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Messaggio Da Sherazade Ven 31 Mag 2013 - 7:52

Grazie Miss.
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Messaggio Da sturmunddrang Ven 31 Mag 2013 - 12:37

si un bel ricordo, grazie Smile
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Messaggio Da sturmunddrang Lun 17 Giu 2013 - 12:07

eccone un altro che chiude Sad


Ma non si può fare a meno del Festival Gaber

di Paolo Giordano

In grande stile, però chiude. Dopo dieci anni il Festival Gaber si concede un mese intero di eventi che coinvolgono Camaiore, Lucca, Pietrasanta, Capannori oltre alla tradizionale Cittadella del Carnevale di Viareggio, il centro nevralgico della manifestazione. Un modo sontuoso per chiudere un ciclo. Dieci anni dalla scomparsa del creatore del Teatro Canzone, Giorgio Gaber, il pensatore liberale della canzone d'autore destinato a rimanere il più attuale per tanto tempo ancora a venire. La figlia Dalia Gaberscik, che si è dannata l'anima per tenere sempre alto il livello di un cast, ha confermato che «non è detto che non si possa proseguire con altre idee». Anche se le difficoltà sono oggettivamente enormi (budget, struttura organizzativa eccetera) il Festival Gaber è diventato piano piano un crocevia creativo della canzone, mescolando artisti diversissimi per età, vocazioni e talento, da Fossati a Jovanotti a Pausini a J Ax, da Pino Daniele a Neri Marcoré e Morgan e persino Patti Smith, collezionando autentiche gemme interpretative come quelle di Andrea Mirò (Il luogo del pensiero) o di Lucio Dalla nell'imprevedibile versione di Torpedo blu. Le prime a caso, in un elenco pressoché sterminato e compreso (in parte) anche nel triplo cd Per Gaber...io ci sono. Magari non si sa, ma in questi anni tanti dischi e tante canzoni o duetti sono nati, al limite appena germogliati, su quel palco o nei camerini o nei luoghi gaberiani che alla fine di luglio hanno celebrato l'artista più tirato per la giacchetta da tutti, sempre capace, anche adesso che non c'è più, di essere nuovo e imprevedibile. Perciò, al di là degli evidenti segni di continuità con il teatro canzone di tanti giovani autori e cantanti, anche nelle sue prossime forme, il Festival Gaber rimarrebbe terreno fertile per la musica del nostro futuro. Altrimenti la lascerebbe orfana. E molto.

http://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/commento-2-non-si-pu-fare-meno-festival-gaber-927652.html
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Messaggio Da La Sкaßalqaatsaя Lun 17 Giu 2013 - 13:00

quando ormai 23 anni fa feci la mia prima crociera in grecia una cosa che ci colpì molto fu che i palazzi erano spesso completati solo in parte: su crtipiani c'erno gliappartamenti finiti e abitati, inaltripiani c'era ancora l struttura vuota, nemeno tinteggiata, solo il cemento armato.

ricordo molto bene questa cosa, mi è rimasta moltoimpressaperchè sembravano quasi delle cose aliene, palazzi da costruire con soloalcuni appartamentifiniti e abitati. la guida ci disse che non'erao i soldi pr finire l'intero stabile e che invece gli appartamenticompletati apartenevano ai singoli acquirenti che li avevano comprati e che qundi avevano pagato tutte le spese necessarie pr poter terminare i lavori e abitarci.

ricordo cme se fosse ora, che noi turisti, sul pulmann dicemmo: "eh vabbè ma qua è grecia, da noi mica può succedere"
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Messaggio Da sturmunddrang Lun 17 Giu 2013 - 16:00

eh
noi abbiamo dei clienti (costruttori), che su un complesso di 50 appartamenti ne hanno venduti 3 o 4
l'esterno l'hanno completato tutto, ma dentro no, e ormai stanno passando anni
ma è anche vero che ci sono troppe case, almeno nella mia zona c'è un'incidenza di case per abitante che non ha senso, non si può mica avere 3 case a testa no
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Messaggio Da miss marple Sab 29 Giu 2013 - 15:24

Surprised  mah  uauauaPrima pagina - Pagina 9 112442867-9a3e1b80-a647-489a-9e3f-fa632dfc5966
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Messaggio Da miss marple Lun 1 Lug 2013 - 13:11



Addio al web del tempo che fu:
i tagli di Google, Yahoo! e Mozilla
Chiude Altavista, motore di ricerca leader negli anni 90. E assieme, lo storico "Reader" di Google, Hotmail e un browser per Mac. Condannati dall'economia della Rete e dalla rapida mutazione del web


GOOGLE Reader, Altavista, Hotmail. Sono solo gli ultimi ad essere inghiottiti dalle sabbie del web. Ma sono tanti i siti e le applicazioni scomparsi nel tempo, cancellati dall'avanzare della tecnologia e dei concetti alla base della Rete. E dall'affermarsi sempre più marcato dei ruoli chiave per i grandi nomi di internet, con dei capisaldi per la ricerca web, il social e quanto altro. Che lasciano fuori nomi anche storici del web che fu, come il motore di ricerca Altavista.


Altavista. Yahoo! lo chiuderà a breve, stavolta davvero, dopo annunci simili negli scorsi anni a cui non è mai seguito il distacco reale della spina. Nel web di oggi Altavista è un motore molto marginale, di fatto uno Yahoo! con un'altra interfaccia, non più basato sui suoi algoritmi proprietari. Acquisiti da Yahoo! quando comprò Overture, che a sua volta aveva rilevato Altavista quando già il valore del motore non era più quello dei gloriosi anni 90. Tra il 1995 e il 98, Altavista era infatti il punto di riferimento per la ricerca sul web, prima dell'esplosione di Google con la sua efficienza tecnica che avrebbe fatto la fortuna di Sergey Brin e Larry Page negli anni successivi. All'indirizzo www.altavista.com molto probabilmente non risponderà più la home page del motore di ricerca, ma l'indirizzo porterà altrove, presumibilmente verso Yahoo!. Come già accade per Alltheweb, motore europeo acquisito nei primi anni 2000, non più attivo come sito ma con un dominio che porta verso il sito di Marissa Meyer.

Google Reader. I feed RSS sono una parte importante di chi usa il web ancora oggi in cui la condivisione dei contenuti è social e gli aggiornamenti si seguono attraverso Twitter e liste dedicate alle notizie. Ma per qualcuno 140 caratteri sono ancora pochi per capire una notizia e non sono in pochi a chiedersi perché Google abbia deciso di chiudere il suo Reader, un aggregatore di flussi di informazione popolarissimo, ma evidentemente dallo scarso profitto. Alternative ce ne sono, Feedly, Digg, un servizio in arrivo da Facebook sulla falsariga proprio di Google Reader. Gli affezionati hanno chiesto a Google di ripensarci ma Mountain View ha deciso per la chiusura, nonostante il motto "Don't be evil", evitare di fare del male. Ed è un addio non indolore, al contrario di quello che ha accompagnato i moltissimi altri progetti di Big G, come ad esempio Buzz e Wave lanciati, testati e poi fatti sparire dal web in molti meno anni di quelli in cui ha vissuto Reader.


Altre vittime. Il 2013 ha portato via altri classici del web, tra cui il browser Camino per Mac, sviluppato da Mozilla e evidentemente ritenuto superfluo dallo sviluppatore Mozilla. Ci lasciano anche Yahoo! Mail Classic, la versione "vintage" della posta web, ora definitivamente soppiantata da quella moderna. E sempre in tema "modern" e posta, addio anche a Hotmail, decano dei servizi di email sul web, per anni fiore all'occhiello di Microsoft. Hotmail è stato sostituito da Outlook.com e le caselle di posta sono state trasferite nei nuovi account. Una prece, punto com.
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Messaggio Da sturmunddrang Ven 12 Lug 2013 - 12:28

ah che noia questi fan che chiedono la fotina al cantante Very Happy 


Cena 'all star' all'Hotel de Russie, Sting e Springsteen chiedono foto a Gino Paoli

Prima pagina - Pagina 9 Sting_springsteen--400x300

....
La cena, al termine del concerto di Sting al Foro Italico e a due giorni dall'esibizione di Springsteen a Capannelle, ha avuto il suo clou quando le due superstar del rock mondiale hanno voluto rendere omaggio al leggendario cantautore italiano chiedendogli di essere fotografati insieme a loro.
....
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Messaggio Da Sherazade Ven 12 Lug 2013 - 12:36

Laughing 
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Messaggio Da La Sкaßalqaatsaя Ven 12 Lug 2013 - 15:19

vorrei avere le capacità imprenditoriali di pascal vicedomini
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Messaggio Da miss marple Dom 28 Lug 2013 - 14:08

http://www.repubblica.it/persone/2013/07/28/news/morto_il_cardinale_ersilio_tonini-63855898/?ref=HREC1-1

Morto il cardinale Ersilio Tonini.
Raccontò in tv i dieci comandamenti
Aveva 99 anni ed era il più anziano cardinale vivente. E' deceduto a Ravenna. Fu tra i protagonisti della trasmissione "I dieci comandamenti all'italiana" con Enzo Biagi. Da vescovo di Macerata, cedette le terre ai contadini. Poi lasciò il suo appartamento a un gruppo di tossicodipendenti. Le ultime parole: "Voletevi bene, torno dal Padre mio

RAVENNA - È stato uno dei cardinali più noti e apprezzati in Italia. Ma per tutta la vita ha mantenuto i toni e lo sguardo del buon parroco di campagna. Ersilio Tonini è morto la scorsa notte, verso le 2, all'Opera Santa Teresa di Ravenna, dove alloggiava da molto tempo. Aveva compiuto 99 anni il 20 luglio ed era il più anziano cardinale vivente. "Non aveva alcuna malattia particolare", ha detto l'arcivescovo di Ravenna-Cervia, monsignor Lorenzo Ghizzoni, che ne ha annunciato la morte durante una messa celebrata in spiaggia alle 6 del mattino a Milano Marittima, per la Giornata mondiale della gioventù. "Ma negli ultimi giorni non si muoveva più dal letto". Suor Virginia, una delle religiose che l'hanno assistito insieme alle infermiere, ha racconto i suoi ultimi istanti di vita: "Ha pregato e ha detto 'Voletevi bene, io devo tornare dal Padre mio'". E ancora: "La cosa più importante è l'amore".

Il seminario, l'impegno sociale e la tv. Figlio di due contadini, Tonini era entrato in seminario giovanissimo, a 11 anni. Una vocazione precoce, dunque, la sua. Nel 1937 è stato ordinato sacerdote. Quindi è diventato insegnante e assistente spirituale dei gruppi Fuci e dei laureati cattolici. La passione per il giornalismo esplode nel 1947, quando diventa direttore del settimanale diocesano Il Nuovo Giornale, in un periodo di forti contrasti sociali. Successivamente, è stato anche nel consiglio d'amministrazione di Avvenire. Nel 1969 fu nominato vescovo, di Macerata e Tolentino, da Paolo VI. In questa veste ha attuato un'importante riforma agraria, cedendo le terre ai contadini. Nel 1975, da arcivescovo di Ravenna, decide di lasciare l'appartamento della diocesi a un gruppo di tossicodipendenti. Da allora - fino alla morte - ha scelto di vivere all'opera Santa Teresa di Ravenna. Le sue dimissioni da vescovo, per raggiunti limiti di età, furono accolte da Giovanni Paolo secondo nel 1990. L'anno successivo è stato tra i protagonisti della trasmissione "I dieci comandamenti all'italiana", di Enzo Biagi.

La difesa di Enzo Biagi. E proprio in difesa dell'amico giornalista tuonò contro "l'editto bulgaro" pronunciato da Berlusconi, che segnò l'allontanamento dalla Rai di Luttazzi, Santoro e dello stesso Biagi. Intervenendo nella trasmissione "Annozero", Tonini disse: "Lo hanno ucciso. È stato un ostracismo. Enzo Biagi dava fastidio, non era utile ed è stato cacciato. La Rai si è derubata c'era un tranello, una motivazione che non era degna. Ero suo amico e sono anche un uomo che conosce un po' la realtà. Biagi non è stato solo un uomo della tv, ma anche una persona che ha combattuto per la giustizia e la libertà, un uomo di una schiettezza piena. Non si possono trattare gli uomini come pezzi da giocare".

Il giornalismo. Aveva appena festeggiato i 99 anni il 20 luglio e proprio in quell'occasione, dal suo letto e con un filo di voce, aveva parlato del ruolo del giornalismo italiano ed internazionale: "Il giornalismo non ha ancora capito quale sia il suo ruolo - aveva detto - perché il suo vero ruolo, il suo compito è quello di andare a vedere la realtà attuale con gli occhi degli uomini attuali. Il giornalismo italiano e mondiale o è profeta o è niente!". Di fronte alla torta e al tradizionale rito degli auguri, il cardinale aveva aggiunto: "Si fa presto a dare una benedizione, ma è la parola buona che invece è difficile da dare, perché la parola buona viene dal cuore e deve penetrare nella coscienza e per fare questo non basta la parola 'auguri', ma bisogna aiutare le singole persone a penetrare nel loro cuore".
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Messaggio Da miss marple Lun 29 Lug 2013 - 11:21

Bye bye vado a Dubai
Al ritmo di cento nuovi arrivi al mese la metropoli del deserto sta diventando la Little Italy d'Arabia. Dove, tra luci e ombre, la crisi è un ricordo
DI PAOLA SANTORO FOTO DI MATILDE GATTON
Bye bye vado a Dubai Giulia si è abituata al caldo torrido di Dubai. Quando era arrivata, tre mesi fa, le avevano detto: "Fai conto che sia inverno. Qui è d'estate che si vive dentro", con l'aria condizionata tarata sul gelo. Eccola, l'estate del deserto: 43 bollenti e umidi gradi non permettono di fare il bagno che a pochi temerari, sulla lunghissima spiaggia di Jumeirah, all'ombra del centinaio di grattacieli tirati su nell'ultimo decennio che nessuno credeva si sarebbero mai animati e che invece hanno attirato gli investimenti (a volte truffa, come nel caso della torre Dolce Vita) di migliaia di asiatici e di occidentali.
Giulia Arnaboldi ha 31 anni, da due mesi ha lasciato Milano e il lavoro di stylist per seguire il marito Matteo, attirato da un'ottima occasione come consulente d'impresa per le start up italiane negli Emirati. Il marito è il suo "sponsor", quello che firma il suo "visa", il visto, parola fondativa della vita quotidiana: senza sponsor e senza visto a Dubai non si compra né si affitta casa e non si lavora: il "visa" è la chiave che consente tanto agli occidentali superspecializzati quanto alla manodopera asiatica di trovare posto in questo scintillante Truman show.

"Di italiani ne arrivano cento nuovi al mese", dice il nostro console Giovanni Favilli, "le grandi manovre sono cominciate con la crisi del 2008, ma nell'ultimo anno si può parlare di esodo: nel 2011 abbiamo approvato 4100 visti, nel 2013 siamo già a 8500, e non è finita". Quando lo incontriamo è il 2 giugno, e se in Italia il patriottismo si esprime con la parata militare, la Festa della Repubblica per gli expat è molto sentita. L'ambasciata ad Abu Dhabi organizza ogni anno una grande festa aperta a tutti i nostri connazionali, anche quelli solo di passaggio. Quest'anno, per la prima volta, serviva l'invito: "I residenti sono ormai 10mila", spiega il console. Tra taxi, auto e suv arrivano 800 persone: prosecco, mozzarelle, lasagne e perfino il gelato della "sezione distaccata" di Giolitti, la gelateria romana. Si cerca di conquistare una fetta di parmigiano da riportare a casa e si fa "networking".

E pensare che solo pochi anni fa, nel 2008, Dubai era al collasso: in migliaia, soprattutto impiegati nell'immobiliare, si erano trovati senza lavoro nel giro di poche ore e per non finire in arresto per debiti ("emissione di assegni a vuoto è il reato "italiano" frequente", dice il console) si partiva di corsa, strattonando verso il gate della Emirates mogli e figli e abbandonando case e suv all'aeroporto. Adesso la crisi è rientrata anche per il sostegno degli Emirati cugini più solventi grazie al petrolio (Dubai si sostiene sul turismo, sui servizi e sui commerci, in virtù del regime di paradiso fiscale) e le occasioni di nuovo non mancano, in un contesto che tutti dicono "ripulito di truffatori e avventurieri": gli affitti sono tornati ragionevoli, il lavoro, se si viene dall'Occidente con una buona professione, può dare grandi chance.

Giorgio Alessio, 49 anni, l'ha capito subito. Pacato e pragmatico, Giorgio in Italia era un tenente colonnello dell'aeronautica militare specializzato in meterologia. "Nel 2007 lessi un annuncio. In Italia guadagnavo duemila euro al mese e mi sentivo a fine carriera. Qui ho uno stipendio da generale di squadra aerea, esentasse: l'unica cosa che devo allo Stato è il 5% del mio affitto annuo, per i servizi municipali. Mi si è aperta una nuova vita lavorativa, certe figure professionali gli emiratini le riescono a formare, vista la qualità delle università locali. E hanno l'umiltà di cercare la compentenza altrove. Io mi sento corteggiato, guadagno tanto, ho 56 - dico 56 - giorni di ferie l'anno che mi permettono di viaggiare con le mie figlie adolescenti, che vivono a Milano con la madre e per il cui sostentamento sono obbligato a versare 2200 euro al mese. In Italia sarei povero, qui ho accettato un compromesso: passare dal fornire un servizio all'offrire un prodotto".

Giorgio, che ammette di aver nostalgia ma aggiunge che tornerebbe solo a parità di condizioni, non fatica ad ammetterne altri, di compromessi: "Se mi pesa il fatto che qui non si goda dei diritti civili? Che non si possa votare, perché qui vige un potere assoluto? Macché, da noi il diritto di voto è un'illusione, perché non si incide davvero sulla vita pubblica. Qui sono saltati dal Medioevo all'Età Moderna senza passare dall'Illuminismo: la partecipazione democratica non è una formula esportabile ovunque".
Anche sui diritti dei tanti immigrati filippini, cinesi, cingalesi, che sono la maggioranza della popolazione e che reggono sulle proprie spalle i lavori più umili, il meterologo ha le idee chiare: "Guadagnano 300 euro al mese, ma nella loro madrepatria starebbero peggio. Da qui riescono a sfamare le famiglie, hanno un'assicurazione sanitaria legata al permesso di lavoro, i pasti certi e un tetto".
Giorgio a Dubai si è ricostruito una vita, amore compreso. Si è fidanzato con Marta, quasi vent'anni anni più giovane. Marta è vicentina, è arrivata qui prima di Giorgio, poi ha fatto la commessa in un negozio ("Dove la maleducazione del denaro era la regola: se tardavi a tornare dal magazzino con le scarpe da provare ti lanciavano le cose addosso") e adesso ha messo su una piccola azienda: insieme all'amica Emanuela Palma, 37 anni, ha creato SkinChic, una linea di borse di pitone che fanno disegnare in Italia e produrre in Indonesia. Le vendono via web e nelle private sale, versione neppure rimodernata dei party Tupperware degli anni 50. Con risultati notevoli: in un solo anno sono andati via più di 320 pezzi.

Emanuela in Italia faceva la consulente del lavoro, è fresca moglie di Marco, avvocato per un grande studio tedesco, approdato a Dubai nel 2006, un figlio in arrivo: "Lo stipendio di un neoassunto in gamba da noi si aggira sui 5mila euro al mese", spiega Marco, "più l'assicurazione sanitaria e niente da dare allo Stato. Se si considera che per una tata fissa si spendono 300 euro al mese, si capisce perché qui si fanno figli e si vede tutto con più ottimismo".
Emanuela ha rifiutato di ingrossare le fila delle "Jumeirah Jane", come chiamano le mogli degli occidentali benestanti che si aggirano con i tre figli, il cane e la tata tra la spiaggia di Jumeirah, il nail salon e lo shopping mall, e si è messa in proprio. Oltre alle borse ha creato una linea di divise per i ristoranti Bice (grazie anche ai contatti con Alessandro Tatulli, il manager della divisione Middle East del gigante della ristorazione). Emanuela e Marco si sono sposati in consolato, perché convivere a Dubai è possibile ma proibito: "So che molte coppie italiane lo fanno, ma devono sapere a cosa vanno incontro se, per esempio, durante un litigio i vicini chiamano la polizia, ed è successo", chiarisce il console. "Se ci si mette in quella situazione si diventa ricattabili anche sul lavoro", sottolinea Marco. E poi il matrimonio estende il visto al coniuge che non ha un lavoro senza costringerlo al "visa-run", il trucco tollerato e largamente praticato da chi ha solo un permesso turistico della durata di 40 giorni: basta uscire dal Paese per 10 minuti e rientrare dalla frontiera più vicina, Hatta, in Oman, per guadagnarsi altri 40 giorni, e così via.

Lorenza, 42 anni, bolzanina, elegante, acuta, si occupa dei turisti, quelli veri: Dubai è la settima destinazione turistica del mondo. Lorenza per 250 dollari al giorno organizza tour su misura. Dal salottino del One-and-only, uno dei locali più affascinanti della città, sulla fatidica Palma con attracco degli yacht e vista skyline, racconta che per le donne è più facile "lavorare con gli arabi. Tra gli italiani di qui c'è sempre il solito approccio: vieni, collabora con noi che siamo un grosso marchio, ti promettono tanto ma poi non ti pagano, "tanto hai avuto la visibilità". Gli emiratini invece ti rispettano, e non hai bisogno di mettere niente in mostra per far carriera".
La città è sicura, sicurissima per tutti "ma per le donne di più", continua Lorenza, "perché siamo sacre, il deterrente della pena di morte per la violenza sessuale funziona. L'unico neo sono i rapporti di coppia: non si fatica a incontrare qualcuno, ma gli approcci sono proibiti in pubblico, quindi si finisce sempre a cena dentro a una casa, e lì è più difficile tirarsi indietro... Questa è una città in vendita in cui tutto, anche il sesso, si consuma molto in fretta".

Quanto Dubai sia mercenaria lo sa anche Agua Mimmo, 31 anni, bolognese, dal 2005 broker di un certo peso nel Gold Suq, il più grande mercato dell'oro del mondo. Agua, che è tutto tranne uno a corto di possibilità altrove, racconta il "lato oscuro" della metropoli, che ha un ruolo internazionale anche come crocevia del black money: circola più denaro di varia provenienza qui che in tutta l'Asia. "Ci sono libici, sudanesi, etiopi, arrivano con mazzette di denaro e ripartono con i trolley carichi d'oro", ammette. "Qui l'italiano medio è felice. Non manca nulla della sua cultura dell'ultimo ventennio: locali, soldi, donne, macchinoni. Se sei superficiale, va bene. Altrimenti c'è da lavorare su se stessi. Nessuno ne parla, ma la solitudine è devastante, e il tasso di suicidi tra gli expat è alto. C'è la crescita ma manca la cultura, mostre e concerti hanno sempre un bel baraccone di merchandising intorno. Dal vendere non si prescinde. Non hai diritti, ma puoi vivere in un grande luna-park, perfino meglio del Truman Show perché non rivedi sempre le stesse facce. Non paghi contributi e non hai la pensione, ma quando avrò l'età per andarci il welfare sarà arrivato. Il nuovo metrò in costruzione ne è un'avvisaglia: è il primo vero servizio per tutti". Agua però a 65 anni non sarà qui.




ne sto sentendo tanti, coetanei e non di mio figlio che pensano a Dubai.
Ho l'impressione che sia come il paese dei balocchi di collodiana memoria scopa 
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Messaggio Da sturmunddrang Lun 29 Lug 2013 - 15:45

si infatti, mi pare poco arrosto alla fine chissà 
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Messaggio Da La Sкaßalqaatsaя Lun 29 Lug 2013 - 19:06

ho letto l'articolo

 sepotessi meneandrei anche io

solo che il mio lavoro non è quasi più nemmenno considerato un lavoro
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Messaggio Da sturmunddrang Lun 29 Lug 2013 - 20:43

ma non penso che sceglieresti dubai, troppo caldino mi sa Very Happy 
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Messaggio Da miss marple Mar 30 Lug 2013 - 17:36

ma hanno anche le montagne con la neve per sciare .........sotto a un tendone, certo se uno si accontenta Very Happy 
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Messaggio Da La Sкaßalqaatsaя Mar 30 Lug 2013 - 19:04

si appunto

ovvioche tra dubai e lanorvegia preferisco lanorvegia anche perchè sicuramente uncielo plumbeo e unmare burrascoso  rappresentano molto di più lamia persoanlità  di unpaesaggio supermegga assolato
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Messaggio Da miss marple Gio 1 Ago 2013 - 10:55

Beppe Severgnini


Racconto d'agosto
I traghetti dalla Sardegna al continente navigano di notte, arrivano all'alba, partono al tramonto. Olbia è splendida a quell'ora: il sole basso sull'acqua scura, le navi bianche e le facce abbronzate. Se le partenze da Genova, Livorno e Civitavecchia sono spesso accaldate e nervose, i rientri sono sereni: anche i neonati, ho l'impressione, piangono con meno convinzione. Sembra che ogni persona, ogni coppia, ogni famiglia e ogni gruppo sia impegnato a redigere un sommario personale. I colori che ha visto, la gente che ha trovato, i profumi che ha imparato a riconoscere e sta per lasciare: elicriso e crema solare, fichi e vento, salmastro e birra Ichnusa.
Dura solo mezz'ora. Un saggio-omaggio del passato prossimo, per ricordarci cosa eravamo e cosa siamo diventati: una società mai abbastanza comoda, mai interamente soddisfatta, mai completamente tranquilla. Alle vacanze si applica il «paradosso del progresso», riassunto da Gregg Easterbrook in un libro dallo stesso nome: la constatazione che le condizioni di vita e i beni materiali non danno la felicità. Portano invece l'infelicità quando li si perde. La macchina della società occidentale non è fornita di marcia indietro: in estate diventa più evidente.

Quarant'anni fa, nel 1973, eravamo reduci da anni di crescita economica che oggi definiremmo cinese, e allora chiamavano italiana. Un connazionale su quattro aveva l'automobile; i treni estivi erano economici, affollati e chiassosi; i traghetti per la Sardegna si chiamavano «Canguro», un nome genuinamente allegro. Ricordo, per tutti gli anni Settanta, viaggi in Vespa lungo le statali, imbarco a Genova, posto-ponte per Olbia o Porto Torres, il che voleva dire dormire su un divano tra sconosciuti che giocavano a ramino, oppure sul ponte umido, tra selve di piedi. Era un rito efficace, pieno di un'euforia inconfessabile. Era l'inizio della scomodità, quindi della vacanza.
Eravamo i figli di un'Italia ottimista, dotata di grande pazienza e carica di ragionevoli aspettative: e qualcosa c'è rimasto addosso, insieme alla voglia di raccontarlo.

Nel 1997 il Corriere pubblicò la serie «Trenta scrittori per l'estate». Avevo quarant'anni, l'età ideale per le prime prove di rimpianto. Scrissi il racconto delle nostre partenze familiari degli anni Sessanta, con la Lancia Appia seconda serie, quella con le portiere che si aprivano a salotto. Eravamo in sei, rigorosamente senza seggiolini e cinture di sicurezza: cinque in famiglia (papà, mamma, tre figli), più la tata, che era il nome con cui si chiamavano le baby-sitter quando ancora capivano l'italiano.

Ricordo che lasciavamo Crema un'ora prima dell'alba. Non ho mai saputo perché. La scusa ufficiale era che, in quel modo, avremmo evitato il caldo (ai tempi l'aria condizionata esisteva soltanto sulle automobili di James Bond). Ripensandoci, credo invece che la partenza nel buio fosse un modo di celebrare l'avvenimento, e dargli l'importanza che meritava. Alle dieci si parte per una gita; alle otto, per un fine settimana. Per le vacanze estive - con papà, mamma, sorella, fratellino, tata, valigie, provviste e plaid - le quattro del mattino erano l'unica ora possibile. Immota, drammatica. Se Shakespeare fosse andato in vacanza in Versilia passando per la Cisa, senza dubbio, sarebbe partito alle quattro del mattino.

Dalle molte lettere ricevute dopo quel racconto ho scoperto che due intere generazioni erano partite insieme a quell'ora improbabile: i nostri genitori sul sedile davanti, noi sul sedile dietro. Anteguerra e dopoguerra sullo stesso mezzo, uniti da una silenziosa eccitazione. Industrie, uffici e negozi chiudevano tutti insieme, quasi con sollievo, in una grande espirazione collettiva; le città si svuotavano; e si partiva. Si partiva prima dell'alba per poesia, per purezza, per prudenza. Senza una vera necessità. Oggi partiamo in orari ragionevoli; guidiamo auto fresche e sicure che non forano mai; ascoltiamo autoritari navigatori satellitari e controlliamo con il telefono orari, traffico e meteo. Mettete un italiano del 2013 su un'utilitaria del 1963 e si rivolgerà alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. Piazzate un adolescente di oggi su una Vespa di ieri e i genitori grideranno allarmati. Non s'allarmano, invece, per la discoteca a Ibiza, dove i pericoli sono ben maggiori di un portapacchi instabile.

Degli anni Sessanta e Settanta noi ricordiamo gli odori, i sudori e i sapori: panini gommosi in viaggio, focacce oleose in spiaggia, cocco e bomboloni, l'acqua salata dopo il bagno. Che sapore di sale può sentire, oggi, chi scende a Forte dei Marmi per guardare i russi di notte e non trova neppure il tempo di entrare in mare? Non erano tutti saggi, i nostri genitori; ma erano consapevoli dell'importanza rituale dell'estate. Non avrebbero mai permesso che crisi o questioni politiche la rovinassero. L'estate era una tregua collettiva. La colonna sonora, oggi, è l'esito di un processo. Allora - pensate un po' - era una canzone.

Passammo l'estate su una spiaggia solitaria e ci arrivava l'eco di un cinema all'aperto e sulla sabbia un caldo tropicale dal mare. E nel pomeriggio quando il sole ci nutriva di tanto in tanto un grido copriva le distanze e l'aria delle cose diventava irreale.
Franco Battiato, quando canta Summer on a solitary beach , riassume un'esperienza comune agli italiani nati nei primi settant'anni del secolo scorso. Anche a coloro - ed erano parecchi - che alle spiagge solitarie preferivano quelle affollate di pettorali e bikini. Se siete giovani e, leggendo, avete provato un po' di invidia, non preoccupatevi: è normale. Vi è venuta voglia di cose semplici. Quelle che oggi tutti - voi e noi - cerchiamo di compensare con mille contatti, cento occasioni, stimoli continui. Non è vietato passare l'estate incollati a Facebook, Twitter, WhatsApp o Ruzzle, a patto di considerare l'esperienza per quel che è: un anestetico.
Uno dei racconti più belli, nei Sillabari di Goffredo Parise, s'intitola Grazia .
« Un giorno un uomo aveva appuntamento con una donna al caffè Florian, a Venezia, alle sette e mezzo di sera. Era l'inizio dell'estate, entrambi avevano un'età particolare, lui quaranta, lei trentacinque, in cui possono succedere molte cose nell'animo umano ma è meglio non succedano perché è tardi ed è inutile illudersi di tornare ragazzi. Tuttavia i due, forse senza saperlo, avevano molta voglia di tornare ragazzi e accettarono quel loro piccolo flirt appena incominciato come un gioco ma, sotto sotto, con una certa speranza ».

Queste cose normali - lo sappiamo tutti - d'estate succedono ancora; ma facciamo fatica addirittura a desiderarle. La semplicità ci appare un ripiego, e dovrebbe essere un obiettivo. Siamo confusi perfino nei desideri: vorremmo vacanze avventurose e ben organizzate, estati spericolate ma senza pericoli, situazioni eccezionali e prevedibili. In questo agosto meteorologicamente, socialmente, politicamente ed economicamente complicato, dovremmo imparare dai convalescenti. Per loro la normalità non è noia, ma riconquista e gioia.

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mi ci ritrovo molto in questo racconto......e con molta nostalgia triste 
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Messaggio Da Sherazade Gio 1 Ago 2013 - 13:05

...Severgnini è sempre piacevole da leggere... non ho questi ricordi... ma assomigliano molto ai racconti dei miei genitori che andavano al mare con la mitica...

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...che ustioni!!!!Very Happy
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Messaggio Da sturmunddrang Gio 1 Ago 2013 - 17:49

anche a me piace come scrive, ma secondo me rimpiange quei tempi perchè era un ragazzino, ognuno vive la sua epoca e rimpiange quando era giovane e senza pensieri chissà 

mi è capitato di leggere gli stessi discorsi anche in testi dell''800 ..... eeeeh una volta, oggi invece si va alla velocità di rompicollo di 25 km/h con questi treni ....... perfino Plinio il Vecchio si lamentava che le stagioni non erano più quelle di una volta Very Happy

poi lo dovrei informare che c'è anche oggi gente che se ne sta tranquilla a fare la settimana enigmistica e non si annoia per nulla Very Happy 
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Messaggio Da miss marple Ven 2 Ago 2013 - 11:24

Certo a me prende la malinconia perchè mi ricorda quando avevo un tot di anni di meno Crying or Very sad
Sicuramente non rimpiango le 12 ore di viaggio Milano-Cesenatico che regolarmente ci volevano ogni 1° agosto e le fermate negli autogrill dove per prendere una bottiglia d'acqua dovevi sgomitare ed eventualmente ingaggiare una lotta corpo a corpo con degli altri sfigati come te sudo freddo  
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Messaggio Da Lia6641 Ven 16 Ago 2013 - 6:18

Apollo Music. Una montagna di dischi scoperti in una casa in Canada.

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Dischi. Montagne di dischi. Così tanti da strabordare dagli scaffali e da essere ammassati in terra, con pile che arrivavano al soffitto della camera da letto, della cucina e persino del bagno. Così tanti da non riuscire quasi a entrare nella casa a due piani in cui erano custoditi.

Questo "tesoro" è stato acquistato, in blocco, da un negozio canadese, l'Apollo Music, che ha faticato non poco per svuotate l'abitazione di un collezionista 68enne, scomparso nel 2011, che negli ultimi anni di vita dormiva addirittura nella sua auto a causa dei vinili che riempivano la sua casa. "Abbiamo impiegato 6 mesi per impacchettare tutto e trasportare il materiale nei nostri magazzini" raccontano i proprietari del negozio sulla pagina web dedicata a questa incredibile storia, richiesta a gran voce dai clienti.

Dall'incredibile mole di dischi, circa 250mila, non tutto si salva: "Molti vinili sono spazzatura, altri sono favolosi - scrivono gli acquirenti - C'è musica di qualsiasi genere. La maggior parte del materiale è costituito da 45 giri". Le "perle" ritrovate nella casa dell'anziano collezionista, tuttavia, difficilmente possono competere con le copie più preziose del mondo. La top 10 stilata recentemente da Record Collector, prestigioso magazine britannico, è occupata da tre band: i Beatles, al primo e al secondo posto con i singoli That'll Be The Day/In Spite Of All The Danger (incisi quando ancora si chiamavano Quarryman), i Sex Pistols, con God Save The Queen e Anarchy In The UK, e i Queen, all'ottavo posto con Bohemian Rapsody del 1978. Ecco la classifica completa con il valore di ogni copia (applicabile se il vinile si trova in buono stato):

1 Quarrymen - That'll Be The Day/In Spite Of All The Danger (1958, acetato) 234.000 euro
2 Quarrymen - That'll Be The Day/In Spite Of All The Danger (1981, 7" 45rpm e 10" 78rpm, repliche dell'acetato del 1958 con riproduzione della copertina della Parlophone) 11.700 euro
3 Sex Pistols - God Save The Queen/No Feelings (1977, acetato) 11.700 euro
4 Sex Pistols - God Save The Queen/No Feelings (1977, A&M AMS 7284) 9.300 euro
5 Sex Pistols - Anarchy In The UK/No Fun (1977, acetato) 8.200 euro
6 Beatles - The Beatles (1968, Apple PMC/PCS 7067/8) 8.200 euro
7 Beatles - Please Please Me (1963, Parlophone PCS 3042) 6000 euro
8 Queen - Bohemian Rhapsody/I'm In Love With My Car (1978, EMI 2375) 6000 euro
9 Beatles - Love Me Do/PS I Love You (1962, Parlophone 45-R 4949) 6000 euro
10 Sex Pistols - Anarchy In The UK (1976, acetato) 6000 euro

http://www.huffingtonpost.it/2013/08/15/dischi-scoperti-in-casa-canada_n_3760302.html?utm_hp_ref=italy#slide=2805493
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Messaggio Da miss marple Ven 16 Ago 2013 - 11:38

Sai Lia che stavo proprio pensando a te adesso perchè su cielotv c'era quel programma americano di gente che compra il contenuto dei box a scatola chiusa.
Bene, un tizio ha acquistato per 900 euro circa 100 scatoloni di libri probabilmente di una libreria fallita. Ne ha ricavato circa 15.000 svendendo i libri anche a 1 euro.
Sono sicura che ti saresti sentita male a vedere un tale scempio triste 
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Messaggio Da Lia6641 Ven 16 Ago 2013 - 14:26

miss marple ha scritto:Sai Lia che stavo proprio pensando a te adesso perchè su cielotv c'era quel programma americano di gente che compra il contenuto dei box a scatola chiusa.
Bene, un tizio ha acquistato per 900 euro circa 100 scatoloni di libri probabilmente di una libreria fallita. Ne ha ricavato circa 15.000 svendendo i libri anche a 1 euro.
Sono sicura che ti saresti sentita male a vedere un tale scempio triste 
100 scatoloni di libri ???!!! iloveiu iloveiu iloveiu sbav sbav sbav 

Lo sai, il dio denaro prevale e questo tizio ha pensato bene di ricavarne una bella sommetta.
Probabilmente chi partecipa a questo programma, non l'ho mai visto, ha come obiettivo quello di guadagnarci e recuperare e superare la somma spesa.
E quando si tratta di libri piange il cuore, pensare che si sia liberato di cento scatoloni.
Sarei curiosa di conoscere tutti i titoli dei libri contenuti negli scatoloni. Smile 
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Messaggio Da sturmunddrang Ven 16 Ago 2013 - 21:15

sai, c'è gente che ci tiene all'integrità delle solette di casa, avrà pensato che erano troppi  sorrisodiscuse 
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