di canto lirico veramente ottime, molto applaudite, e studiate gag ben recitate che hanno provocato le risate del pubblico, devo dire a volte anche fuori tempo o ingiustificate.
Nel secondo atto, il cameo del regista Marco Castoldi, che a dir la verità è rimasto in scena per quasi tutta l'opera, prima sotto forma di un manichino vestito con i suoi abiti e il suo mezzo cilindro, poi con la sua apparizione nel palco di proscenio tra il sulfureo e il mefistofelico e alla fine con l'unirsi alle comparse nel festoso lancio di nastri colorati a festeggiare il perdono del padre agli sposi ormai svelati.
Come ho detto alcuni giorni fa, in un breve commento, devo dire che quest'opera è l'ideale per avvicinare i giovani e i digiuni di melodramma in generale, al mondo dell'opera che ormai da anni soffre la disaffezione di un pubblico che trova difficoltà a riconoscersi nelle vicende, spesso tragiche, di storie datate ormai XIX secolo come massimo.
Non dimentico però che l'amore, sempre alla base del melodramma, è ciò che muove anche oggi gli odi e le passioni degli uomini; l'amore in senso universale non solo quello fra due individui.
L'attualità di quest'opera è dovuta anche al fatto che anche ai giorni nostri esistono amori contrastati e avversati dalle famiglie, non più sicuramente per questioni di ceto sociale, ma per motivazioni religiose o razziali.
In questo lavoro ho visto molto di Marco Castoldi, della sua storia personale passata e presente, quest'ultima sottolineata da un piccolo gesto di Carolina, che si accarezza dolcemente il ventre e guardando negli occhi il suo sposo, gli comunica con lo sguardo la lieta novella.
Non so quanto quest'esperienza influirà sul lavoro futuro di Castoldi, ma io vi ho visto il segno di un cambiamento, di un Karma che potrà dare vita a un nuovo SamsKara.
Dunque, lunga vita al Maestro Marco Castoldi.


Ultima modifica di miss marple il Mer 10 Ott 2012 - 0:28 - modificato 1 volta.
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Messaggio Da La Sкaßalqaatsaя Mar 9 Ott 2012 - 15:27

Very Happy

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Messaggio Da sturmunddrang Mar 9 Ott 2012 - 15:56

lattina di bibita in tinta Laughing

faccio una nota sui titoli
nei vecchi film a me è capitato spesso di notare che i titoli erano ricchissimi di informazioni, non come quelli di oggi, dove appunto viene scritto tutto solo alla fine
non so se è un caso dei film che ho visto io o se fosse una prassi generalizzata
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Messaggio Da barbarella Mar 9 Ott 2012 - 16:53

Smile

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Messaggio Da La Sкaßalqaatsaя Mar 9 Ott 2012 - 19:30

che informazioni pensi che manchino oggi rispetto a ieri?

considera che i titoli di testa fanno parte del film e possono essere più ridotti o più ricchi o mancare completamente, a seconda
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Messaggio Da sturmunddrang Mar 9 Ott 2012 - 21:48

intendo che oggi la maggior parte delle informazioni sono in quelli di coda
a me è capitato di vedere film molto vecchi con addirittura il nome del parrucchiere in quelli di testa
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Messaggio Da La Sкaßalqaatsaя Mer 10 Ott 2012 - 6:46

ah sisi
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Messaggio Da Sherazade Mer 10 Ott 2012 - 7:57

miss marple ha scritto:Un po' in ritardo, ma arrivo a scrivere le mie impressioni sulla serata di venerdì

Devo dire che Novara, per quel poco che ho visto durante la passeggiata pre-teatro, non è che mi ha entusiasmato molto. Classica città della provincia padana con grandi trascorsi imprenditoriali ma con un presente un po'appannato e sonnolento. Fuori dal teatro c'erano i crocchi degli invitati alla prima e degli habituées, c'è stato anche qualche sfoggio di stola di visone e di mises vintage in ricordo dei bei tempi, quando un evento non era creato via web.
L'emozione mia e quella che ho visto negli occhi delle mie compagne d'avventura quando abbiamo aperto la porta del palco era palpabile........mi è venuta in mente la canzone del Quartetto Cetra ''in un vecchio palco della Scala .....'' ( canzone che mi cantava mia mamma eh, non facciamo le furbe Cool ) , l'affaccio al balconcino e la vista dell'orchestra che accordava ci ha reso euforiche, libretto alla mano abbiamo cominciato a leggerci le note del regista e tutta la prefazione. Sul palco visibile perchè fuori dal sipario c'era la famosa poltrona Cimarosa, che a dir la verità aveva molte tonalità di rosa Very Happy , la cui forma era ripresa nelle piccole coperture delle luci bordo palco. Fra gli strumenti dell'orchestra era presente anche un clavicembalo suonata da una giovane musicista con tanto di parrucca settecentesca.
Nella platea sottostante c'erano molti scambi di convenevoli fra vip e autorità cittadine e quindi fra noi 'palchettiste' abbiamo cominciato il gioco di chi ne riconosceva di più, ma l'attenzione si è spostata all'entrata della sala all'arrivo del regista in frac nero con gilét rosso e papillon del medesimo colore con lattina di bibita in tinta. Dopo il canonico quarto d'ora di ritardo, le luci si sono abbassate ed è partita l'overture con scorrimento dei titoli, che sarebbero stati di coda, sul sipario. La scenografia era veramente minimalista, voluta sicuramente dal regista ma anche specchio dei tempi che viviamo. La prima scena rappresenta l'incontro d'amore dei due sposi segreti e devo dire che sono rimasta leggermente interdetta quando il tenore si è abbassato i pantaloni ed ha cantato l'aria che gli competeva in mutande, naturalmente anche la sposa era discinta e il loro ''comizio d'amore'' cantato e recitato mi è parso efficace. Il primo atto se ne è volato via fra prove di canto lirico veramente ottime, molto applaudite, e studiate gag ben recitate che hanno provocato le risate del pubblico, devo dire a volte anche fuori tempo o ingiustificate.
Nel secondo atto, il cameo del regista Marco Castoldi, che a dir la verità è rimasto in scena per quasi tutta l'opera, prima sotto forma di un manichino vestito con i suoi abiti e il suo mezzo cilindro, poi con la sua apparizione nel palco di proscenio tra il sulfureo e il mefistofelico e alla fine con l'unirsi alle comparse nel festoso lancio di nastri colorati a festeggiare il perdono del padre agli sposi ormai svelati.
Come ho detto alcuni giorni fa, in un breve commento, devo dire che quest'opera è l'ideale per avvicinare i giovani e i digiuni di melodramma in generale, al mondo dell'opera che ormai da anni soffre la disaffezione di un pubblico che trova difficoltà a riconoscersi nelle vicende, spesso tragiche, di storie datate ormai XIX secolo come massimo.
Non dimentico però che l'amore, sempre alla base del melodramma, è ciò che muove anche oggi gli odi e le passioni degli uomini; l'amore in senso universale non solo quello fra due individui.
L'attualità di quest'opera è dovuta anche al fatto che anche ai giorni nostri esistono amori contrastati e avversati dalle famiglie, non più sicuramente per questioni di ceto sociale, ma per motivazioni religiose o razziali.
In questo lavoro ho visto molto di Marco Castoldi, della sua storia personale passata e presente, quest'ultima sottolineata da un piccolo gesto di Carolina, che si accarezza dolcemente il ventre e guardando negli occhi il suo sposo, gli comunica con lo sguardo la lieta novella.
Non so quanto quest'esperienza influirà sul lavoro futuro di Castoldi, ma io vi ho visto il segno di un cambiamento, di un Karma che potrà dare vita a un nuovo SamsKara.
Dunque, lunga vita al Maestro Marco Castoldi.


In un palco della scala di Kramer piace molto anche a me e adoro il Quartetto Cetra... voglio conoscere tua mamma, assolutamente! sisi

L'Ammmmore continua, come nelle storie datate che dicevi, a muovere il mondo, non c'è nulla da fare... anche quello del Castoldi! amore

Mi incuriosisce il Tenore in mutande... miss, cosa mi dici mai? boh

Ottimo lavoro miss marple, grazie! amici
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Messaggio Da miss marple Mer 10 Ott 2012 - 9:08

A Milano dicono: ''sun rimasta cume quei de la mascherpa''
cioè allibita, senza parole, interdetta.
La prima scena, quella del duetto fra i due sposi, è piuttosto lunga e deve mostrare il desiderio carnale che c'è fra i due, quindi bene la prova d'attore, ma la scelta di tenere Paolino tutto il tempo con i pantaloni alla caviglia, a mio parere lo ridicolizza.
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Messaggio Da Sherazade Mer 10 Ott 2012 - 9:21

miss marple ha scritto:A Milano dicono: ''sun rimasta cume quei de la mascherpa''
cioè allibita, senza parole, interdetta.
La prima scena, quella del duetto fra i due sposi, è piuttosto lunga e deve mostrare il desiderio carnale che c'è fra i due, quindi bene la prova d'attore, ma la scelta di tenere Paolino tutto il tempo con i pantaloni alla caviglia, a mio parere lo ridicolizza.

...in effetti un uomo in mutande con il calzoni arrotolati sui piedi... non è che poi mi ispiri chissà che piacere carnale! bah
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Messaggio Da barbarella Mer 10 Ott 2012 - 9:54

ahahahaha miss sei troppo forte ! beh effettivamente questa scena mi ha lasciata un pò interdetta. Shocked

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Messaggio Da sturmunddrang Mer 10 Ott 2012 - 16:00

altro articolo
che noia, anche questo positivissimo fon

http://www.gbopera.it/2012/10/%C2%ABtutti-quanti-han-da-brillar%C2%BB-per-cimarosa-al-coccia-il-matrimonio-segreto-a-novara/

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Messaggio Da miss marple Mer 10 Ott 2012 - 21:12

http://www.artisceniche.com/2012/morgan-allopera-il-teatro-di-un-musicista-cineasta/.

MORGAN ALL’OPERA. IL TEATRO DI UN MUSICISTA CINEASTA
La cosa importante di questo debutto era che se ne parlasse. Sulle grandi testate specialmente. Perché in questi casi, questo conta: avere la massima eco. Le operazioni di marketing ai tempi dei reality sono fatte così: serve un nome di richiamo. Oggi, in ogni teatro, durante la stagione, che sia uno spettacolo di cartellone principale, collaterale o di ospitalità, ci sono sempre almeno un paio di nomi televisivi. Non se ne esce. Qui siamo all’opera e il nome televisivo che deve attirare è quello degli scandali e del mostro da sbattere in prima pagina, insomma la proverbiale scelta coraggiosa con cui ti giochi veramente tutto.

Molti hanno ricordato che Morgan è l’ex Bluvertigo. Una ex rockstar. Insomma, robetta. Perché non c’è niente di peggio di una rockstar decaduta. Se poi si ricicla in tv, nessuno si lancia in anatemi, quelli sono appannaggio dei fans, non degli addetti ai lavori, perché ben venga la televisione, visto che è bacino di raccoglimento di nomi di richiamo che a volte si rivelano dei talenti straordinari. È come quando ci sono le prime alla Scala: si ricorda il titolo, il nome del direttore d’orchestra, magari quello del regista ma l’evento consiste in cose tipo i vestiti di Valeria Marini, il girocollo di brillanti della Moratti, Marina Ripa di Meana con una pelliccia di mongolia imbrattata di sangue finto, contestazioni di varia natura che, pur legittime, sembrano avere senso solo in quel tipo di occasioni.


In questo caso il nome di richiamo è utilizzato in base alla conoscenza di massa del pubblico. Le effettive capacità dell’incaricato, necessarie allo scopo, non sono conosciute o almeno non verificate, perché la tv non le mostra o quantomeno il meccanismo televisivo dell’intrattenimento fa in modo che non si rivelino completamente.



Dire “ex bluvertigo”, dà una connotazione quasi giustificativa da parte di tutti, perché Morgan è effettivamente quello di X Factor ma è anche uno che 15 anni fa (ere geologiche insomma, per i canoni di oggi) stava in una band e quindi di musica si presume che ne capisca qualcosa. Solo che Morgan dei Bluvertigo (diventati i Bluvertigo di Morgan dopo X Factor) è presente anche in questa opera che abbiamo visto al Coccia. È la stessa persona di allora. E non lo ha detto nessuno, perché la maggior parte delle persone che hanno scritto di questo allestimento non conoscono Morgan dei Bluvertigo (per il cui riferimento nei saluti finali, la sottoscritta sentitamente ringrazia). E soprattutto, all'epoca, molti di questi che hanno scritto non c’erano ai concerti, non erano davanti a MTV a guardare i programmi scritti da lui o a vedere “Il tornasole” dove faceva il recupero di tutta la tradizione musicale italiana.



Credo che sia molto difficile capire il valore culturale di questo allestimento de “il matrimonio segreto” se non si è vissuti i Bluvertigo. È un valore importante perché questo gruppo ha segnato una generazione per la proposta espressa in una forma estetica che non era solo visiva, ma era anche musicale, di concetti, di contenuti. Era un modo di vivere e di proiettarsi in Europa: l’MTV award fu il riconoscimento dell’Europa a una generazione di italiani che veniva presa in considerazione non solo dal mercato musicale di massa ma da quello culturale perché all'epoca c'era un grande fermento e probabilmente ci si voleva anche riscattare dallo scandalo di Mani Pulite degli anni precedenti. L’Europa era pronta (come la è anche oggi) ad accogliere la generazione di nuovi creativi di cui i Bluvertigo si erano meritati l’investitura di ambasciatori. L’Italia c’era e c’era con i Bluvertigo.

In quest’opera si ripete un po’ questo modello, questa visione, un’estetica neoborghese e coltissima ma non per questo non fruibile, anzi, globalizzata ma con un’ironia finissima e tipicamente meneghina.

Morgan ha sempre avuto una grandissima teatralità, perché stare su un palco con un gruppo vuol dire partecipare a un rituale che forse non è strutturato e regolamentato come quello della prosa convenzionale, ma che sicuramente ha molti più punti di contatto con un teatro d’azione e di partecipazione. In più Morgan, non l’ha scritto NESSUNO, sa leggere la musica.



il suo allestimento è cinematografico perché prende i segni di gran parte della storia del cinema, quasi sicuramente non intenzionali, ma inevitabili perché acquisiti e interiorizzati non solo dal’artista ma da intere generazioni, e non c’è solo il cinema, ma c’è il design, le illustrazioni, la pittura. I titoli di coda che impegnano tutta l’ouverture dell’opera, sono solo l’indicazione più evidente. Il suo cameo non è fine a se stesso, alla Hitchcock, sebbene Morgan sfrutti l’insegnamento hitchcockiano superandolo perché non è una semplice firma, è partecipativo, elegge un flogger a MacGuffin fornendolo al suo personaggio in modo che porti avanti la scena. Si fa egli stesso parte dell’opera, perché lui non ne è padrone ma ne è servo come tutti gli altri; riesce a reggere il recitativo secco forse non con la voce, come capiterebbe a moltissimi del pubblico (e questo permette un’ulteriore identificazione, quindi un avvicinamento, da parte degli spettatori in sala) ma tiene il ritmo e la melodia. L’ironia e la grazia con cui si pone, sono il vero tratto distintivo di questa sua partecipazione, sia come personaggio che come metteur en scène. I colori sono forti e calibratissimi, magnificamente mescolati, vivaci ma non saturi, le luci sono taglienti e l’espressività degli attori è organizzata tramite una gestualità poco enfatica ma comunque identificativa. Gli elementi di scena non sono mai ridondanti, sebbene spettacolari e anche gli exploit sono centellinati: il drappo rosso, il caffè, “Maestro, Cimarosa!”. È tutto molto garbato e ironico: già a sipario chiuso vediamo delle mini poltroncine ad accogliere spettatori e spettacolo, parascintille di ipotetici fuochi di illuminazione sulla ribalta di un teatro settecentesco. Lo scomponimento visivo delle parole cantate assegna un’ importanza centrale ai fonemi, i quali vengono arricchiti di più significanti che a loro volta, modificati, creano giochi di parole forieri di nuovi significati.



la casa sventrata, dietro, non può non far pensare a una delle illustrazioni di Escher o a De Chirico, suggerimento quasi sicuramente involontario ma non dissimile da quello che fa Bob Fosse in “Cabaret” quando cita Otto Dix. I personaggi sul retro, scuri e lunghi a mezza via tra le statue di Giacometti e i mimi di provenienza dal teatro danza. Nelle note di regia Morgan fa capire che sia i personaggi che queste ombre possiamo essere noi che ci osserviamo. Sovrappensiero ti guardi vivere e ti incammini. E morgan si è incamminato in questa opera: più che un traghettatore, sembra esprimere la sua vita d’artista.

la musica e la messa in scena appartengono anche a lui, che ne è per primo spettatore e, come noi, la vive insieme a noi e ai suoi personaggi. Noi guardiamo l’opera di Morgan, che è in scena insieme agli altri con segni di varia natura, dalla gestualità alla rappresentazione di se stesso. Alla fine non è il personaggio egocentrico che partecipa perché deve esserci a tutti i costi, ma è il discepolo della musica e del teatro che vuole condividere insieme a gli altri, perché l’unica gerarchia nell’arte è che essa è superiore a chiunque, pur appartenendo a tutti.



A Morgan è stata data una possibilità che potrebbe rivelarsi veramente un territorio estremamente fruttifero, anche nell’ambito della prosa e chissà, in tempi di maggior disponibilità economica, magari permettergli la realizzazione di una sua propria gesamtkunstwerk. Le potenzialità ci sono tutte e si sono già in parte espresse.

scritto il 9 Ottobre 2012





Ho dovuto rileggere due volte questa recensione per capirne il reale significato, perchè l'autrice ha fatto la scelta coraggiosa di parlare in modo crudo di un sistema di marketing dell'arte che altri nei loro articoli hanno solo ventilato. Anzi questi ultimi hanno fatto di peggio, sottolineando quanto il lavoro del regista Castoldi sia destinato a non lasciar traccia e definendolo addirittura kitsch, che per chi non fosse edotto, significa privo di creatività e originalità. Giudizio pesante no?
E' stato chiamato nei vari articoli succedutisi dopo la prima: l' ex Bluvertigo il giudice di xfactor...........come se il suo nome e cognome non bastasse. E anche di questo si è resa conto la giornalista che ha scritto il pezzo sopra.
E anch'io, reduce da un concerto a luglio di Morgan alle 'scimmie', ho ricordato con quanta amarezza l'artista abbia chiuso il suo concerto definendosi: l'ex Bluvertigo, l'ex di Asia Argento, il giudice di xf, il tossicodipendente........ossia riproponendo i luoghi comuni che lo perseguitano e che non permettono al pubblico di vedere il suo valore al di là degli stereotipi.
Ecco, nell'articolo sopra io leggo il rimarcare il percorso iniziato da Morgan ragazzo nei Bluvertigo con scelte intellettuali difficili che hanno permesso al gruppo di aprire una nuova strada a tanti altri venuti dopo, cioè una via che non era di nicchia ma nemmeno mainstream. Per questo presentare Marco Castoldi come exBV è come non riconoscere tutto ciò che ha fatto dopo, che è nato dalla sua maturazione artistica sicuramente ma anche dalle solide basi preparate nel lavoro col gruppo.
I riferimenti cinematografici, pittorici, scultorei sono illuminanti in questa recensione, unici soprattutto, che denotano una cultura in chi scrive che va al di là della semplice stesura di un pezzo e che riescono a mostrare richiami artistici per palati fini.
Peccato sia stata presa poco in considerazione, anzi addirittura giudicata negativamente.
D'altra parte il piattume che gira sul web ama le cose che non debbano richiedere uno sforzo di comprensione e che non prevedano la curiosità di ricercare per capire. Diciamo che si preferiscono gli articoli ''scritti in ginocchio'' come lì definì un famoso giornalista che conosceva il mestiere






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Messaggio Da La Sкaßalqaatsaя Mer 10 Ott 2012 - 21:50

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Messaggio Da barbarella Gio 11 Ott 2012 - 9:00

ah questa recensione è stata giudicata negativamente ? robe da pazzi! Shocked

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Il matrimonio segreto - Pagina 4 Empty Re: Il matrimonio segreto

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