il monolite nell'occhio
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Messaggio Da miss marple Sab 13 Apr 2013 - 23:37


Mari saccheggiati, scarseggia il pesce:
domani sarà finito quello italiano
Se immaginiamo di consumare prima la produzione nazionale, rimarremmo senza prodotti ittici il 14 aprile. E' il "Fish Dependence Day", quello in cui si iniziano a consumare le importazioni. E ogni anno arriva prima. Gli ambientalisti: "La Ue deve impegnarsi a porre fine alla pesca eccessiva"
di ANTONIO CIANCIULLO


ROMA - Continuiamo a consumare più di quello che la natura attorno a noi offre. Per ora ce la caviamo importando di più, ma la pressione sugli ecosistemi cresce e l'equilibrio globale si fa sempre più fragile. Quest'anno il Fish Dependence Day, il giorno in cui si comincia a dipendere dal pesce importato, scatterà domani.

IL CALENDARIO DEL "FISH DEPENDENCE DAY"

Immaginando di consumare per prima tutta la produzione nazionale annua, gli italiani si troverebbero la tavola priva di pesce a partire dal 14 aprile. E se invece, nella realtà, continuiamo tutto l'anno a mettere al forno orate e a preparare zuppe di gamberetti è perché le importazioni crescono.

Il rapporto reso noto da una rete di associazioni ambientaliste, Ocean2012/Nef, spiega che anche l'Europa non se la passa bene, con un livello di autosufficienza che arriva solo al 4 luglio. Dal 1993, le catture della Ue sono infatti diminuite costantemente facendo crollare in pochi anni del 25% il pescato e del 25% il reddito delle comunità che dipendono dalla pesca. Decisamente non un buon affare anche dal punto di vista economico, tanto che l'Unione sta affannosamente cercando di porre riparo al progressivo depauperamento dei mari.

Nel 2007 il totale delle catture nelle acque europee ammontava a poco più di 4 milioni di tonnellate, appena il 38 per cento del consumo totale di pesce (10,7 milioni di tonnellate). Solo due anni prima, l'Unione europea aveva in bilancio 5,4 milioni di tonnellate di pesce, cioè più della metà del suo consumo annuale (9,3 milioni di tonnellate). Un impoverimento che viaggia parallelo alla crescita della domanda. In media ogni cittadino europeo consuma più di 22 chili di prodotti ittici all'anno. E nel mondo un miliardo di persone dipendono dal pesce come fonte principale di proteine.

Dunque anche calcolando di fare affidamento sulla capacità di pesca continentale, il grado di autosufficienza italiano continua a diminuire: è sceso dal 32,8% al 30,2% negli ultimi due anni. Stiamo diventando sempre più dipendenti dal pesce proveniente da acque non-europee. E il Fish Dependence Day arriva sempre prima: era il 30 aprile nel 2011, il 21 aprile nel 2012, quest'anno ci si ferma al 14 aprile.

"Abbiamo poco più di cento giorni di autonomia ittica all'anno: un vero paradosso per il nostro paese, circondato da 8.000 chilometri di costa", dichiara Serena Maso, coordinatrice nazionale di Ocean2012. "Il problema ha una spiegazione molto semplice. La popolazione mondiale cresce, il consumo di pesce pro capite aumenta (più 3,6% l'anno) e i pescherecci diventano sempre più potenti. Risultato: si pesca troppo e spesso in modo non selettivo, si preleva pesce dal mare a un ritmo più veloce del tasso di riproduzione degli stock ittici. L'Ue deve assumersi l'impegno di porre fine alla pesca eccessiva entro il 2015 per poter recuperare un miglior equilibrio marino entro il 2020"


Ecco
tanto fanno tutti orecchie da mercante cucu
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Messaggio Da La Sкaßalqaatsaя Dom 14 Apr 2013 - 17:49

ma se nonfanno altro che ripete che ilconsumo di pesce e carne è crollato percè la gente mangia le uova e pollo che costano meno, dadove arriva questa scarsità?
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Messaggio Da sturmunddrang Dom 14 Apr 2013 - 20:01

dai 6 miliardi di abitanti
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Messaggio Da sunflower Mar 16 Apr 2013 - 8:44

Bombe sulla maratona di Boston. Almeno tre morti e 140 feriti

Attacco terroristico agli Usa. Torna l'incubo 11 settembre. A Boston due forti esplosioni in sequenza vicino alla linea d'arrivo della corsa cittadina. Trovati nella zona altri cinque ordigni, sono stati fatti brillare. Una delle tre vittime è un bambino di 8 anni. Circa 140 feriti. Molti in gravi condizioni, alcuni amputati. Si teme che il numero dei morti possa aumentare

Barack Obama promette vendetta: "Troveremo i responsabili e gliela faremo pagare". Stato di allerta anche a New York, Washington e tutte le principali città Usa. Fbi: "Attacco terroristico". Le piste: un qaedista, un nemico interno oppure un folle ispiratosi alla strage di Newtown

Gli ordigni sono stati azionati tramite un cellulare. In un video appare un uomo sospetto con due zainetti. E poi c'è il mistero di una persona sul tetto...
Prima pagina - Pagina 8 Boston-attentato-5001

qui il resto dell'articolo,con foto e cronaca :

http://affaritaliani.libero.it/cronache/usa-attentato-a-boston-morti160413.html
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Messaggio Da miss marple Mar 16 Apr 2013 - 11:34

sto vedendo adesso su sky triste
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Messaggio Da miss marple Sab 20 Apr 2013 - 10:47

http://www.corriere.it/tecnologia/mobile/13_aprile_19/glass-google-no-vendita-ebay_3bbddbce-a8ed-11e2-bb65-9049b229b028.shtml


PROPRIETÁ NON PROPRIO PRIVATA
I Glass su eBay? Si autodistruggono
Google proibisce agli acquirenti della «Explorer edition»
di disporne liberamente: verrebbero disattivati da remoto

MILANO - Costano 1.500 dollari gli occhialini intelligenti di Google. Il colosso californiano darà la possibilità a circa ottomila fortunati di acquistare un prototipo. Tuttavia, chi compra un paio di Glass non sarà il possessore ultimo. Mountain View si riserva il diritto di «distruggere a distanza» il dispositivo se verrà rivenduto o prestato. Il caso è sintomatico.


I GLASS, PER UNA VITA INTERA - «Questi occhialini si autodistruggeranno in tre secondi»: Google proibisce agli acquirenti della «Explorer Edition» di «rivendere, prestare, trasferire o dare a un'altra persona» i Glass. Pare infatti che ci sia un fiorente «mercato nero» per gli occhiali dei miracoli. La rivista Wired riferisce di un uomo che ha messo all’asta su eBay i suoi Glass preordinati (a 90.000 dollari) ma di aver ritirato l’offerta appena saputo del divieto. Chiunque viola le disposizioni non solo rischia di perdere qualsiasi garanzia, rimborso o assistenza, ma di vedersi immediatamente disattivato il dispositivo da remoto, come scritto (in piccolo) nelle condizioni di vendita del nuovo «device».

POTERE - Al momento non è chiaro se questi termini molto severi sull'utilizzo sussisteranno una volta che gli occhiali verranno regolarmente messi in commercio, nel 2014. Il caso, però, fa riflettere. Un esempio: se in passato acquistavamo un aspirapolvere o un frullatore, potevamo decidere autonomamente cosa fare del prodotto (aprirlo, regalarlo, aggiustarlo, rivenderlo). Senza dare conto a nessuno. Certo, la cosa peggiore che poteva accadere: l’apparecchio si rompeva e decadeva la garanzia. Oggi, invece, un apparecchio tecnologico non è neccessariamente nostro solo perché lo si è comprato e pagato. Lo aveva già previsto nel 2009 il sociologo di Harvard Jonathan Zittrain nel suo libro «The Future of the Internet - and how to stop it» (Il futuro della rete - e cosa fare per fermarlo). Zittrain aveva messo in guardia: i dispositivi legati fra loro («tethered devices», come li chiama l'esperto) permettono ai produttori di esercitare una nuova forma di potere che va al di là della sola vendita del dispositivo.



Basta non compraglieli cucu
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Messaggio Da La Sкaßalqaatsaя Sab 20 Apr 2013 - 16:35

a quanto pare non è solo questo. cioè da quello che ho capito se compri certi prodotti digitali, tipo una canzone su itnes ( non udo itunes perchè io compro i dischi fisici) praticamente noncompri un file ma la licenza diutilizzo e questa licenza non è cediible a terzi, se tucompri il pc con window s ovviamente tu hai la licenza nn sei rpoprietario del sistema operativo se tu muori tutto ciò che hai comprato digitalmente non è detto che possa passare ai tuoi eredi
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Messaggio Da miss marple Dom 21 Apr 2013 - 9:46

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/19/centrali-nucleari-greenpeace-reattori-in-slovenia-e-svizzera-pericolosi-per-litalia/564566/


Centrali nucleari, Greenpeace: “Reattori in Slovenia e Svizzera pericolosi per l’Italia”
Secondo l'organizzazione ambientalista i risultati degli stress test commissionati dall'Unione Europea su 132 impianti sono sconfortanti. Per il nostro Paese i rischi arrivano da Krsko e Muleberg alle prese con terreni sismici e possibili inondazioni



Il disastro di Fukushima sembra già dimenticato. E’ questa la conclusione di Greenpeace dopo un’indagine sulle centrali nucleari europee. Molti dei 132 reattori nucleari presenti nell’Ue, più altri 5 in Svizzera, restano profondamente insicuri e tre minacciano l’incolumità del nostro Paese. Dopo la tragedia di Fukushima, nel 2011, gli Stati membri dell’Unione Europea hanno progettato una serie di “stress test” per rassicurare i cittadini europei sui pericoli che potevano derivare dalla presenza dei reattori nucleari. Uno studio per condurre a piani d’azione nazionali in grado di fronteggiare le possibili criticità emerse dagli stress test. Ma i risultati sono sconfortanti.

Nel maggio 2012, Greenpeace ha commissionato uno studio per un’analisi indipendente dei risultati degli stress test e adesso, un anno dopo, uno degli autori di quello studio, il fisico Oda Becker, ha prodotto un nuovo rapporto, Updated review of EU nuclear stress-tests, che sottolinea come i piani d’azione nazionale siano palesemente insufficienti ad affrontare i problemi evidenziati dagli stress test. “A dispetto di investimenti anche ingenti – si legge nel rapporto – numerosi aspetti importanti e ben noti non sono stati affrontati e alcune delle questioni che pure sono state affrontate saranno risolte tra anni, lasciando quindi i cittadini europei esposti nel frattempo a rischi”.

Tra le centrali menzionate nel rapporto di Greenpeace ce ne sono due – Krsko in Slovenia e Muleberg in Svizzera – che minacciano anche la sicurezza italiana per ragioni comuni: i terreni sismici sui quali sono costruite e il pericolo di inondazioni.

A Krsko sono in corso lavori per migliorare la resistenza alle inondazioni, ma quando saranno conclusi, solo nel 2015, non basteranno a far ritenere la centrale al sicuro. Anche la centrale di Muleberg è in area sismica e soggetta a inondazioni: non ha un adeguato impianto di raffreddamento in caso di emergenza e i lavori per rendere sicure le piscine di raffreddamento del combustibile nucleare non si concluderanno prima del 2017. Nel rapporto si evidenzia anche come l’impianto sia troppo vecchio “da chiudere senza ulteriori discussioni” sentenzia Greenpeace. I pericoli per l’Italia non finiscono qui, c’è un’altra delle centrali “a rischio”, quella di Mochovche, in Slovacchia, di proprietà dell’italiana Enel, che non gode di ottima salute: esposta a rischio di terremoti fino a quando, nel corso del decennio, non saranno realizzate adeguate protezioni.

Grazie all’esito del referendum del 2011, l’Italia ha scongiurato il rischio nucleare in casa propria, anche se la partita per la messa in sicurezza delle nostre ex centrali da parte della Sogin appare complicata. Tuttavia il trattato Euratom pone il nucleare sotto l’esclusiva competenza di singoli Paesi: possiamo solo fare gli scongiuri e toccare ferro.
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Messaggio Da miss marple Mar 23 Apr 2013 - 11:53

http://www.corriere.it/inchieste/reportime/economia/se-nostri-versamenti-imu-finiscono-comune-sbagliato/41721b9a-ab34-11e2-8dd6-b5ff5800dec2.shtml

Se i nostri versamenti Imu finiscono al comune sbagliato
L'unica cosa certa è che l'Imu bisogna pagarlo. Poi a quale comune finiscano i soldi è ancora tutto da scoprire


Tra le molte differenze che hanno caratterizzato il passaggio dall’Ici all’Imu ce n'è una, apparentemente solo un dettaglio, che sta creando nuovi disagi ai comuni.
L’Ici si versava su un bollettino indicando per esteso il comune dove era situato l’immobile.
Per l’Imu no: si usa l’F24 dove il comune è identificato da un codice alfanumerico. L’errore è però dietro l’angolo perché basta scrivere male una H, letta dall’intermediario come una M e il tributo invece di andare, per esempio, a Prato (codice H002) arriva nelle casse di Villarbasse in provincia di Torino (M002). Oppure basta invertire due numeri e i soldi destinati a Castellamare di Stabia (C219), andranno a Castelnovo ‘Ne Monti (C129), un piccolo comune in provincia di Reggio Emilia dove hanno già ricevuto tasse altrui per 23mila euro. Soldi che non gli appartengono e che vengono per ora stoccati in un fondo speciale, in attesa di restituirli ai legittimi proprietari.

Il problema maggiore si pone però per i piccoli comuni con i codici molto simili a quelli dei grandi capoluoghi, come ad esempio Rolo (H500) un comune di 4000 abitanti che nell’elenco sta nella posizione precedente a Roma (H501). In molti nella capitale si sono sbagliati e a Rolo è arrivato un 15% di Imu in più del dovuto: un flusso di entrate che ha sballato il rapporto tra vecchia Ici e nuova Imu con conseguente, ingiusto, aumento dei tagli governativi verso il piccolo comune romagnolo.

Infine, i soldi in esubero, sono gli stessi che mancheranno al comune legittimo il quale, in fase di controllo, farà partire gli accertamenti verso i cittadini che a lui risultano “inadempienti”. Certo, c’è una ricevuta, ma occorrerà fare tutta la trafila per dimostrare di avere pagato davvero.

Nessuno oggi può avere la minima idea di quanti siano i versamenti sbagliati che stanno vagando tra gli ottomila comuni italiani, quanti i soldi che aspetteranno mesi prima di tornare nelle casse giuste, quanti i cittadini che dovranno dimostrare di non essere evasori. Problemi che sarebbe stato facile evitare se, affianco al codice, si fosse lasciato lo spazio per indicare anche il nome del comune di riferimento.
Piccole disattenzioni che rendono la burocrazia italiana un mostro da quale difendersi con sempre maggiore attenzione.

boh confuso muro piedi mazza pressa
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Messaggio Da La Sкaßalqaatsaя Mar 23 Apr 2013 - 12:48

ke merde
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Messaggio Da La Sкaßalqaatsaя Mar 23 Apr 2013 - 19:57

http://www.huffingtonpost.it/2013/04/23/mario-monti-blinda-limu_n_3140324.html?utm_hp_ref=tw

cioè, gli servono 16 miliardi, nn possono far pagare le tasse al signor bulgari? bastano 16 bulgari e hai fatto, non è che non si trovano voglio dire.

che poi questi tirano la corda perchè sanno benissimo che la repubblica delle banane è fatta da gente che vota altra gente come i grillini che per dire due parole in croce fanno i raduni di nascosto con grillo che gli dice quello che casaleggio gli ha detto di dire. altro che rivoluzione
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Messaggio Da miss marple Mer 24 Apr 2013 - 11:48


Università, crollano quelle online e private:
in Italia telematiche dimezzate in tre anni
Gli atenei non statali sembrano pagare un altissimo prezzo alla crisi e alla perdita di appeal del titolo universitario. Rispetto al 2009 le new entry alle "unitel" sono passate da 4.445 a 2.252
di SALVO INTRAVAIA


Usa, guerra sulle università online:
"Democratiche? No, solo un bluff"
TAG università, università online, università telematiche, università private Crollano gli immatricolati nelle università telematiche e nelle non statali. Gli italiani non sembrano più credere troppo alle università online né a quelle private. Stando ai dati ufficiali forniti dal portale del ministero dell'Istruzione e Università, in appena tre anni le università telematiche hanno perso quasi metà degli immatricolati al primo anno. Stesso discorso per le università non statali che sembrano pagare un altissimo prezzo alla crisi e alla perdita di appeal del titolo universitario. Nello stesso periodo anche gli atenei statali hanno dovuto cedere una parte del loro patrimonio umano, ma il calo è quasi fisiologico.

Non può certamente dirsi la stessa cosa per le unitel che permettono agli iscritti di seguire le lezioni da casa e di personalizzare i tempi di studio. Dall'anno accademico 2009/2010 al corrente anno le new entry sono passate da 4.445 a 2.252: una vera e propria batosta che ha tagliato del 49 per cento gli immatricolati. E quelle che dovevano rappresentare una opportunità soprattutto per gli studenti lavoratori che avevano in animo di laurearsi segnano pesantemente il passo.

Probabilmente, a contribuire al crollo delle immatricolazioni è stata la crisi che ha prodotto un forte incremento della disoccupazione anche tra coloro - quarantenni e cinquantenni - che adesso non pensano più a laurearsi ma a trovare un lavoro per tirare avanti. Anche le rette non proprio economiche delle università telematiche potrebbero avere pesato sulle scelte degli italiani. E forse anche la perdita di interesse nei confronti di un titolo di studio che un tempo era garanzia di lavoro ma che adesso non assicura più le stesse chance di prima.

I diplomati che si iscrivono all'università sono infatti sempre meno e sembrano preferire, anche per una questione di costi, le università statali che nel triennio in questione hanno perso il 7 per cento di immatricolazioni. Tengono invece le università private che, nonostante le salate tasse da pagare, riescono a limitare i danni. In tre anni le immatricolazioni negli atenei non statali sono calate appena dell'1 per cento. Segno delle difficoltà che stanno attraversando gli atenei statali, colpiti oltremodo dalla riforma Gelmini, e della ricerca da parte delle famiglie più agiate di titoli di studio che possano garantire un futuro ai loro figli
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Messaggio Da miss marple Ven 26 Apr 2013 - 12:33

Due milioni in fuga dalle cure
non hanno i soldi per il ticket

L'Italia era seconda solo alla Francia per la copertura assistenziale, ora invece si va verso il collasso del sistema. "I medici mi dicono che i loro assistiti non hanno soldi. O mangiano o si curano" denuncia Luca Coletto, assessore alla Salute del Veneto. Contemporaneamente, i bilanci delle Regioni, già fiaccati dalla spending review rischiano di finire in rosso
di MICHELE BOCCI e FABIO TONACCI
ROMA - A Francesco mancano i denti per sorridere. "Ero ingegnere, avevo tutto. Poi le cose hanno preso una brutta piega, ho perso il lavoro e i denti. Avevo bisogno di cure, anche per una congiuntivite cronica. Ma dal giorno alla notte, non so come, mi sono ritrovato espulso dal sistema sanitario nazionale". Sessant'anni, ferrarese e un reddito di 38 mila euro che lo ha incastrato in una terra di nessuno. Troppo "giovane" e "ricco" per essere esentato dal ticket. Figuriamoci se ha i soldi per rimborsare i 750 euro della protesi dentale. "Ho provato a chiedere un prestito in banca, invano. E senza denti non posso nemmeno andare ai colloqui di lavoro". Ormai conserva la tessera sanitaria nel portafoglio solo per abitudine. Giusto per ricordarsi di tanto in tanto che la sua salute una volta era tutelata dallo Stato. Che c'era un tempo in cui anche per lui l'articolo 32 della Costituzione aveva un qualche senso. La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo. "No, guardi, lasci perdere... ormai non è più così". Nel 2012 si stima che 1,8 milioni di cittadini italiani abbiano abbandonato il sistema sanitario pubblico, rinunciando a esami, visite, analisi. Non era mai successo prima.

ESPULSI DALLA SANITÀ - Non esistono solo gli esodati della pensione. Ci sono anche quelli del sistema sanitario pubblico, espulsi per quei ticket diventati all'improvviso troppo onerosi. Come Francesco, che dopo una sfilza di no e di porte sbattute in faccia, è stato costretto a rivolgersi al poliambulatorio di Emergency di Marghera, dove ha avuto la fortuna di essere curato gratis. Un'eccezione. In Italia infatti ci sono una valanga di persone per le quali i 45 euro del ticket per farsi vedere da un'oculista o i 65 euro per sottoporsi a una ecografia sono diventati troppi.

Gli italiani scappano dagli ambulatori, oppure sono gli ambulatori a scappare da loro. Questa tendenza si era già vista nel 2011, ma lo scorso anno si è manifestata in tutta la sua drammaticità. Sono i dati sui ticket sanitari a raccontarlo. Nel 2012, tra attività pubblica e convenzionata, l'incasso per le Regioni è stato di 2 miliardi e 285 milioni, cioè 549 milioni in meno di quanto era previsto. E siccome in media un italiano spende 150 euro all'anno in ticket, significa che 3,6 milioni di persone hanno rinunciato a pagarli. Qualcuno si è rivolto alle cliniche private, qualcun altro è entrato tra gli esenti per reddito ed età (guadagnano meno di 36 mila euro e hanno più di 65 anni). Ma la metà di loro, 1,8 milioni, hanno proprio rinunciato a curarsi perché pur non essendo esenti non hanno i soldi per pagarsi il ticket. Esodati. Si tratta di numeri, dietro i quali ci sono i malati e le loro storie. "I medici di medicina generale - denuncia Luca Coletto, assessore alla Salute del Veneto - mi dicono che i loro assistiti non hanno soldi. O mangiano o si curano".

Contemporaneamente, in un effetto perverso, i bilanci delle Regioni, già fiaccati dalla spending review rischiano di finire in rosso anche per colpa dei ticket non riscossi. Le Asl italiane vedono un calo della domanda di prestazioni specialistiche del 5-10 per cento, ma non possono certo eliminare i servizi. Eppure non più tardi del 2000 l'Italia era al secondo posto nel mondo per copertura assistenziale, seconda solo alla Francia. Lo sosteneva l'Organizzazione mondiale della sanità. Come siamo arrivati a questo punto? A chi si rivolge chi ha abbandonato le strutture pubbliche? Cerca di risparmiare o aspettare meno prima di consultare il medico?

LA CRISI DEL SISTEMA SANITARIO - Per la prima volta nel 2013 il Fondo sanitario nazionale, la grande torta del finanziamento statale divisa equamente tra le Regioni in base al numero dei cittadini e alla loro età, è diminuito. Era di 107,8 miliardi lo scorso anno, è sceso a 106,8. Un miliardo tondo in meno. Un taglio pesantissimo, più profondo di quanto hanno fatto gli altri paesi europei. "Quest'anno lo Stato nemmeno è riuscito a garantire l'adeguamento all'inflazione", osserva Amerigo Cicchetti, direttore dell'Alta Scuola di economia e management dei sistemi sanitari. Tutte le Regioni si sono ritrovate con meno soldi, obbligate a un taglio lineare del 5 per cento delle spese sostenute dalle Asl. "Il risultato - sostiene ancora Cicchetti - è stato che invece degli sprechi, sono diminuiti i servizi. Lazio e Abruzzo, per esempio, hanno ridotto i piani vaccinali e i programmi di screening sulla popolazione. Sono aumentati i ticket, si è ridotta l'assistenza domiciliare agli anziani. Scelta molto miope, tra qualche anno avremo più malati di adesso e quindi più spese da sostenere. Invece di combattere gli sprechi, si è deciso di diminuire l'offerta". Da qui al collasso del sistema, il passo è breve. Sarà impossibile garantire gli stessi livelli con le casse dello Stato sempre più vuote.

Sostiene Coletto che "la metà di quelli che non si rivolgono più alle strutture pubbliche lo fa perché non se lo può permettere. Quindi non si cura. Del resto il sistema dei ticket così com'è non funziona". Una ricerca interna commissionata da tutte le Regioni per spiegare cosa sta succedendo negli ambulatori, si conclude così: "La riduzione è dovuta ad un effetto generale della crisi economica e della scarsità di risorse in sanità ed è probabilmente indotta più dall'offerta che dalla domanda, dal probabile trasferimento verso gli acquisti privati dovuto alla popolazione benestante, dall'allontanamento dalle prestazioni per soggetti per i quali il pagamento del ticket creava delle difficoltà". Il secondo punto fa luce su un altro effetto importante della tassazione sempre più alta. Ormai in tutte le Regioni ci sono privati sanitari che offrono visite, esami e analisi a prezzi concorrenziali con quelli delle Asl, in certi casi inferiori. E così si finisce per scegliere queste strutture, dove la risonanza costa 80-100 euro, poco di più del ticket, o dove la visita cardiologica te la fanno con 35 euro, cioè come nel pubblico. E in più i tempi di attesa sono sensibilmente ridotti. Nella rossa Toscana, che ha fatto del sistema sanitario pubblico una bandiera, le associazioni di volontari Misericordie e Pubbliche Assistenze fanno ormai concorrenza agli ospedali con super ambulatori e radiologie che offrono prestazioni in tempo reale. La mattina si telefona per fissare l'ecografia, il pomeriggio si trova posto. Esiste una possibilità di ottenere un appuntamento senza pagare niente, anche se non si rientra nella categoria degli esenti?

L'ULTIMA SPIAGGIA - C'è chi cerca l'ultima spiaggia, che paradossalmente ha un nome che evoca paesi in guerra, crisi umanitarie, terzo mondo. Gli ospedali di Emergency. Ce ne sono due in Italia, a Marghera e a Palermo. Un terzo lo apriranno a Polistena, Reggio Calabria. E ci sono due ambulatori mobili che girano l'Italia. Già questo dovrebbe dire qualcosa di come sta il sistema sanitario nazionale. Nella struttura veneta, in affitto a canone agevolato per grazia del Comune, ogni giorno, dalle 9 alle 18, c'è la fila davanti alle porte dello studio pediatrico, dell'oculista, del ginecologo. Per non parlare dei due ambulatori di odontoiatria, sempre affollati il giovedì. Fanno quello che possono. Moltissimi extracomunitari, molti senza tetto. E poi gli esodati della sanità. "Il venti per cento dei nostri pazienti è cittadino italiano e ha in tasca la tessera sanitaria", spiega Mimmo Risica, cardiologo e responsabile della Medical Division di Emergency. Dal 2006 ad oggi hanno curato 20 mila pazienti, erogando più di 100 mila prestazioni gratuitamente. "Una protesi dentaria di ottima qualità, ad esempio, a noi costa 300 euro e la impiantiamo gratis. Una Asl invece la paga non meno di 700 euro, e chiede un rimborso al paziente. Perché?". I poliambulatori vivono grazie alle donazioni private e ai proventi del 5 per mille. Si finisce qui perché si è nullatenenti, o disorientati dai vari grovigli burocratici del sistema sanitario pubblico. Oppure perché pagare il ticket è diventato insostenibile. In queste condizioni, cosa succederà nei prossimi anni ai conti del sistema sanitario, già in grave difficoltà?

UN FUTURO INQUIETANTE - Il peso dei ticket, già altissimo per i cittadini e per il sistema sanitario, è destinato a crescere. La manovra Berlusconi nel 2011 ha previsto che dal 2014 le Regioni si accollino altri 2 miliardi di euro da recuperare attraverso la "compartecipazione" dei pazienti alle spese sanitarie. Passare da 2,8 miliardi a 4,8 è impensabile. Rischia di crollare tutto. "L'ho detto molte volte che i nuovi ticket non erano sostenibili, per le famiglie e per il sistema". Renato Balduzzi è il ministro alla Sanità uscente e per mesi ha lavorato per trovare misure alternative ai ticket. "Il meccanismo non funziona, ce ne vuole uno diverso. Ho proposto quello basato sulla franchigia". Si tratta di calcolare quanto può dare un cittadino alla sanità e fargli pagare fino a un certo numero di visite ed esami. Superata la soglia otterrà prestazioni gratuite. "Per un sistema del genere - dice Balduzzi - ci vuole un Isee (il sistema di calcolo della ricchezza, ndr) che funzioni. Abbiamo lavorato anche su questo ma sono necessarie delle modifiche". Balduzzi sottolinea come malgrado i problemi il sistema sanitario italiano sia ancora efficiente. "Chi ha una patologia seria può contare su una sanità pubblica con livelli di qualità elevati". C'è però un'erosione su attività talvolta meno complesse ma comunque importanti, come quelle diagnostiche. "Dobbiamo approfittare di questa situazione per lavorare sull'appropriatezza, cioè per eliminare le prestazioni inutili che vengono chieste da molti cittadini". Ottavio Davini è un medico radiologo che ha fatto il direttore sanitario alle Molinette di Torino e di recente ha pubblicato "Il prezzo della Salute". "L'iperconsumo sanitario danneggia la nostra salute. Anche se stiamo affrontando una decrescita sanitaria molto infelice ed era meglio intervenire prima, già che ci siamo dobbiamo provare a salvare il nostro welfare sanitario distinguendo tra le prestazioni che servono e quelle che non servono e garantendo solo le prime. Introducendo criteri di buonsenso nel procacciarsi le prestazioni sanitarie si potrebbero risparmiare molti soldi e forse si otterrebbe più salute. Senza mettere in dubbio l'universalità della sanità". E senza dover perdere i denti e la dignità.
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Messaggio Da miss marple Mar 30 Apr 2013 - 13:13

http://www.repubblica.it/economia/2013/04/30/news/disoccupazione_marzo-57751874/?ref=HREC1-4


Persi 248mila occupati in un anno.
Disoccupazione giovanile al 38,4%
A marzo hanno perso il lavoro 70mila donne: la permanenza al lavoro delle donne over-50 non basta più a garantire la stabilità e, tanto meno, la crescita dell'occupazione. Senza impiego quasi 3 milioni di persone: il tasso di occupazione cala al 56,3%


MILANO - La disoccupazione a marzo resta all'11,5%, lo stesso livello già registrato a febbraio. Lo rileva l'Istat (dati destagionalizzati e provvisori) sottolineando che su base annua il tasso è in crescita di 1,1 punti percentuali con una perdita, rispetto a marzo dello scorso anno, di 248mila posti di lavoro. A marzo gli occupati sono 22 milioni 674 mila (il 56,3% della popolazione), in diminuzione dello 0,2% rispetto a febbraio (-51 mila): un calo che riguarda solo la componente femminile. Mentre gli uomini occupati cresconto di 19mila unità, le donne al lavoro si riducono di 70mila unità: la permanenza al lavoro delle donne over-50, che aveva finora permesso di arginare il calo, non basta più a garantire la stabilità e, tanto meno, la crescita dell'occupazione.

Ancora una volta il conto più salato cade sulle spalle dei giovani tra i 15 e i 24 anni: il tasso di disoccupazione è al 38,4%, in aumento di 0,6 punti percentuali rispetto a febbraio e di 3,2 punti su base annua. I ragazzi in cerca di lavoro sono 635mila. Nel complesso, il mese scorso, i disoccupati erano 2 milioni 950mila disoccupati. Nel dettaglio, il numero delle persone in cerca di lavoro diminuisce dello 0,5% rispetto a febbraio (-14 mila), ma risulta ancora in crescita su base annua, con un aumento dell'11,2%, ovvero di 297 mila.

Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni aumenta dello 0,5% rispetto al mese precedente (+69mila unità). Il tasso di inattività si attesta al 36,3%, in aumento di 0,2 punti percentuali in termini congiunturali e in diminuzione di 0,2 punti su base annua. Sempre a marzo l'occupazione maschile cresce dello 0,1% in termini congiunturali, mentre diminuisce dell'1,3% su base annua. L'occupazione femminile si riduce dello 0,7% sia rispetto al mese precedente sia nei dodici mesi. A livello di genere, il tasso di occupazione maschile, pari al 65,9%, sale di 0,1 punti percentuali rispetto a febbraio, mentre diminuisce di 0,9 punti su base annua. Quello femminile, pari al 46,7%, diminuisce di 0,3 punti sia in termini congiunturali sia rispetto a dodici mesi prima.
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Messaggio Da miss marple Ven 3 Mag 2013 - 16:01

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/05/03/regione-sicilia-legge-mancia-da-25-milioni-deputati-travolgono-crocetta/582179/


Regione Sicilia, legge mancia da 25 milioni. I deputati “travolgono” Crocetta
Il governatore voleva abolire la famigerata "tabella H" del bilancio, ma la corsa alle clientele ha avuto la meglio. In piena crisi, arrivano soldi a pioggia alle associazioni più disparate, ai presepi viventi e a fondazioni in mano a politici, come Raffaele Lombardo. La protesta dei Cinque Stelle: "Intanto tagliano i fondi al sociale"


Doveva essere abolita, cancellata con un rapido tratto di penna dal bilancio sparagnino della Regione Sicilia. E invece la Tabella H, il capitolo di bilancio simbolo di Mamma Regione che ogni anno elargisce fondi a pioggia a enti e associazioni, è rimasta saldamente al suo posto. “L’hanno voluta i deputati, io volevo cambiare le regole” si è difeso il governatore Rosario Crocetta, che aveva annunciato la morte definitiva di quel capitolo di spesa dalle mille indiscriminate mance.

Secondo i piani del presidente le associazioni meritevoli del contributo regionale dovevano essere individuate dal governo dopo un’attenta istruttoria. Il Parlamento però ha storto il naso. “Onorevoli colleghi, ve la sentite voi di togliere i contributi a queste associazioni?” apostrofava l’aula Totò Cordaro del Cantiere Popolare. Nossignore. Gli onorevoli colleghi dell’onorevole Cordaro ovviamente non se la sono sentita. E l’onorevole mancia da 25 milioni di euro (8 in meno rispetto agli anni passati) è rimasta al suo posto. “Hanno diminuito i contributi alle associazioni che si occupano del sociale mantenendo mance ad una serie di enti di cui non si scorge l’utilità” denuncia Giancarlo Cancelleri del Movimento Cinque Stelle. “Abbiamo deciso – continua Cancelleri – di istituire un osservatorio sulla Tabella H per capire questi contributi a sei cifre come vengono utilizzati e da chi”.

Nel frattempo però enti come la fondazione Federico II tirano un sospiro di sollievo: alla fondazione molto cara al deputato del Pdl Francesco Cascio saranno destinati 264 mila euro per “lo svolgimento dei propri fini istituzionali”. Quali fini istituzionali? Le visite a Palazzo dei Normanni. Contributo confermato, ma ribassato di duecentomila euro, anche per il Coppem: il Comitato permanente per il paternariato euro mediterraneo incasserà quest’anno 470 mila euro per “promuovere la cooperazione e lo sviluppo locale”. Quasi un regalo alla precedente maggioranza dato che sul sito web dell’ente si scopre che il presidente è ancora oggi l’ex governatore siciliano Raffaele Lombardo, attualmente imputato per mafia a Catania.

L’accusa di riciclaggio è finita invece in prescrizione già nel 2009 per il professor Sandro Musco, già consulente dell’ex presidente siciliano Rino Nicolosi, oggi fondatore e presidente dell’Officina di Studi Medievali, associazione a cui spetteranno 250 mila euro di soldi pubblici. Settantotto mila euro invece saranno elargiti all’associazione Lapidei Siciliani, mentre all’associazione siciliana Emigrati e Famiglie spetteranno 45mila euro. Sessantasei mila euro garantiranno anche l’esistenza dello storico Istituto Internazionale del Papiro, mentre 84mila euro rimpingueranno invece le casse della sede palermitana dell’essenziale Società Siciliana di Storia Patria presieduta dall’onnipresente Gianni Puglisi, recordman italiano degli incarichi. Il parlamento non ha dimenticato l’importanza dell’Istituto superiore del giornalismo, finanziandolo con 343mila euro, quasi la stessa cifra devoluta all’Autodromo di Pergusa.

Trentamila euro serviranno invece per il funzionamento del centro regionale della fauna selvatica mentre ammonta a ben 415 mila euro il contributo per far sopravvivere la sagra del mandorlo in fiore, i carnevali di Sciacca, Acireale, Termini Imerese, Misterbianco, Barcellona Pozzo di Gotto, Trecastagni e Partanna Mondello, e il leggendario presepe vivente di Custonaci. Esiguo, appena 20 mila euro, il contributo al museo delle ceramiche di Burgio, piccola cittadina di duemila abitanti in provincia di Agrigento, che ha dato i natali a Nelli Scilabra, giovane assessore alla formazione di Crocetta. Al centro Ettore Majorana di Erice finiscono invece ben duecentomila euro: il fondatore del centro è Antonino Zichichi, l’ex assessore ai beni culturali silurato da Crocetta dopo poche settimane dalla nomina.

Il governatore avrebbe voluto sostituirlo con il mecenate Antonio Presti, che però ha rifiutato. In compenso nella Tabella H ci sono anche 80 mila euro per l’associazione Fiumara d’Arte che fa capo proprio a Presti, padrone di casa di Crocetta, dato che il governatore ha fissato la sua residenza all’Atelier sul Mare di Tusa, l’incantevole albergo museo realizzato dal mecenate messinese. Chiude l’elenco delle maxi mance l’Accademia dei zelanti e dei dafnici di Acireale che beneficerà di ben 96mila euro. Qualcuno potrebbe chiedersi: a cosa serve l’Accademia? Il presidente Giuseppe Contarino lo spiega zelantemente sul sito web. “Mette a disposizione di tutti ciò che possiede per fermare l’imbarbarimento e aiutare a crescere. L’Accademia vuole offrire a tutti solidarietà e incentivi per realizzare un nuovo umanesimo”. Chapeau.
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Messaggio Da sturmunddrang Mar 7 Mag 2013 - 15:48

ecco, ci mancava pure questa signur


La pistola fatta con una stampante 3D funziona
I reporter di Bbc e Forbes hanno visto la prova sul campo della Liberator, arma open source da stampare. E che spara

MILANO - Funziona. Nonostante i dubbi e le perplessità di molti osservatori è stata realizzata la prima arma in plastica realizzata con una stampante 3D. A darne dimostrazione stato il suo ideatore, Cody Wilson, che da un anno lavora al progetto assai controverso per la creazione di un database di istruzioni open source per creare armi da fuoco con la stampa 3D. L'arma è stata battezzata Liberator, in onore delle omonime pistole usa e getta che gli americani costruirono durante la seconda guerra mondiale con l'intento – mai realizzato efficacemente – di paracadutarle ai francesi durante l'occupazione nazista.

16 PEZZI - La nuova Liberator è composta di 16 pezzi, quindici dei quali in plastica. Solo il percussore è in metallo e facilmente reperibile nei numerosi negozi di armi da fuoco in Usa. È stata realizzata con una stampante 3D di seconda mano prodotta da Stratasys dal valore di 8mila dollari. Le parti sono fatte di polimeri di plastica molto resistenti in grado di sopportare l'esplosione e il passaggio del proiettile nella canna. Dopo lo sparo dimostrativo i reporter di Bbc e Forbes hanno verificato con mano che non ci fossero danneggiamenti di sorta. L'arma era in grado di sparare ancora. Una seconda prova, con proiettili di calibro maggiore, non è invece andata a buon fine: l'arma è esplosa.


http://www.corriere.it/tecnologia/provati-per-voi/13_maggio_06/pistola-stampata-3d_e9480302-b647-11e2-9456-8f00d48981dc.shtml
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Messaggio Da miss marple Mar 7 Mag 2013 - 15:50

ecco io spero che continuino ad esplodergli in mano
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Messaggio Da Sherazade Mer 8 Mag 2013 - 6:48

Genova, una nave abbatte la torre dei piloti. Tre morti, 6 dispersi

Prima pagina - Pagina 8 Genova10


L'incidente è avvenuto alle 23. Si cerca in mare e tra le macerie, dove suonano due cellulari. L'ipotesi del blocco dei motori. L'armatore: "Siamo sconvolti"

La torre di controllo del porto di Genova è stata abbattuta da una portacontainer che ha speronato il grattacielo di cemento e vetro alto 54 metri. L'incidente si è verificato poco dopo le 23. La nave Jolly Nero della linea Messina stava uscendo dal porto accompagnata da una 'pilotina', la piccola imbarcazione che segue i mercantili quando manovrano nello scalo.

Secondo una prima ricostruzione, uno dei motori della portacontainer si è bloccato improvvisamente costringendo la nave a sbandare verso terra. La parte poppiera del mercantile ha urtato violentemente contro la torre che si è abbattuta su una palazzina vicina sbriciolandosi in tonnellate di detriti.

Si scava ancora sotto le macerie per cercare i dispersi. Tre di loro, secondo la testimonianza di un ferito, potrebbero trovarsi nell'ascensore crollato insieme alla torretta (al momento dell'urto della nave container era appena scattato il cambio di turno del personale), dove si sono concentrate le operazioni dei vigili del fuoco. Il capo ufficio stampa dei Vigili del Fuoco, Luca Cari, ha riferito che i dispersi sono sei. I sommozzatori hanno lavorato tutta la notte "in condizioni di visibilita' molto difficili anche per la melma provocata dalle macerie - ha spiegato Cari - le operazioni proseguono".

Il bilancio, ancora provvisorio, è di tre morti, tra cui una donna, due militari della Capitaneria di porto ed un pilota, quattro feriti, di cui 2 non in pericolo di vita, ma ci sono ancora almeno 4 dispersi per i quali, più passano le ore, più le speranze di ritrovarli in vita diminuiscono. Così ha riassunto il portavoce della Capitaneria, ma il presidente dell'Autorità portuale Luigi Merlo ha parlato invece di sette dispersi, sei militari della guardia Costiera e un dipendenti dei Rimorchiatori. Non è chiaro se i dispersi siano rimasti intrappolati nell'ascensore della palazzina o se siano finiti in mare. Cani addestrati per la ricerca delle vttime dei terremoti, fiutano le macerie per rintracciare possibili sopravvissuti.

E' stata Identificata una delle vittime: e' Daniele Fratantonio, 30 anni. L'uomo era in forze alla Capitaneria di porto. Prima di prestare servizio a Genova era stato di stanza all'isola della Maddalena, in Sardegna. Non sono state rese note le generalita' delle altre due vittime, una in forze alla Capitaneria e una ai piloti del porto di Genova.

I feriti sono stati trasportati dal 118 in due ospedali della città, al Galliera e a Villa Scassi, a Sampierdarena. Due di loro non sono in pericolo di vita, uno è stato sottoposto ad intervento chirurgico, un altro ha raggiunto il pronto soccorso in ipotermia perché l'urto della nave contro la torre lo ha sbalzato in mare. La procura di Genova ha aperto un'inchiesta sull'incidente. La nave è stata posta sotto sequestro e il comandante viene ora interrogato dal magistrato di turno, Walter Cutugno che si è recato in porto per raccogliere le prime informazioni.

Il sindaco Marco Doria, raggiunto il porto, ha annunciato che nel giorno dei funerali delle vittime proclamerà il lutto cittadino. La nave che ha investito la torre di controllo dei piloti, la Jolly Nero della società 'Ignazio Messina', ha un dislocamento di 40.594 tonnellate; è lunga 239 metri e ha una larghezza di 30 metri (scheda): era diretta a Napoli e avrebbe poi fatto rotta per Port Said, in Egitto.

Nel corso della notte e' stato istituito all'interno degli uffici della Capitaneria di porto, al porto antico di Genova, un punto di supporto psicologico per i parenti e gli amici delle vittime e dei dispersi della tragedia avvenuta ieri sera a Genova nel porto, dove la nave mercantile 'Jolly Nero' si e' schiantata contro la torre piloti, abbattendola. Il punto di supporto psicologico e' stato istituto dal 118 che ha attivato i propri specialisti.

Avaria a due motori - L'incidente, avvenuto all'imboccatura del porto, nella fase di uscita della nave, potrebbe essere stato causato da un'avaria improvvisa a due motori di poppa. Spegnendosi avrebbero reso il natante del tutto ingovernabile. Così, la nave è finita con il fianco sinistro della poppa contro la torre facendola inclinare e in parte crollare in acqua. Il mercantile stava viaggiando a 4 nodi con un pilota del porto e trainato da un altro mezzo. Condizioni praticamente impossibili per un errore umano.

"E' una tragedia terribile. Siamo sconvolti, senza parole", è quanto dichiarato dal presidente dell'Autorità Portuale di Genova, Luigi Merlo. "E' un incidente al momento non spiegabile, un incredibile trauma per tutta la comunità portuale. Ora pensiamo solo alle vittime, poi cercheremo di capire".

(Affaritaliani.it)

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Messaggio Da miss marple Mar 14 Mag 2013 - 11:42

http://viaggi.repubblica.it/articolo/bandiere-blu-la-carica-dei-135/227207?ref=HRERO-1


Bandiere blu. La carica dei 135
La FEE svela i riconoscimenti 2013. Quattro comuni in più rispetto all'anno scorso. 248 i litorali ok. Liguria al top con 20 località nella lista, sul podio Marche e Toscana. Novità Trentino


| MAPPE VIRTUALI Le spiagge - I porti
Un'estate al mare vicino a casa. Senza problemi. Il sogno di molti, in questi tempi di crisi. Un sogno non difficile da realizzare, almeno stando al responso della FEE (Foundation for Environmental Education), che in questa edizione del 2013 delle Bandiere Blu - la 27ma - ha "promosso" 248 spiagge e 135 comuni, rispettivamente 2 e 4 in più rispetto all'edizione dell'anno precedente. Riconoscimento anche per 62 approdi turistici, uno in più rispetto al 2012. L'Italia - nell'ambito di un'iniziativa che si svolge - sin dalla sua istituzione nel 1987 - in diversi Paesi di tutto il Mondo, ormai oltre 40, consegue il 10 per cento dei litorali premiati.

In dettaglio, anche quest'anno vince la Liguria, che per la prima volta tocca quota 20 comuni premiati, grazie alle new entry di Framura (SP) e San Lorenzo al Mare (IM), ma la novità assolutà è costituita dalla prima volta del Trentino Alto Adige (ovviamente, sono ammessi anche litorali lacustri), con la splendida Levico Terme. Sul podio, con la regione dell'estremo nord-ovest, le Marche, a quota 18 (più due, grazie a Fermo e Pedaso) e la Toscana, a 17 (più uno, Carrara). A seguire, l'Abruzzo, che mantiene quota 14, con una new entry marina, Francavilla a Mare e un'uscita lacustre, Scanno. Confermano piazzamento, numero e collocazione delle bandiere Campania (13), Puglia (10) ed Emilia Romagna (8). La Sardegna sale di uno, a quota 7, grazie a Tortolì, ma in un'ipotetica graduatoria per numero di singoli litorali - le bandiere in uno stesso comune possono essere assegnate a una o più spiagge, e in molti casi le località dell'isola hanno più riconoscimenti - sarebbe messa meglio, al pari di Marche e Toscana. Nessuna novità per il Veneto, a 6 sigilli, né per il Lazio, a 5. La Sicilia scende a 4, perdendo Pozzallo (RG). A 3 si trovano il Molise, con la novità Campo Marino e la Calabria, che perde 3 vessilli (Marina di Gioiosa Ionica, Cariati e Amendolara. Friuli VG e Piemonte stabili a 2, stessa cosa per Basilicata e Lombardia a quota 1, con la citata singola new entry assoluta del Trentino. In tutto, 9 comuni nuovi e 5 esclusioni. Per queste ultime, però, la FEE stessa spiega che spesso si tratta di mancata canditatura, piuttosto che di constatata inadeguatezza: in buona parte dei casi, siamo di fronte a comuni commissariati, dove l'agenda, purtroppo, non ha tra le priorità assolute la promozione turistico-ambientale.

Come da manifesto dell'iniziativa, il riconoscimento premia quelle località le cui acque di balneazione risultano eccellenti. Il tutto, secondo i risultati che, nel corso degli ultimi quattro anni, le ARPA (Agenzie Regionali per la Protezione dell'Ambiente) hanno effettuato nell'ambito del Programma Nazionale di monitoraggio, condotto dal Ministero della Salute, in collaborazione con il Ministero dell'Ambiente. I Comuni hanno potuto presentare direttamente tali risultati, in quanto oramai c'è piena corrispondenza tra quanto richiesto dalla FEE e quanto effettuato dalle ARPA, in termini di numero di campionamenti e di indicatori microbiologici misurati. E come nelle precedenti edizioni, molto rilievo è stato dato alle attività di educazione ambientale e gestione del territorio che le Amministrazioni hanno messo in atto al fine di preservare l'ambiente e al tempo stesso promuovere un turismo sostenibile. In tal senso, si sono presi in considerazioni indicatori come l'esistenza ed il grado di funzionalità degli impianti di depurazione; la gestione dei rifiuti, con particolare riguardo alla riduzione della produzione, alla raccolta differenziata e alla gestione dei rifiuti pericolosi; le iniziative promosse dalle amministrazioni per una migliore vivibilità nel periodo estivo; la valorizzazione delle aree naturalistiche eventualmente presenti sul territorio; la cura dell'arredo urbano e delle spiagge; la possibilità di accesso al mare per tutti i fruitori senza limitazioni. Da non dimenticare l'azione di sensibilizzazione intrapresa affinché i Comuni portino avanti un processo di certificazione delle loro attività istituzionali e delle strutture turistiche che insistono sul loro territorio.


il mareeeeeeeeeeeeeee è la voce del mio cuore iloveiu
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Messaggio Da miss marple Mer 15 Mag 2013 - 12:19

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2013/05/14/news/si_d_fuoco_con_moglie_e_figlia_per_salvare_la_casa-58779263/?ref=HREC2-1

Si dà fuoco con moglie e figlia
per salvare la casa messa all'asta
Tragedia a Vittoria, in provincia di Ragusa, per un debito di 10mila euro con una banca. Le fiamme hanno raggiunto anche due agenti che volevano calmare il proprietario. Tutti ricoverati in ospedale in gravi condizioni
di FEDERICA MOLE'



VITTORIA (Ragusa) - Una tragedia che ha coinvolto un'intera famiglia. La disperazione di un uomo, Giovanni Guarascio, 64 anni, che per difendere la propria casa, messa all'asta per 26 mila euro a causa di un debito di 10 mila euro che l'uomo aveva con una banca, si è dato fuoco, coinvolgendo nel rogo la moglie, la figlia e due agenti di polizia. Oggi era previsto l'incontro tra gli avvocati delle due parti: la famiglia proprietaria della casa e il nuovo acquirente. Lo sfratto era stato definito come "difficile" dall'ufficiale giudiziario Anna Cavallaro, che se ne occupa e che aveva chiesto l'aiuto della polizia.



Ma gli agenti sono stati allertati, visto il precipitare della situazione, dai vicini di casa della famiglia Guarascio quando hanno sentito i toni accesi della discussione. Gli agenti della volante, Marco Di Raimondo e Antonio Terranova, sono subito intervenuti e hanno cercato di calmare il propietario dell'immobile, convincendolo a liberare la casa lasciando dentro oggetti personali e mobili per poi recuperarli con calma.



Guarascio inizialmente sembrava convinto, poi il raptus di follia. Si è cosparso di benzina, contenuta in una bottiglia, gli agenti se ne sono accorti e hanno tentato di fermarlo afferrandolo per un braccio. Ma Guarascio è riuscito ad accendere il fuoco con un accendino che teneva nell'altra mano. Pochi istanti e le fiamme hanno avvolto anche la moglie, Giorgia Famà, anche lei 64 anni, e i due agenti intervenuti per calmare l'uomo. La figlia è stata solo sfiorata dal fuoco e ha lievi ustioni.

"Ho vissuto degli attimi di panico che non auguro a nessuno - ha detto Giulia Artini, avvocato della famiglia Guarascio. Nel momento in cui Guarascio si è dato fuoco, io ero di sopra, nell'appartamento, perché su consiglio di uno degli agenti ero andata a vedere come stesse una delle figlie di Guarascio rimasta in casa. Stavo scendendo le scale quando mi sono ritrovata le fiamme davanti. Non sapevo come uscire, perché il portone di casa della famiglia Guarascio è murato a tabbia e l'unica possibilità era il garage che però aveva la saracinesca semi chiusa. Siamo stati infatti costretti ad uscire ad uno ad uno. Subito fuori abbiamo chiamato il 118".

Guarascio, la moglie e i due agenti sono stati ricoverati all'ospedale "Guzzardi" di Vittoria per gravi ustioni agli arti superiori e al volto. Lì i medici si sono resi conto della gravità delle ustioni di Guarascio e dell'agente di polizia Antonio Terranova. Entrambi sono stati trasferiti in elisoccorso all'Ospedale Cannizzaro di Catania. Guarascio ne ha sul 60 per cento del suo corpo, Terranova sul 30 per cento. Gli altri sono stati dimessi.

"E' arrivato il momento di fermare - dice Giuseppe Nicosia, sindaco di Vittoria - tutte le procedure di recupero dei crediti e di avviare una moratoria che possa consentire alla gente di mantenere la propria casa. Le famiglie non ce la fanno più ad andare avanti. Questo gesto drammatico è la spia del malessere sociale che vive la povera gente di fronte alla grave crisi economica di questi mesi".


L atragedia è che è una guerra fra poveri perchè anche chi l'ha comprata all'asta sta fuori casa
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Messaggio Da sturmunddrang Mer 15 Mag 2013 - 13:41

ecco, complimenti, così pure 4 persone mandate all'ospedale, e se gli va bene rimarranno loro "solo" delle cicatrici permanenti

saranno disperati finchè vogliono, ma queste cose non le giustifico
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Messaggio Da sunflower Mer 15 Mag 2013 - 15:08

e purtroppo se ne leggono ormai quotidianamente di notizie simili! triste
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Messaggio Da miss marple Mer 29 Mag 2013 - 11:55

http://bologna.repubblica.it/cronaca/2013/05/27/news/crisi_pc_usati_a_5_euro_per_finanziare_le_borse_di_studio-59749494/

Crisi, pc usati da 5 euro
per finanziare le borse di studio
L'azienda regionale dell'Emilia Romagna mette all'asta dal 31 maggio al 3 giugno 34 computer in disuso ma funzionanti per trovare i fondi per gli universitari. Basta collegarsi al sito www.er-go.it e seguire le istruzioni


Computer all’asta per pagare borse di studio agli universitari. In periodo di tagli ministeriali al diritto allo studio sempre più pesanti e in arrivo anche per l'anno prossimo, l’azienda regionale dell’Emilia Romagna (Ergo) mette le mani avanti. Cercando fondi in tutti modi, anche questo: la vendita al miglior offerente dei suoi pc usati.

All'asta on line line, dal 31 maggio al 3 giugno, andranno 34 pc, dismessi negli uffici, ma ovviamente funzionanti. E il ricavato finanzierà borse di studio per l’anno accademico 2013-2014. La base d’asta per i computer è di 5 euro, con possibilità di rilanci minimi di 50 centesimi alla volta. Per partecipare bisogna collegarsi al sito dell’azienda per il diritto allo studio, selezionare la pagina Ergobay e registrarsi, procedendo poi con la propria offerta. In caso di aggiudicazione, il vincitore dovrà ritirare personalmente il materiale nella sede dell'azienda per il diritto allo studio a Bologna (via Santa Maria Maggiore 4).

L’elenco dei materiali messi all’asta, le caratteristiche di ogni computer (sistema operativo, processore, memoria) e le istruzioni per la presentazione delle offerte, sono già disponibili sulla home page del sito: www.er-go.it.

“Quella dei computer è solo la prima di una lunga serie di aste che programmeremo - spiega l’azienda - L’obiettivo è evitare sprechi, riutilizzando e valorizzando beni immobili non più utilizzati, in un'ottica di sostenibilità ambientale e di recupero di risorse economiche da destinare alle borse di studio o ad altri benefici a favore degli studenti universitari”.

Anche quest’anno, con l’aiuto delle università emiliane e della Regione, Ergo, unica azienda in Italia, è riuscita a finanziare 18.027 borse di studio coprendo tutte le richieste degli studenti. E questo nonostante i tagli del ministero all’Università. Ma il futuro, sui fondi per il diritto allo studio, non è per nulla roseo.



Dando per scontato che sia opera meritoria, io mi domando:
anche se arrivano a 10 euro l'uno, il ricavato cioè 340 euro è almeno sufficiente a coprire le spese dell'organizzazione dell'asta? cucu chissà
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Messaggio Da sturmunddrang Mer 29 Mag 2013 - 15:41

bah
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Messaggio Da miss marple Ven 31 Mag 2013 - 7:01

Lo metto perchè mi sembra un bel ricordo di un amico e non il solito ''coccodrillo''.


Franca Rame, la bellissima moribonda e il baciamano di Calderoli


Da quando l’ho conosciuta io, cioè da almeno quindici anni, è sempre stata moribonda. Bella – perché era tanto bella, la più bella – e moribonda.

“Maaarco, sto maaalissiiiiimo…”, ogni sua telefonata si apriva così. Poi partiva uno sfavillìo di battute, idee, progetti, commenti sull’ultimo articolo o l’ultima puntata di Servizio Pubblico, suggerimenti da farci un giornale intero. “Francuccia, non mi pare che tu stia poi così male”. “Ma va là, tu non puoi capire, sto sempre a letto. O muoio da me o trovo qualcuno che mi ammazzi. A proposito, tu che sei il diavolo conosci mica un killer?”. Una volta era la pressione (sempre bassa, bassissima), una volta la depressione, una volta l’ischemia, una volta l’aritmia, una volta la respirazione, una volta la vertebra schiacciata, una volta il prurito, insomma non ho mai conosciuto una moribonda più in salute di lei.

La prima volta fu a Palermo, a un dibattito su mafia e giustizia. Non ci eravamo mai visti prima. Lei insultò Leonardo Marino, il pentito del delitto Calabresi, io intervenni a difenderlo. Lei non replicò. Alle due di notte rientravo in albergo, e mi sentii toccare una spalla: “Lei, signorino, è quello che oggi mi ha contraddetta su Marino?”. “Sì e se vuole le spiego perché”. Tre ore di accanito dibattito sul divanetto della reception, Dario intanto era passato e salito, augurandoci la buona notte. Non la convinsi io, non mi convinse lei. Però alla fine, barcollando verso la camera, esalò: “Vabbè, per me Sofri è innocente perché lo dico io. Ma, siccome scrive sul Foglio, forse un po’ di galera se l’è meritata. E adesso vado a letto perché sono le cinque e io sto malissimo”.

Nel marzo 2001 vado a presentare L’odore dei soldi su Rai 2, al Satyricon di Daniele Luttazzi. Succede il finimondo. L’indomani mattina il primo squillo sul telefonino è di Franca. “Maaarco, erano anni che non avevo un orgaaasmo!”.

Un’altra volta presento il mio libro su Montanelli, con cui lei e Dario avevano avuto scontri epici negli anni 70. Eccola lì in prima fila, maestosa, smagliante e fiera, accanto a Dario, al Circolo della Stampa di Milano. “Che ci fai qui, Francuccia?”. “Non dirlo a nessuno, ma Montanelli era bellissimo”.

La prima dell’ultima pièce scritta con Dario, L’anomalo bicefalo, su Berlusconi e Putin. “Marco, alla fine sul palco voglio organizzare un dibattito sul lodo Schifani, invitiamo qualche giudice?”. “Se vuoi provo con Armando Spataro”. E così, dopo gli applausi finali, Spataro e io la raggiungiamo in camerino. Il magistrato fa il baciamano e i complimenti. Lei lo fissa: “Ma io a lei la conosco”. “Può darsi”. “Ma sì, lei è quello che voleva arrestare mio figlio negli anni 70!”. “Arrestare proprio no, però insomma, mi occupavo anche di gruppi extraparlamentari…”. Tutti e due se la ridono di gusto. E lei: “Guarda te i miracoli che fa Berlusconi. Ma chi me lo doveva dire che sarei passata dalla parte dei magistrati”.

Nel 2006, sarà stato febbraio, lei mi chiama con la solita voce dall’oltretomba. Io la prendo in giro, ormai è un gioco: “Francuccia, stai morendo o sei già morta?”. “Peggio, peggio”. “Cosa?”. “C’è qui Di Pietro che vuole candidarmi al Senato”. “E allora?”. “E allora non so cosa dire. Nessuno mi aveva mai candidata al Senato. Dario dice che è meglio di no, Jacopo che è meglio di sì, così mi levo dai coglioni. Siamo uno a uno. Decidi tu”. “Direi di sì: vuoi mettere la scena madre di te che muori in pieno Senato?”. “Hai ragione, accetto”.

Qualche tempo dopo la incontro a Fiumicino, già senatrice, ringiovanita di vent’anni, dritta come un fuso, bella come un fiore. È tampinata da Calderoli, che si profonde in salamelecchi: senatrice di qua, senatrice di là. “Franca, vieni in taxi con me?”. “No, approfitto del passaggio di Calderoli, lui è vicepresidente e lo vengono a prendere”. Mi chiama un’ora dopo: “Maaarco, guai a te se dici a qualcuno quello che hai visto. Tu non ci crederai, ma il Calderoli è sempre così gentile, mi corteggia, mi fa anche il baciamano. Se i suoi elettori sapessero com’è davvero, non lo voterebbero più”. “Ma neanche te i tuoi, Franca”. “Ecco, appunto. Zitto”.

Due anni fa torna a teatro dopo un bel po’, col Mistero buffo al fianco di Dario. Un salutino in camerino, prima che entri in scena. “Maaarco, sto malissimo, mi sa che stasera svengo sul palco”. In effetti è pallida, si regge in piedi a stento, gli occhi persi dietro le lenti a fondo di bicchiere, sempre bellissima, ma di carta velina. Quando tocca a lei, però, è un’altra. Sicura, altera, avanza a grandi falcate, in gran forma come Totò che sui legni del palcoscenico ritrovava persino la vista, attacca col monologo di Maria sotto la Croce e incanta tutti. Dario se la bacia tutta dietro la quinta.

“Da quando è nato il Fatto, ho di nuovo il mio giornale. Posso mandarvi delle cosette?”. E quante ne ha mandate, di “cosette”. Lettere aperte, articoli, racconti, appelli da far firmare ai lettori, proposte di intervista, post per il suo blog, campagne contro gli sprechi della casta, le spese militari, gli inciuci, per i familiari dei soldati morti di uranio impoverito, per quella sinistra a cui ha dato tutto senza riceverne nulla, l’ultimo per Rodotà. Aveva quasi finito un libro sulle sue memorie di un anno e mezzo in Senato: “Non vedo l’ora di fartelo leggere. Lì c’è tutta l’inutilità del Parlamento. Ti guardano, ti sentono, ma non ti ascoltano. Una volta ho fatto un esperimento con un collega senatore: gli ho detto che avevo nella mia valigia un cadavere e che all’aeroporto stavano per scoprirmi perché un dito era uscito dalla cerniera lampo. Sai cosa mi ha risposto, guardandomi in trasparenza come tutti? ‘Ah sì, ne parliamo nella riunione di gruppo’…”.

Da una delle ultime mail: “Caro Marco, mi sto esaltando… una pagina del Fatto tutta per me. Grazie! Grazie! Da un po’ di tempo non mi faccio sentire con congratulazioni, ma dopo l’ischemia faccio fatica a riprendermi. Ho, come dico sempre, tanti anni e quindi accetto serena ciò che mi sta capitando. Verrà l’estate e andrà meglio, speriamo. Aspettiamo giovedì sera con allegria e tensione… Nella puntata ultima guardavo la tua faccia onesta, e per la prima volta ho realizzato che i tuoi capelli si stanno ingrigendo. Mi ha fatto una gran tenerezza e ho sentito il bene che ti voglio come fossi della mia famiglia. Un abbraccio grande, franca. Ps. Ti allego un altro racconto un po ’ imbarazzata”.

Quanto era bella Franca.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/05/30/bellissima-moribonda-e-baciamano-di-calderoli/611047/

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